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mercoledì 1 aprile 2015

Schizofrenia in salsa mediorientale

Il sobborgo di Jabel Mukaber, a Gerusalemme Est
Questi giornali: sempre pronti a denunciare il bieco comportamento del governo di Gerusalemme, che manifesta tutto il proprio disprezzo per la pace... autorizzando la costruzione di qualche diecina di appartamenti nelle periferie. Certo, si contano in quattro anni centinaia di migliaia di vittime in Siria, Boko Haram ha conquistato soltanto ora la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per i suoi crimini di guerra; e la situazione nello Yemen sfugge di mano; ma cosa c'è di peggio del permesso edilizio? quale miglior torto può subire l'essere umano da un sopruso simile?
Specie se le abitazioni in costruzione saranno abitate da ebrei. Nel 1938 si mandavano in frantumi le vetrine dei loro negozi, e ora si prevede per essi una comoda dimora? giammai! Se invece le case sono costruite, in territori contesi, a favore non degli ebrei ma degli arabi, il discorso cambia. Acrobazia morale? può essere. Sta di fatto che nel sobborgo di Jabel Mukaber, ad est di Gerusalemme, le autorità hanno approvato lunedì la costruzione di 2200 alloggi, destinati alla locale popolazione a prevalenza palestinese. Non solo: il ministero per l'Edilizia ha approvato il condono di 300 abitazioni palestinesi abusive.

sabato 27 dicembre 2014

Vendere case ad ebrei è punibile con la morte

In un recente articolo, Reuters ha documentato l'esistenza di un cospicuo numero di arabi israeliani, che vivono nei quartieri a maggioranza ebraica di Gerusalemme. Ovviamente, non è proprio così che si è espressa l'agenzia di stampa a proposito della località di residenza: Reuters parla di «insediamenti ebraici nelle terre occupate di Gerusalemme Est». L'articolo si sofferma anche sul fatto che di recente alcuni arabi abbiano abbandonato questi luoghi per «l'escalation di violenze», come se i recenti attachi terroristici siano stati condotti a Gerusalemme contro arabi anziché contro gli ebrei.
Ma parte più cialtronesca dell'articolo si rileva quando si descrive il caso di un proprietario ebreo, che si è rifiutato di vendere il proprio terreno ad un arabo; il quale in seguito è riuscito ad entrarne in possesso servendosi di un intermediario ebreo. Quello che l'articolo non menziona è che, secondo il diritto vigente nell'Autorità Palestinese, gli arabi che vendono terre agli ebrei commettono un reato punibile con i lavori forzati se non con la morte. Riporta il Times of Israel:

sabato 16 giugno 2012

Vietato vendere case agli ebrei!

Certi palestinesi continuano a macchiarsi di orribili crimini. No, non si tratta di omicidio. Ne' di stupro, o di pedofilia, o di frode ai danni dello stato, o di evasione fiscale; o di qualunque altro reato che noi europei censuriamo e condanniamo senza appello, prima ancora che giunga la sentenza di un tribunale. Certi palestinesi, vendono immobili - case, o anche soltanto terre - agli israeliani; pardon, agli ebrei.
16 palestinesi sono stati condotti in carcere a Ramallah, Gerico e Hebron dall'Autorità Palestinese, e 9 rischiano la pena capitale (la pena di morte, insomma), per essere stati coinvolti nela vendita di proprietà immobiliari ad ebrei. Alcuni indirettamente - chissà, avranno affisso il cartello "Vendesi" sulle vetrine dei loro locali, o come impiegati statali incaricati del rilascio del nulla osta previsto per questo genere di transazioni - altri in qualità di venditori.
Secondo il sito Elder of Ziyon, che ha reso noto la circostanza, il governo di Abu Mazen ha stanziato la cifra di 2.7 milioni di dollari all'anno per condurre indagini circa questo genere di vendite "illegali". Considerando che il PIL pro-capite è di 1.500 dollari all'anno, con questo denaro vivrebbero dignitosamente quasi 2.000 famiglie. Nulla di scandaloso, in una realtà dove il presidente si ritiene spenda 2 milioni di dollari, ogni mese, per viaggi all'estero. Ciò conferma come il diritto vantato da molti ebrei che vivono da decenni in Giudea e Samaria (West Bank; o come si diceva una volta, Cisgiordania), sia del tutto legittimo, basato su un trasferimento di proprietà conseguente ad una compravendita immobiliare fra arabi e israeliani regolare e valida a tutti gli effetti.
Chissà come sarebbe stato orgoglioso quel signore lì, e quell'altro che lo seguì docile e convinto, di questi provvedimenti restrittivi. Vendere si può; ma non agli ebrei. Prossimo passo? marcare le case abitate dagli ebrei con una bella stella gialla (ma non ce n'é bisogno: i terroristi sanno dove andare a sgozzare le loro vittime. Basta chiedere ai superstiti della famiglia Fogel, massacrata ad Itamar lo scorso anno).
Bizzarro l'atteggiamento dei giornali italiani. Ieri Maria Strada (parente di Gino Strada?) sul Corriere della Sera, si doleva per la sorte di Mahmoud Sarsak, palestinese di 25 anni, in carcere in Israele per terrorismo e nel tempo libero calciatore, in sciopero della fame "controllato" (rifiuta il cibo ma assume regolarmente integratori, liquidi e zucchero). Ma nemmeno una parola per la minaccia di morte sopportata da altri palestinesi, che per loro sfortuna sono sì detenuti; ma non in Israele, bensì nel West Bank, dove il governo ci va duro, a prescindere dal fatto che i malcapitati siano o meno dediti al gioco del calcio.