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mercoledì 23 marzo 2016

L'agenda del terrorismo islamico


di Sohrab Ahmari*

Il terrorismo islamico giovedì ha colpito al cuore l'Unione Europea. I jihadisti dell'ISIS hanno architettato tre esplosioni nella capitale belga: due all'aeroporto di Bruxelles e uno in una stazione della metropolitana. Più di trenta le vittime accertate. Ciò comprova come lo Stato Islamico sia una minaccia permanente e onnipresente della vita di tutti i giorni, e a tutte le latitudini.
Nei prossimi giorni le autorità politiche si confronteranno a tutti i livelli per rinfacciarsi i segnali non ascoltati, le falle nella sicurezza e l'incapacità palesata di integrare la comunità islamica belga. Nel frattempo sui social network prolifereranno i meme di attestazione di solidarietà: siamo tutti belgi.
Questo andazzo è diventato tristemente familiare. Queste risposte istintive, da un lato comprensibili, mancano di affrontare una dura realtà: non passa un singolo giorno senza che si registri un attentato suicida, un bombardamento, un attacco missilistico, un accoltellamento o un sequestro, di matrice islamica, in qualche parte del mondo.
Consideriamo soltanto gli ultimi dieci giorni:

sabato 25 ottobre 2014

"Not in my name": campagna lodevole ma mistificatoria

di Jake Neuman*

In risposta agli atti barbarici dello Stato Islamico in Medio Oriente, nel Regno Unito i musulmani hanno avviato una campagna intitolata "Not in My Name" (Non a nome mio, NdT). Ad essere benevoli la si può definire una campagna di disinformazione per ingannare i non musulmani ignari circa gli insegnamenti macabramente violenti dell'Islam. Ecco alcune citazioni degli organizzatori:

«I musulmani britannici prendono posizioni contro lo Stato Islamico, lanciando una campagna sui sociale media per recapitare un importante messaggio: odio e violenza non rappresentano questa religione».

«In tanti ritengono che gli estremisti si nascondano dietro un falso Islam».

Qadir, uno degli organizzatori, si dichiara stanco come musulmano di essere etichettato come terrorista in quanto musulmano a causa di gruppi che commettono atti terroristici, afferma: «il mondo non comprende che tutto ciò non è consentito sotto l'Islam... noi vogliamo dichiarare al mondo che questi gruppi non rappresentano la nostra fede. Nell'Islam non c'è spazio per questi gruppi; essi si nascondono dietro la nostra fede per giustificare gli atti atroci che commettono».