giovedì 31 luglio 2014

Il mito di Gaza "prigione a cielo aperto"

Bancarelle di frutta presso un mercato di Gaza
di Yarden Frankl*

Quasi tutti i media che si occupano del conflitto in corso, parlano di un "assedio di Gaza", o di un "blocco di Gaza", che Israele presumibilmente avrebbe istituito da quando Hamas ha assunto il potere (nel 2007, dopo sanguinoso colpo di Stato, NdT). Ecco alcuni esempi più recenti:

«Ma Israele è accusato per aver sigillato i confini, con organizzazioni umanitarie che affermano che il blocco ha privato (Gaza) di forniture di base, creando una crisi umanitaria» (CNN).

«Per Hamas qualsiasi accordo deve prevedere quella che definisce la "rimozione del blocco", che avrebbe trasformato Gaza in una prigione a cielo aperto negli ultimi otto anni» (CNN).

martedì 29 luglio 2014

Cosa è realmente successo nella scuola di Gaza?

L'operazione Protective Edge a Gaza è entrata nella quarta settimana, e non si scorge nemmeno in lontananza il suo esaurimento. Hamas accetta le proposte di tregua avanzate ora da Israele, ora dall'Egitto, ora dalle Nazioni Unite; ma le sfrutta per condurre i giornalisti internazionali in un macabro tour in cui sono raffigurate messinscene che il giorno dopo troveranno spazio visivo nelle prime pagine dei giornali; oppure, per regolare i conti con chi è vagamente sospettato di "collaborazione con l'entità sionista". Detenere una scheda telefonica acquistata in Israele - magari, perché lì si è trovato un lavoro - può costare il patibolo ai disperati che cercano fortuna lontani dal regime di Hamas. E dopo la guerra delle bambole, si profila la guerra dei libri. Persino il Corriere lo ammette, seppur in sordina: «queste foto possono essere non autentiche». Ma fanno tanta scena.

lunedì 28 luglio 2014

I crimini di guerra di Hamas

Monta l'indignazione per la condotta spregiudicata dell'organizzazione terroristica che con un colpo di stato ha assunto il potere a Gaza nel 2007. Non solo Hamas ha colpito le comunità dell'Israele meridionale, non solo l'ha fatto da aree densamente abitate; ma si è fatto scudo con il corpo di civili innocenti, messi in questo modo in serio pericolo. E mentre le autorità israeliane invitavano la popolazione civile a trovare riparo nei bunker antimissile, gli estremisti palestinesi inducevano la popolazione a fare da bersaglio; probabilmente perché i bunker erano interamente impiegati per nascondere missili, razzi e munizioni.
Come sintetizza efficacemente la vignetta, Hamas non si duole delle perdite di civili; al contrario, si appunta simbolicamente al petto una medaglia per ogni uomo, donna o bambino palestinese periti in quanto tragici "effetti collaterali" di questa guerra. Una delle tante gallerie scavate in questi anni nel sottosuolo di Gaza - a più di 30 metri di profondità, grazie al cemento fornito da Israele e alle competenze tecniche degli ingegneri nordcoreani - rappresenta mediamente un costo di 3 milioni di dollari. Ripeto: mentre dai valichi di Erez e Kerem Shalom il governo di Gerusalemme autorizzava l'ingresso di cemento e materiali da costruzione per uso civile, l'Occidente finanziava la dirigenza palestinese, che impiegava ingenti mezzi nella ramificazione bellica del sottosuolo della Striscia. Si consideri che con le somme investite nella costruzione di un solo tunnel, avrebbero potuto essere costruite 86 case, 6 scuole e 19 cliniche. E che fino ad ora l'Israeli Defense Force ha trovato più di 30 gallerie: facilmente immaginabile il sacrificio subito dal popolo israeliano, in nome dell'odio di Israele. Quanto benessere sarebbe stato garantito con l'equivalente di 100 milioni di dollari?

sabato 26 luglio 2014

Palestinesi: «Gli arabi ci hanno traditi. Ancora una volta»


di Khaled Abu Toameh*

Di tanto in tanto, i palestinesi si ricordano che molti arabi non si curano di essi e dei loro problemi. L'indifferenza araba e il silenzio nei confronti dell'attuale guerra fra Hamas e Israele ricorda ancora una volta ai palestinesi del disprezzo dei loro fratelli arabi.
Non che i palestinesi si aspettassero che gli stati arabi inviassero gli eserciti per combattere Israele, impedendo all'IDF l'invasione di terra della Striscia di Gaza. Ne' tantomeno i palestinesi si aspettavano che i governi arabi inviassero denaro e beni di prima necessità alle famiglie che abitano nella Striscia di Gaza.
I palestinesi in generale, e Hamas in particolare, semplicemente avvertono che il mondo arabo semplicemente non si preoccupa di essi, e non vuol nemmeno sentirne parlare.
Alcun palestinesi sostenevano che il mondo arabo era troppo preso dai Mondiali di calcio o dai festeggiamenti per il Ramadan, per prestare attenzione alla guerra. Ma i Mondiali sono finiti e molti arabi continuano a disinteressarsi di ciò che avviene fra Israele e palestinesi.

giovedì 24 luglio 2014

Una spettacolare produzione Pallywood!

Ho sempre pensato che i peggiori nemici dei palestinesi, siano i filo-palestinesi. Gli israeliani rispettano l'avversario, se ne prendono cura quando è ferito, gli danno lavoro, anche se non sono cittadini israeliani, e consentono l'accesso alle spiagge alla fine del Ramadan. È pacifico che non ci sarebbe guerra, se si aspettasse che fossero gli israeliani a scatenarla, e a non subirla.
I filopalestinesi sono la razza peggiore. Fanatici, ottusi, maligni, falsi, calunniatori fino al grottesco. Bisogna riconoscere che non hanno fornito un grande aiuto alla cosiddetta "causa palestinese" con le tonnellate di foto spacciate per fresce, e invece rinvenienti da altri conflitti e altre latitudini. Anche la difesa d'ufficio di Hamas ha fatto venire molti mal di pancia a chi era sinceramente convinto delle ragioni dei palestinesi. Non pochi osservatori neutrali delle questioni mediorientali, in queste due settimane per la prima volta ha preso posizione, schierandosi dalla parte dello stato ebraico.
I filo-palestinesi hanno appreso le lezione? ma quando mai! chi è mosso da rabbia cieca non dispone di lucidità quando scaglia i suoi attacchi, e commette i medesimi errori. Nonostante certi trucchetti siano stati svelati e sbugiardati, l'industria della contraffazione di testimonianze visive continua a sfornare improbabile denunce. Che inevitabilmente si ritorcono contro chi le ha maldestramente confezionate.
È il caso del filmato diffuso qualche giorno fa dall'International Solidarity Movement (ISM), l'organizzazione di cui fanno parte anche nostri connazionali, che militano nelle file dei fiancheggiatori e collaboratori del terrorismo palestinese. Oggi l'ISM ha tentato di raddrizzare le sorti di una giornata funesta per Hamas, documentando a modo suo la "perfidia sionista". Peccato che sia stato immediatamente sbugiardato con una minuziosa contro-denuncia. Segue la traduzione di Thomas Wictor sul suo sito personale. C'è da divertirsi...


L'UNICEF dichiara guerra ai bambini israeliani

di Giulio Meotti*

Tutti i leader di Hamas, da quello politico come Ismail Haniyeh a quello militare come Mohammed Deif, si sono probabilmente nascosti in un bunker sotto l'ospedale di Shifa: la più grande struttura sanitaria di Gaza, come d'altro canto fecero durante l'ultima operazione israeliana del 2012
Ancora una volta, gli islamici adottano tutto il loro arsenale umanitario contro Israele, impiegando i bambini come scudi umani.
A Shuja'iya i terroristi musulmani lanciano razzi - i missili iraniani tipo Grad - dalla moschea di Abu Ayn, dall'ospedale Wafa e da un giardino per bambini. Ma l'UNICEF, l'agenzia ONU dedicata ai diritti del fanciullo, non ha mai fatto sentire la sua voce contro la dirigenza palestinese.
Forse l'UNICEF crede che sia accettabile insegnare ai bambini palestinesi a farsi saltare in aria per uccidere gli ebrei, pagandoli per usare armi, o per lanciare pietre contro i soldati israeliani, mettendo a rischio la loro stessa esistenza?

mercoledì 23 luglio 2014

Hamas ha affossato la "soluzione dei due stati"

di Alan M. Dershowitz*

Il proposito di Hamas di sparare razzi nella direzione dell'aeroporto Ben Gurion può aver posto fine alla prospettiva di una soluzione dei due stati. Che la decisione delle autorità di controllo di sospendere i voli da e verso Israele sia corretta o sbagliata, questo blocco non può essere tollerato da uno stato democratico che si basa con convinzione sul turismo e sugli scambi internazionali. Naturalmente è un crimine di guerra il colpire un aeroporto civile internazionale (l'unico di Israele, NdT), come Hamas ha deliberatamente fatto. Israele ha tutto il diritto di mantenere l'aeroporto funzionante, impiegando tutti gli strumenti a propria disposizione. Poiché Hamas ha sparato i suoi razzi da aree urbane densamente popolate, ciò comporterà ulteriori vittime civili.
È tutta parte della strategia di Hamas: colpendo i civili israeliani, e i voli internazionali dalle sue aree abitate, Hamas non lascia altra scelta ad Israele, che adottare un'azione militare che mette a repentaglio le vite di innocenti palestinesi. Ci saranno nuovi lutti, con Hamas che aumenta la posta. Qualunque stato al mondo farebbe quanto in suo potere per difendere il proprio aeroporto, che rappresenta la linfa vitale per l'economia. Hamas lo sa bene e incoraggia l'azione militare israeliana, che produrrà ulteriori vittime civili da mostrare al mondo, ottenendone la censura di Israele.
Cosa ancora più importante, il comportamento di Hamas di chiudere di fatto il traffico aereo internazionale israeliano, riduce considerevolmente la prospettiva di una soluzione di due stati. Israele adesso sarà ben più riluttante a cedere il controllo militare del West Bank, ancora più vicino al Ben Gurion di quanto sia Gaza.

martedì 22 luglio 2014

Free Gaza from Hamas

Quando si pensa ai palestinesi, le idee si accavallano e si confondono. Non si può fare a meno di pensare che sono coloro che hanno consegnato deliberatamente il potere ad Hamas nel 2006, un anno dopo aver salutato gli israeliani a Gaza. Sono coloro che nelle piazze osannavano e acclamavano Arafat, di ritorno dall'ennesimo negoziato di pace fatto saltare in aria, e letteralmente galleggiante sui miliardi che piovevano da Occidente, "no question asked". Probabilmente sono coloro che un giorno sostituiranno il deposto Hamas con un'organizzazione terroristica ancora più radicale; o forse no. Chi lo può dire...
Magari noi italiani dovremmo riflettere un secondo in più, prima di esprimere giudizi frettolosi sulla pessima abitudine di un popolo di celebrare e tollerare un regime dispotico, corrotto e dittatoriale. Forse qualcuno cerca di reagire, nei limiti del possibile. Di sicuro non giungono notizie di defezioni e opposizioni. La fronda a Gaza e nel West Bank è pagata a carissimo prezzo.

lunedì 21 luglio 2014

Gli otto miti giornalistici di Gaza

by Alex Safian*

Con le operazioni israeliane di terra in corso, in risposta agli incessanti attacchi di Hamas, si tende a riciclare i soliti cliché che distorcono la percezione di Gaza. Non mancano alcune novità rispetto al passato. Qui di seguito i principali mitici giornalisti, estrapolati dalla copertura passata e presente.

Mito n.1. La politica israeliana miope ha intenzionalmente incoraggiato la crescita di Hamas.
«Dopotutto, è stata lo stesso Israele che ha contribuito ad alimentare Hamas e chi l'ha preceduto negli anni Settanta ed Ottanta. Eyad El-Sarraj, famoso psichiatra a Gaza, ammonì il governatore israeliano che stava "giocando col fuoco" nell'alimentare i militanti religiosi. Secondo il libro "Hamas", di Beverley Milton-Edwards e Stephen Farrell, il governatore rispose: "Non ti preoccupare, sappiamo come gestire queste situazioni. Oggi il nostro nemico è l'OLP"» (Nicholas Kristof, New York Times, 16 luglio 2014)

Realtà. Israele non ha mai incoraggiato Hamas, o i rivali della Jihad Islamica. Israele ha sostenuto la costruzione di ospedali, moschee e scuole religiose nei territori, perché a ciò era tenuto alla luce del Regolamento dell'Aja e della Convenzione di Ginevra, che richiedono che le imposte raccolte nei territori occupati siano impiegate nello stesso territorio, e che le leggi vigenti prima dell'occupazione - incluso il finanziamento delle istituzioni religiose - siano mantenute. Fra i gruppi con cui il governatorato collaborò, c'erano all'epoca i Fratelli Musulmani. Essi, mentre rifiutavano il riconoscimento di Israele, avevano un atteggiamento palesemente non violento, ritenendo che la società islamica avrebbe dovuto rafforzarsi nel lungo periodo, prima di affrontare un conflitto con Israele.

domenica 20 luglio 2014

La guerra immorale di Hamas

La guerra porta sempre con se' il suo carico di dolore, devastazioni e lutti; per cui sarebbe ingenuo o ipocrita credere che l'ultimo conflitto scatenato e perpetrato da Hamas , fosse diverso rispetto a quelli deflagrati in passato nell'area. Ciò non toglie che in tutte le guerre sia sempre stato rispettato un codice etico; una moralità che escludeva condotte palesemente ripugnanti, ancor prima che le stesse fossero censurate dal codice di guerra. Più volte Hamas in questi giorni sta violando senza scrupoli un codice non scritto ma rispettato da anni.
Così, mentre l'aviazione israeliana si è preoccupata di avvisare i civili sciaguratamente residenti negli obiettivi terroristici di evacuare prima dello strike, al punto da abortire il bombardamento in presenza di uomini, donne e bambini privi di divisa; Hamas non ha esitato a macchiarsi di condotte esecrabili:

venerdì 18 luglio 2014

Le bambole di Gaza

L'altro giorno una attenta lettrice faceva rilevare come, in seguito allo strike di un obiettivo militare a Gaza, dal cumulo di macerie fumanti spuntasse quasi sfacciatamente una bambola (al minuto 4'25" del filmato, per chi andasse di fretta). Si tratta in effetti di un tema ricorrente: ogni bombardamento di Gaza lascia sul terreno calcinacci, polvere... e bambole. Ciò ispira diverse riflessioni, che non si escludono a vicenda: 1) Israele dovrebbe prestare maggiore attenzione ai giocattoli che settimanalmente entrano nella Striscia tramite i valichi di Erez e Kerem Shalom, verificando una maggiore diversificazione; 2) il regime di Hamas deve preoccuparsi poiché, malgrado la sua nota misoginia e omofobia, i bambini palestinesi prediligono bambole a soldatini, macchinine e Power Rangers; 3) bisogna prestare maggiore attenzione a queste messinscene: qualcuno potrebbe accorgersene. Corollario: non collocare la stessa bambola in due raffigurazioni differenti.

giovedì 17 luglio 2014

Per Hamas, finché c'è guerra, c'è ricchezza

Stretti fra l'oltranzismo dei terroristi di Hamas, le operazioni militari israeliane, e il pugno di ferro degli egiziani, che negano l'apertura del valico di Rafah (consentendo l'ingresso nella Striscia di alimenti, carburanti e aiuti umanitari soltanto da Israele; ma in questo caso Hamas sdegnatamente respinge); i palestinesi non se la passano molto bene, per usare un eufemismo. Peraltro, bisogna oggettivamente ridimensionare la retorica di un popolo allo stremo: l'HDI, o Indice di Sviluppo Umano (Human Development Index), impiegato dalle Nazioni Unite per valutare la qualità di vita, colloca Gaza al 110° posto al mondo su 186 paesi monitorati nel 2013. Secondo l'ONU, gli abitanti di Egitto, Filippine, Siria, Honduras e Indonesia se la passano molto peggio; e i territori palestinesi non rientrano nel novero degli stati a basso sviluppo della popolazione.
Ciò non toglie che i palestinesi siano di gran lunga i maggiori beneficiari di aiuti finanziari internazionali. Secondo un'inchiesta di un anno fa di RightsReporter, i palestinesi hanno ottenuto fondi per 3100 dollari pro-capite: una cifra considerevole per quell'economia, e di gran lunga superiore rispetto ai 174 dollari concessi ai congolesi e ai 74 dollari di aiuti annuali ai pakistani. Una mancetta, al confronto.

mercoledì 16 luglio 2014

Quantità e qualità delle vittime a Gaza

Ogni conflitto porta con se' uno strascico di indignazione circa il numero, il genere e l'età delle vittime che esso comporta. Benché tutti concordino che le guerre siano brutte, sporche e biasimevoli; siamo abbastanza maturi da sapere che sovente sono inevitabili, talvolta sono dolorosamente preferibili, e in ogni caso altri conflitti si sperimenteranno. Ingenui e romantici che pensano il contrario sono invitati a interrompere qui la lettura.
Da quando è iniziata l'operazione Protective Edge, il conteggio delle vittime in campo palestinese è stato tenuto dal ministero della sanità, a Gaza. Un organo istituzionale; ma a tutti gli effetti gestito da Hamas. Non bisogna essere filosionisti per riconoscere che si tratti di una fonte quantomeno discutibile, posto che è noto a tutti che i terroristi stiano commettendo ripetute violazioni dei diritti umani, non esitando a colpire la popolazione civile israeliana, e a farsi scudo della popolazione civile palestinese.
Ad ogni modo, il conteggio ufficiale supera le 200 vittime. Non è possibile, qualora interessati, conoscere la versione alternativa dell'altro belligerante, che sarà resa nota ufficialmente diverse settimane dopo la fine delle ostilità; quando l'inchiostro dei giornali si sarà sufficientemente asciugato, e il carico di accuse e recriminazioni avrà fatto compiere all'antisemitismo un altro passettino in avanti. Il problema è che le statistiche diffuse dall'ufficio propaganda di Hamas a Gaza sono fatte proprie dalle Nazioni Unite, che pongono il loro imprimatur di ufficialità prima che le stesse siano consegnate alle agenzie di stampa e poi a giornali e TV.

Elder of Ziyon compie come sempre un eccellente lavoro di analisi minuziosa e di verifica delle informazioni fornite al mondo civilizzato da Hamas, e ha scoperto che delle circa 200 vittime dichiarate - e non accertate se non da fonti discutibili - 72 sono dichiaratamente terroristi (35 di Hamas, 27 della Jihad Islamica e 10 di altre formazioni terroristiche), 80 non sono riconosciute come militanti combattenti, e 41 sono di incerta classificazione. Facendo uno sforzo da medico legale, si rileva come la metà delle vittime dichiarate siano certamente terroristi: è una distinzione doverosa, no?
Un altro input oggi proviene dal quotidiano Times of Israel, il quale fa intelligentemente notare come la stragrande maggioranza delle vittime dichiarate sia di sesso maschile. Aspetto bizzarro: se l'aviazione israeliana colpisse indiscriminatamente la popolazione civile, ci si dovrebbe aspettare una equa suddivisione di genere. Invece le donne rappresentano soltanto il 12% delle vittime.
Inoltre, i palestinesi di età inferiore ai 15 anni, che rappresentano la metà della popolazione, sono stati vittima degli strike israeliani in misura pari ad 1 su 8. I conti non tornano: 83 morti dichiarati - quasi la metà del totale - sono di età compresa fra 16 e 39 anni: l'ideale per vestire i panni del miliziano; e talvolta, nemmeno quelli.
La guerra della disinformazione continua...

Quando Pallywood copia Hollywood

I proPal devono capire che non gioca a loro favore l'iperinflazione di immagini tratte da altri conflitti, di cui fino ad ora per loro fortuna nessuno si è accorto in Occidente. Per dirla tutta, soltanto menti labili e inguaribili ingenui possono prestare credito alle cronache di bambini orrendamente mutilati, macerie fumanti con tanto di bambolina provvidenzialmente collocata in cima alla messinscena, donne in crisi di disidratazione per le lacrime versate a favore delle telecamere di tutto il mondo, padri con paresi facciale permanente per il dolore forzatamente ostentato per la perdita della capretta, e via simulando.
Ma l'immagine proposta ieri supera tutte le precedenti. E - tranquilli - anche i minori la possono vedere, senza timore di risultare disturbati. Siamo nel genere horror; ma quell'horror talmente improbabile che anziché risultare sconvolgente e ripugnante, finisce per farti sorridere per l'improbabilità dell'accaduto.

martedì 15 luglio 2014

A sorpresa il supporto va ad Israele, non ad Hamas

di Daniel Pipes*

Il recente attacco di Hamas nei confronti di Israele he prevedibilmente scatenato la congregazione di nazionalisti palestinesi, filo-islamici, sinistra e antisemiti che non vedevano l'ora di colpire Israele. Ma, a sorpresa, lo stato ebraico sta beneficiando di sostegno, o quantomeno di obiettività ed equilibrio da parte di fonti inimmaginabili:

- Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon: «Affrontiamo oggi il rischio di una escalation in Israele e a Gaza, con la minaccia concreta di una offensiva di terra, evitabile soltanto se Hamas smetterà di lanciare i suoi missili».
- Le forze di sicurezza libanesi hanno arrestato due persone per aver sparato razzi verso Israele.
- Le forze di sicurezza egiziane hanno sequestrato 20 razzi che stavano per essere contrabbandati a Gaza.
- Mahmoud Abbas, presidente dell'autorità palestinese, ha partecipato ad una "conferenza di pace" promossa da Haarez in Israele il giorno dell'inizio dei combattimenti*, e ha fatto infuriare Hamas per la disponibilità di continuare il dialogo con il governo israeliano.
- Il ministro degli Esteri giordano Nasser Judeh ha implorato Israele a "cessare immediatamente l'escalation", ma ha equilibrato questa affermazione chiedendo il "ripristino della piena calma, evitando di coinvolgere i civili, e il ritorno a negoziati diretti".
- Il presidente francese François Hollande ha fornito a Netanyahu il supporto più accorato fra tutti i leader stranieri, nel momento in cui ha garantito al leader israeliano che "la Francia condanna risolutametne gli attacchi" ai danni degli israeliani, esprimendo "la solidarietà della Francia per i missili sparati da Gaza. Il governo israeliano deve adottare tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione dalle minacce".

lunedì 14 luglio 2014

Israele sta innalzando lo standard morale dei conflitti

di Will Saletan, Slate*

Gli strike aerei israeliani a Gaza hanno mietuto più di cento vittime. Nel mondo c'è preoccupazione: legittima, dal momento che la guerra è sempre orribile, e qualunque numero di vittime dovrebbe scuoterci. Ma dal momento che il conflitto è ancora in essere, soffermiamoci sulla questione di come minimizzare le vittime civili, oggi e in futuro. Quanto brutta è questa guerra rispetto alle altre? e sono gli attacchi israeliani davvero indiscriminati?
Anzitutto, non bisogna farsi trascinare dal proprio amore o odio per Israele. Dobbiamo costruire un set di regola da applicare a questo e ad altri conflitti futuri. In secondo luogo, la condotta di Hamas è fuori discussione: Hamas respinge la stessa idea di risparmiare i civili. Per cui non ha senso invocare uno standard di comportamento migliore di quello di Hamas. Soffermiamoci invece su quello che fa Israele.