martedì 29 luglio 2014

Cosa è realmente successo nella scuola di Gaza?

L'operazione Protective Edge a Gaza è entrata nella quarta settimana, e non si scorge nemmeno in lontananza il suo esaurimento. Hamas accetta le proposte di tregua avanzate ora da Israele, ora dall'Egitto, ora dalle Nazioni Unite; ma le sfrutta per condurre i giornalisti internazionali in un macabro tour in cui sono raffigurate messinscene che il giorno dopo troveranno spazio visivo nelle prime pagine dei giornali; oppure, per regolare i conti con chi è vagamente sospettato di "collaborazione con l'entità sionista". Detenere una scheda telefonica acquistata in Israele - magari, perché lì si è trovato un lavoro - può costare il patibolo ai disperati che cercano fortuna lontani dal regime di Hamas. E dopo la guerra delle bambole, si profila la guerra dei libri. Persino il Corriere lo ammette, seppur in sordina: «queste foto possono essere non autentiche». Ma fanno tanta scena.
Così come impressiona l'Occidente il resoconto giornaliero delle vittime. I giornali si divertono a fornire cifre, anziché a spiegare. L'avessero fatto negli ultimi tre anni e mezzo per la Siria, non vi sarebbero stati 170.000 morti e milioni di profughi. Non sarebbero morti 9.000 bambini, e più di 2.000 palestinesi - quelli tanto caro agli intellettuali con la "erre moscia", quando si può accusare Israele - non sarebbero periti sotto le bombe di Assad, nel totale disinteresse internazionale.
Le Nazioni Unite ricevono le statistiche dal ministero della salute di Gaza, retto direttamente da uomini di Hamas, conferendo loro imprimatur di autenticità: i morti palestinesi sarebbero mille, quasi tutti civili. Una affermazione ridicola, che frantuma quel residuo di credibilità del Palazzo di Vetro, e che il semplice buon senso rigetta: in tutte le guerre moderne, le vittime civili non superano il 50% del totale. Nel caso di Gaza, difficilmente i civili superano 1/3 del totale propagandato da Hamas, con la benevola collaborazione di ONU e media internazionali. Giulio Meotti ha descritto oggi in modo esemplare le tragiche mistificazioni dell'organizzazione terroristica. Di sicuro, a guerra finita, un conteggio imparziale ristabilirà la verità.
Nel frattempo, un'altra verità emerge: quella delle responsabilità delle vittime della scuola gestita dall'ONU, colpita la scorsa settimana. Hamas è stata lesta a puntare il dito contro Israele. Gerusalemme non ha ne' negato ne' smentito, sulle prime. Come si conviene, prima di lasciarsi andare ad affermazioni emotive che possono rivelarsi sbagliate, il governo israeliano ha ordinato una immediata inchiesta. Nel frattempo si è asciugato l'inchiostro dei giornali che riportavano le pesanti accuse; per cui in pochi faranno caso - e in ancor meno presteranno credito - alle risultanze dell'inchiesta: come già successo prima e dopo giovedì scorso, caduti e feriti sono rimasti vittima del fuoco di Hamas. Come riepiloga HonestReporting, in un articolo che qui traduciamo.

La notizia era troppo sensazionale per essere trascurata. Israele avrebbe deliberatamente colpito una scuola dell'ONU usata come rifugio, uccidendo almeno 16 persone che cercavano di porsi al riparo. Ancora peggio, i media hanno riportato che Israele conosceva esattamente le coordinate dell'istituto, sapeva che civili erano presenti, e che non vi erano combattenti nelle vicinanze. In altre parole, i media hanno accusato Israele di un crimine di guerra. Sebbene non vi fossero fonti credibili, i giornali hanno ritenuto che le informazioni ottenute fossero vere.
Un tipico esempio della copertura fornita dall'evento proviene da Reuters: «Secondo un portavoce del ministero della salute di Gaza, almeno 15 persone sono rimaste uccise, e diverse sono state ferite, quando giovedì le forze israeliane hanno colpito una scuola gestite dall'ONU, che agisce da rifugio per i palestinesi. Il portavoce dell'UNRWA Christoper Gunness afferma sul suo profilo Twitter: "Avevamo fornito all'esercito israeliano le precise coordinate del rifugio di Beit Hanoun. Nel corso del giorno l'UNRWA aveva cercatodi coordinarsi con l'IDF per creare una possibilità per i civili di fuggire, ma non ci è mai stata concessa"».

Promemoria per Reuters: il ministero della salute a Gaza è gestito da Hamas, e non è mai stata una fonte informativa autorevole.

Anche la CBS ha preferito accettare la versione palestinese: «Secondo fonti palestinesi, i colpi dell'artiglieria israeliana hanno bersagliato giovedì un edificio usato come rifugio, uccidendo almeno 15 persone e ferendone diverse diecine che cercavano riparo dagli scontri che imperversavano per le strade; con Israele che continua la guerra contro il governo di Hamas».

Questa la versione del Guardian:

«Gli strike di Israele provocano 15 morti e 200 feriti. L'ONU condanna l'attacco della scuola delle Nazioni Unite, aggiungendo che aveva chiesto ad Israele di concedere tempo per evacuare i civili, senza ottenere risposta».

Chi può credere che Israele abbia deliberatamente impedito ai civili di evacuare la zona, e di essere massacrati nei loro rifugi? Con tutte le prove documentate delle misure intraprese da Israele per prevenire vittime fra i civili, forse i media dovrebbero essere un tantino più scettici quando ottengono informazioni da fonti palestinesi; a partire dal famigerato Gunness, notoriamente anti-israeliano.

Ecco ora la versione israeliana, riportata fra gli altri dal Jerusalem Post: «L'IDF rivela di aver completato l'indagine circa l'incidente di giovedì che ha colpito la scuola a Beit Hanoun, a nord di Gaza, e ha trovato che i terroristi di Hamas hanno attaccato l'esercito dall'interno del complesso scolastico. I terroristi hanno usato missili anticarro. L'IDF in risposta ha sparato alcuni colpi di mortaio. Uno di questi è caduto nel cortile interno della scuola, che in quel momento era vuoto. Alla luce delle verifiche, la versione secondo cui civili siano stati colpiti, come riportato da alcuni, è completamente da escludersi.
L'IDF si duole di ogni ripercussioni per i civili, ma non si stancherà mai di ripetere come questa sia la triste conseguenza della strategia di Hamas di usare i civili come scudo umano».

Non è facile effettuare indagini e rilievi in una zona di guerra: questo è comprensibile per tutti. I giornali sono ansiosi di riportare le notizie, ma spesso nella foga non si curano di verificare la fondatezza dei fatti. I media hanno la responsabilità di accertare che quanto riportato sia vero, prima di formulare pesanti accuse ascoltate qua e là. Non devono necessariamente accettare la versione israeliana. Ma sarebbe bene che fossero scettici prima di riportare informazioni ottenute da una fonte come Hamas.

H/t: HonestReporting.

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