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martedì 8 maggio 2018

La solita bufala (o scrofa?) palestinese


A beneficio di chi eventualmente fosse rimasto impressionato dalle immagini che in questi giorni hanno circolato sui social.
Hamas - sì, proprio l'organizzazione terroristica che governa Gaza, e quotidianamente minaccia la placida esistenza delle famiglie che abitano nell'Israele meridionale - ha reinoltrato la denuncia proveniente da una sedicente "organizzazione per i diritti umani"; tale «Medecins du Monde», ospitata nella circostanza da un sito di cui è riportata un'immagine agghiacciante: un bambino con la gamba maciullata.
Perentoria e inappellabile la denuncia: tratterebbesi della conseguenza del deprecabile impiego, da parte dell'esercito israeliano, di proiettili i quali, una volta penetrati nel corpo, si aprirebbero a raggiera in modo da amplificare l'offesa. Una violenza gratuita, perpetrata oltretutto ai danni di un infante. Chi non prova un moto di ribrezzo davanti all'impiego di una simile spregevolezza?
Osservando la foto, qualche dubbio affiora: per la serenità del volto del fanciullo, per l'integrità dell'arto inferiore, malgrado la copiosità di luquido dal colore rossastro, per la puntuale presenza di un fotoreporter - si sa che i "cecchini israeliani" non colpiscono se non in presenza di testimonianze avverse - e per l'encomiabile coraggio dei convenuti, sprezzanti del pericolo ancora incombente.
L'immagine nel riquadro non lascia spazio a dubbi: si tratta davvero di un «uso della forza contro i civili di Gaza». Niente aggettivi: quelli li aggiungerà nei commenti l'ingenuo malcapitato che si troverà sul proprio social preferito questa immagini raccapricciante. Hamas sarà quel che sarà; ma accoppiare bambini e cinismo provoca immediate reazioni emotive.

lunedì 27 febbraio 2017

Aiuto: da quando denigro Israele il mio iPhone non funziona più!

Quora è una piattaforma di condivisione di informazioni, del tutto simile al popolare servizio Yahoo! Answers: un utente, a digiuno di una tematica, si rivolge ad un pool di esperti o sedicenti tali, alla ricerca di una soluzione al suo problema. Che si tratti del conto corrente bancario, di una disputa condominiale, di come sbloccare il tappo a vite della conserva o di come gestire una imbarazzante verginità; queste piattaforme hanno reilluminato la vita di molte persone; e scatenato l'ilarità di altre, per la natura grottesca dei quesiti talvolta proposti, e delle risposte sovente inoltrate.
Ieri ad esempio ha suscitato attenzione il post di un utente - tale Chuck Rogers, piuttosto seguito, e attivo nel fornire risposte - che si è rivolto in termini perentori alla platea degli esperti, chiedendo: «come mai, da quando passo il tempo online a parlar male di Israele, il mio iPhone ha visibilmente rallentato?»
Mobilitazione dei cospiratori: gli informatici sionisti, fra un sabotaggio delle centrali nucleari iraniane e un depistaggio degli squali verso gli altrimenti tranquilli lidi islamici, hanno trovato tempo e modo di disturbare questo pacifico ex dipendente Apple (che ce ne vuole, a farsi sbattere fuori dalla Mela). Congiura!!!

mercoledì 9 settembre 2015

L’Accademia Tamimi presenta: lezioni di manipolazione dei media

In un recente articolo che si soffermava sullo sfruttamento cinico da parte di Bassem e Nariman Tamimi dei propri figli, come provocatori di scontri con l’esercito israeliano allo scopo di accendere una “terza intifada”, ho notato come i Tamimi possono sempre contare su una copertura mediatica delle loro scorribande quanto mai acritica e in effetti platealmente favorevole. L’esempio più plateale di questa relazione amichevole coltivata negli anni è forse il tributo servile fornito dall’articolo di copertina di marzo 2013 del New York Times Magazine, curata dallo scrittore americano Ben Ehrenreich, reduce da un soggiorno di tre settimane presso l’abitazione degli stessi Tamimi.
Per questo sorprende poco, al momento, che i Tamimi sono liberi di raccontare ai media qualunque storia che ritengano confacente alle proprie aspirazioni. L’assoluta assenza di connessione con i fatti e la facilità con cui fabbricano queste finzioni che rafforzino l’immagine di difensori di una causa nobile, è risultata evidente alla luce dell’arcinoto tentativo di un soldato israeliano di mettere in stato di fermo il dodicenne “Mohammad”, figlio di Bassem Tamimi, responsabile del lancio di pietre. Come hanno mostrato i video riproposti da più parti, il soldato è stato strattonato e colpito da un gruppo di donne e ragazze – fra cui spicca la presenza della figlia Ahed – con il malcapitato soldato che alla fine ha rilasciato il ragazzo e ha fatto marcia indietro.

domenica 14 giugno 2015

Scoop: il Mossad ha rubato la mia scarpa!

Svelata un nuovo, sordido complotto dell'onnipresente Mossad, grazie alla rivelazione pubblica di Asghar Bukhari, fondatore e portavoce dell'influente Muslim Public Affairs Committee UK, salito in passato agli "onori" della cronaca per aver preso le difese del negazionista dell'Olocausto David Irving.
Il Mossad si introdurrebbe nottetempo nelle case dei "resistenti", come egli - non si sa bene come, ma senza scassinare porte o finestre, o lasciare segni di effrazione - e compiono un atto di una malvagità inaudita: rubano una scarpa. Si badi bene: non entrambe le scarpe, ma soltanto una scarpa. Da gente che «ruba la terra ai palestinesi», è il minimo che ti possa aspettare, no? Evidente la provocazione: te ne lasciano una per rimuovere il sospetto che ti sia rincoglionito, e che le scarpe le abbia lasciate incustodite magari sul pianerottolo, o sulla spiaggia. No, te ne lasciano una per farti capire che Loro sono stati lì. Inquietante.

venerdì 12 giugno 2015

Israele e la verità sui "500 bambini palestinesi uccisi"

di Thomas Wictor*

A quasi un anno dalla fine dell'operazione Margine Protettivo, gli odiatori di Israele tentano ancora una volta la ridicola accusa secondo cui lo stato ebraico avrebbe ucciso oltre cinquecento bambini durante le ostilità. Il numero effettivo non si conoscerà mai, ma è giunta l'ora una volta e per tutte di mettere a tacere questa frottola.
A tal fine, farò impiego dell'elenco dei nomi reso noto dall'Al-Mezan Center for Human Rights (AMCHR): un conteggio che proviene direttamente dal ministero della salute (MoH) palestinese. E da subito si scorgono le prime incongruenze, come evidenzia la freccia verde:


L'AMCHR afferma che sono stati uccisi 504 bambini, ma ne elenca 317 maschi e 190 femmine. Sono 507, non 504. Si ha la prima evidenza di come la stampa non fa altro che riportare sotto dettatura palestinese. Al Telegraph nonsi sono neanche presi la briga di conteggiare i nomi; ne' l'AMCHR si è curato di farlo. Questa è propaganda, e anche abbastanza sciatta.

mercoledì 25 febbraio 2015

La bufala dell'inondazione di Gaza «per colpa di Israele»

Agence France Presse (AFP), fra le più grandi agenzie di stampa al mondo assieme a Reuters e Associated Press, ha pubblicato un video falso che mostrerebbe l'inondazione della Striscia di Gaza in seguito al diluvio della scorsa settimana, titolando «interi villaggi a Gaza allagati dopo che Israele ha aperto le porte delle dighe». Peccato che Israele non abbia alcuna diga a sud.
L'accusa infondata ha fatto il giro del web e dei media. Più tardi AFP ha ritirato la notizia.
Il video riportava le accuse di Ead Zino, residente a Al-Maghraqa, vicino Gaza: «ogni quattro anni scoppia una guerra, ma qui a Maghraqa ogni anno c'è un'inondazione. L'acqua proviene da Israele. Israele ci vuole distruggere» (in effetti, Ead Zino nell'intervista in arabo si è riferito a «gli ebrei», ma AFP ha tradotto in «Israele»).
Nell'articolo non è stata proposta alcuna replica da parte israeliana, atta a confutare la palese invenzione. L'articolo originario così riportava: «almeno 80 case palestinesi sono state allagate dopo che i livelli di acqua della Gaza Valley sono saliti di quasi tre metri, inducendo le famiglie a cercare altrove riparo, in seguito alla decisione delle autorità israeliane di aprire diverse dighe».

lunedì 26 gennaio 2015

Gaza e il boicottaggio che non c'è


Ha fatto sorridere in molti la grottesca esternazione di Imad al-Baz, di professione funzionario del ministero dell'Economia di Gaza, che domenica ha annunciato trionfante la rimozione del bando alle merci che entrano nell'enclave palestinese dal vicino Israele. Il povero (si fa per dire) al-Baz è l'unico a non sapere che nella Striscia di Gaza, dal valico "sionista" di Kerem Shalom, entrano quasi tutti i giorni bevande analcoliche, snack dolci e salati, gelati, caffé e cioccolato, abiti e altri generi di prima e seconda necessità: da almeno cinque anni. Chissà quante patatine in sacchetto avranno ingurgitato i suoi figli, promessi alla guerra di stermino promossa da Hamas.

giovedì 11 dicembre 2014

I palestinesi servono un'altra bufala: la morte di Ziad Abu Ein

Un soldato israeliano soccorre Ziad Abu Ein, prima di essere allontanato.
I fatti sono ormai noti a tutti: stampa e telegiornali ci hanno ricamato abbondantemente sopra, capitalizzando al massimo un assist imperdibile. Un "ministro senza portafoglio" - carica che in una sedicente Autorità, screditata dalla riluttanza da sei anni a sottoporsi al giudizio degli elettori, non si rifiuta certo ad alcuno - dell'ANP è rimasto ucciso nell'ambito di scontri con l'esercito israeliano; incaricato dagli Accordi di Oslo sottoscritti dall'OLP della sicurezza nelle aree B e C del West Bank. Questo, tanto per chiarire come la presenza dell'IDF in quelle zone sia non solo legittima, ma anche auspicata dalle parti contendenti.
Il dubbio verteva sulle cause del decesso, sebbene impettiti mezzibusti di mezzo mondo abbiano immediatamente sentenziato in modo inappellabile una precisa responsabilità. L'esercito israeliano, che si è precipitato a fornire immediate cure mediche al dirigente palestinese, ha affermato che Ziad Abu Ein sia morto per un attacco cardiaco, ma i palestinesi hanno respinto le proposte di intervento sanitario, indugiando in pose drammatiche davanti ai flash dei fotografi, prima di fiondarsi verso l'ospedale, dove il ministro è giunto privo di vita.
È doloroso perdere una persona simile. Abu Ein era membro del Consiglio rivoluzionario di Al Fatah, noto anche con il nome di Organizzazione Abu Nidal, riconosciuta da vent'anni come di natura terroristica fra le più pericolose al mondo. Dopo essere stato estradato dagli Stati Uniti nel 1981 per l'assassinio di due israeliani nel 1979, in cui lo stesso Abu Ein ebbe un ruolo principale, è stato condannato all'ergastolo nel 1982, prima di essere scarcerato tre anni dopo. Bizzarro che una persona priva di scrupoli, senza cuore; possa essere tradita proprio dal cuore.

sabato 15 novembre 2014

Erdogan: «l'America? l'hanno scoperta i musulmani»...

Non deve essere un bel periodo per Barack Obama. Il simpatico presidente americano è uscito con le ossa rotte dalle recenti elezioni di medio termine che hanno consegnato ai democratici il minor numero di seggi degli ultimi 85 anni, e come se non bastasse, viene snobbato da Rohani, che ignora le sue accorate missive - a quanto pare, l'Amministrazione USA vuole portare a casa almeno un risultato dal Medio Oriente; per quanto tragicamente sciagurato possa essere l'imprimatur americano alla bomba atomica degli ayatollah.
Non sono migliori i rapporti con gli altri stati musulmani dell'area: l'Egitto ha voltato le spalle ad Obama, avendo preferito Al Sisi al fratello musulmano Mohammed Morsi, e la Turchia fa di tutto per indispettire l'alleato americano, nonostante Obama abbia interceduto a favore di Erdogan, a proposito dei fatti della Mavi Marmara. Risultato? un marinaio "yankee" qualche giorno fa è stato spintonato, strattonato e minacciato da un gruppo di facinorosi turchi. Fra alleati, devono essere scambi di cortesie abituali...

lunedì 25 agosto 2014

Ritorna la vecchia accusa-bufala del trapianto di organi

Passano i secoli, ma le vecchie accuse contro gli ebrei tardano a tramontare. Anzi, sono rilanciate spudoratamente da testate giornalistiche altrimenti note per la loro autorevolezza; sebbene le stesse si nascondano dietro l'ipocrita citazione di una terza fonte, senza effettuare il doveroso fact-checking, ne' tantomeno appurare la smentita successivamente prodotta dalla fonte in questione.
In attesa che qualcuno rilanci le antiche accuse di impastare le azzime con il sangue dei cristiani, il britannico Time ripropone una spudorata accusa già prodotta ai tempi dell'operazione Piombo Fuso del 2008-2009: i soldati israeliani si impossesserebbero dei corpi dei miliziani palestinesi, asportandone gli organi e rivendendoli. Un'accusa strampalata, partita da un articolo pubblicato all'epoca su un quotidiano scandalistico svedese dal nome Aftonbladet, molto letto nella folta comunità musulmana scandinava.

sabato 23 agosto 2014

Gaza: un utilizzo infelice del Photoshop


Quando ho visto per la prima volta questa immagine, che avrebbe dovuto documentare il bombardamento israeliano dell'aeroporto internazionale "Yasser Arafat", avvenuto il 7 luglio 2014; pensai subito che avesse qualcosa che non andava. Sono state pubblicate diverse altre foto, e tutti mostravano un che di taroccato. Alcune indagini hanno prontamente rivelato che si trattava di una bufala. E neanche tanto ben riuscita.
Qui in alto si vede la foto che mi ha lasciato profondamente perplesso.

venerdì 18 luglio 2014

Le bambole di Gaza

L'altro giorno una attenta lettrice faceva rilevare come, in seguito allo strike di un obiettivo militare a Gaza, dal cumulo di macerie fumanti spuntasse quasi sfacciatamente una bambola (al minuto 4'25" del filmato, per chi andasse di fretta). Si tratta in effetti di un tema ricorrente: ogni bombardamento di Gaza lascia sul terreno calcinacci, polvere... e bambole. Ciò ispira diverse riflessioni, che non si escludono a vicenda: 1) Israele dovrebbe prestare maggiore attenzione ai giocattoli che settimanalmente entrano nella Striscia tramite i valichi di Erez e Kerem Shalom, verificando una maggiore diversificazione; 2) il regime di Hamas deve preoccuparsi poiché, malgrado la sua nota misoginia e omofobia, i bambini palestinesi prediligono bambole a soldatini, macchinine e Power Rangers; 3) bisogna prestare maggiore attenzione a queste messinscene: qualcuno potrebbe accorgersene. Corollario: non collocare la stessa bambola in due raffigurazioni differenti.

lunedì 2 giugno 2014

La propaganda palestinese ha perso il suo tocco magico?

di Dexter Van Zile*

Soltanto dieci anni fa la propaganda palestinese architettò una delle più grandi truffe dell'era moderna: convinsero persone altrimenti ragionevoli che la colpa della "seconda intifada" era da far ricadere su Israele, e che l'antisemitismo palestinese era una conseguenza - e non una causa - delle loro sofferenze.
In parte questo raggiro fu architettato trasmettendo le immagini di Mohammad Al Durah, un ragazzo palestinese che si disse fosse stato ucciso nel 2000 dagli israeliani nell'ambito di un conflitto a fuoco con i palestinesi. Il video diffuso lasciava intendere che Al Dura fosse morto, e che fosse colpa dell'IDF: ciò consegnò all'opinione pubblica - e agli europei, in particolare - il pretesto occorrente per credere che gli israeliani non fossero diversi dai nazisti che ammazzavano i bambini, e che pertanto non erano più meritevoli delle simpatie beneficiate a causa dell'Olocausto (non è un caso che in Francia, dove fu montato il video della presunta uccisione di Al Dura, oggi sperimenta un esodo senza precedenti di ebrei, in fuga dall'odio antisemita che sta attraversando tutto il paese).
Più avanti, la storia di Al Dura beneficiò di ulteriori aggiornamenti che la resero inverosimile: era impossibile che gli israeliani dalla loro posizione avessero potuto scagliare un colpo capace di colpire il ragazzo. E non aiutava la causa palestinese quel frammento del video, reso noto successivamente, in cui il ragazzo alzava la testa per rendersi conto di cosa stesse succedendo, dopo la sua "morte". Quell'episodio iniziò a risvegliare le coscienze circa l'abitudine dei "giornalisti" filopalestinesi di montare le immagini per simulare situazioni imbarazzanti per Israele, nel tentativo di demonizzare lo stato ebraico.

mercoledì 21 maggio 2014

Ai palestinisti non gliene va bene una

Non è davvero un buon momento per i filopalestinesi, popolari fino a quando non ne sono state svelate menzogne e omissioni. Mentre alle Nazioni Unite si discute il ridimensionamento dei generosi stanziamenti nei confronti dell'UNRWA, che a sua volta gestisce a Gaza e nel West Bank scuole in cui si insegna l'odio nei confronti degli ebrei; in buona parte del mondo arabo si riconosce lo splendore della democrazia israeliana, capace di mandare in galera persino un suo primo ministro. Non è un caso che aumenti in Israele la percentuale di arabi che non ci pensa proprio a rinunciare alla propria cittadinanza, in cambio del passaporto di un futuro, eventuale stato di Palestina.
In queste ore sta emergendo un nuovo caso "Al Durah". Succede che i disordini provocati dai palestinesi durante la ricorrenza della fondazione dello stato di Israele, inducono le forze di sicurezza israeliane - chiamate a garantire appunto l'ordine pubblico in larga parte del West Bank in ossequio agli Accordi di Oslo del 1993, sottoscritti anche dall'OLP - ad intervenire, disperendo la folla riottosa con mezzi non violenti. Una ONG filopalestinese diffonde un filmato, privo di diverse parti, che mostra due individui - appartenenti rispettivamente ad Hamas e al Fatah - accasciarsi improvvisamente al suolo; apparentemente, vittime di colpi di arma da fuoco. Immediate le accuse nei confronti dell'IDF, che rispedisce tutto al mittente, precisando che l'esercito ha in dotazione proiettili di gomma, e evidenziando le notevoli omissioni del filmato. Insomma, tutto fa pensare ad una messinscena, prontamente smascherata. L'IDF ha avviato un'indagine, ma lo scarso interesse indotto dalla denuncia di parte è rivelatore: alla propaganda di Pallywood e alle rivelazioni dei testimoni oculari dalle nostre parti non crede più nessuno.

venerdì 26 luglio 2013

E' allarme ora per il falco-spia sionista

Si arrichisce di una nuova specie animale lo zoo sionista al servizio del Mossad. Israele assalta la vicina Turchia per vie aeree. E lo fa servendosi di una temibile arma: nientepopodimeno che... un falco!
niente sorrisini di compatimento. Dopo gli squali liberati nel mar Morto per colpire il turismo egiziano, dopo il pollo sionista che affama le popolazioni arabe, dopo una serie di varietà del mondo animale con cui il sionismo minaccia l'ordine globale; è la volta del falco. La denuncia proviene dalle islamicissime autorità della Mezzaluna, che hanno catturato uno splendido esemplare di rapace, accusato di lavorare per i servizi segreti israeliani. I valorosi residenti dell'area sorvolata dal malcapitato si sono immediatamente insospettiti osservando la fascetta metallica, recante la scritta "24311 Tel Avivunia Israel", che cingeva la zampa dell'uccello, e lo hanno immediatamente consegnato alle autorità locali.

lunedì 6 maggio 2013

Palestinesi dal cuore tenero?

Chi l'ha detto che gli arabi hanno gioito per la strage di Boston? è vero, ci sono stati festeggiamenti per le strade di Gaza, e possiamo immaginare altrove. Un comportamento macabro che a molti ha ricordato l'esultanza di strada scoppiata alla notizia dell'attentato alle Torri Gemelle. Ma nessuno può essere così cinico e spregevole da credere che tutti gli arabi odino in tal modo gli "infedeli". C'è brava gente anche da queste parti.
Esempio: questi due ragazzini, palestinesi, che hanno inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie americane che hanno pianto le vittime dell'attentato del 15 aprile. Giustamente i simpatizzanti della causa palestinese chiosano: «i bambini palestinesi piangono per la gente di Boston; ma per loro, chi piange?»

venerdì 12 aprile 2013

Ci mancava la macchina del tempo...

Ah! la straordinaria scienza islamica (sciita, eh!)... Dopo aver trovato il rimedio contro il cancro e l'AIDS (o era la calvizie? booh...), dopo aver sconfitto definitivamente l'influenza aviaria; la ricerca iraniana ha partorito una nuova clamorosa scoperta, che annichilirà definitivamente il vetusto "metodo scientifico" occidentale, così poco dipendente dalla Fede.
Il Telegraph di Londra ieri ha riportato una clamorosa notizia: uno scenziato iraniano ha inventato una macchina in grado di prevedere il futuro. La prossima presidentessa degli Stati Uniti, il primo uomo (islamico, s'intende) su Marte, il vincitore dei prossimi Mondiali di calcio e - forse, con un po' di perizia - il prossimo capo del governo in Italia sono facili da prevedere, grazie all'ingegno di Ali Razeghi e al sostegno del "Centro per le Invenzioni Strategiche", finanziato da Teheran. La macchina prevede il futuro dell'individuo «da cinque a otto anni, e con una precisione del 98%».

lunedì 25 marzo 2013

Intolleranza e apartheid

Non riusciamo ancora a distogliere lo sguardo dallo splendore di Yityish Aynaw, la nuova Miss Israele di origine etiope, che un nuovo esempio di rispetto e di integrazione delle minoranze si para davanti ai nostri occhi.
Lina Makhoul, 19 anni, ha appena trionfato nell'edizione 2013 di "The Voice", format canoro olandese. La particolarità? la vincitrice è araba. Un'araba israeliana, come il 20% della popolazione dello stato ebraico. Probabilmente negli stati arabi confinanti una cantante cristiana, o ebrea, o drusa, o di qualunque altra religione, non potrebbe mai esibirsi su un palcoscenico, senza correre rischi per la propria vita. In Israele non è così. E forse è per questo che Gerusalemme rappresenta una spina nel fianco degli stati confinanti: Israele è paladina del rispetto delle minoranze, esempio di tolleranza e di libertà, malvisto da regimi dispotici e oscurantisti.
Mentre Lina trionfava nel reality show canoro, poco lontano Cristiano Ronaldo, delizioso con il suo gioco di gambe quanto maldestro con le sue affermazioni, perdeva la testa commettendo un fallo grossolano. Alla fine dell'incontro Israele-Portogallo, valido per la qualificazione ai Mondiali di Brasile 2014, CR7 ha platealmente rifiutato lo scambio della propria maglia con quella di un avversario. Secondo l'agenzia iraniana Irib, un giornalista di Al Jazeera avrebbe avvicinato il fenomeno in campo chiedendo una localizzazione in tempo reale; al che Ronaldo avrebbe dichiarato di sentirsi in "palestina", e non in Israele.
Sentivamo proprio la mancanza di una prova eclatante di queste manifestazioni di intelligenza. Per conseguire la pace, gli sforzi devono essere molteplici. Serve a poco, se a fronte della tolleranza in Israele, altrove regna l'apartheid.

Aggiornamento: la notizia su CR7 si sta rivelando una bufala. Grazie a Progetto Dreyfus. Meglio così.

II aggiornamento (ore 20 del 26/03). La storiella di Ronaldo che sragiona era una bufala. Probabilmente messa in giro dai soggetti citati o da ambienti ad essi vicini. Perchè? perché CR7 in Israele è stato benissimo. Al punto da rendere disponibile le foto della sua splendida giornata sulle spiagge di Tel Aviv. Un affronto intollerabile per chi è impegnato tutti i giorni a calunniare lo stato ebraico, disinteressandosi di tutto il resto. E siccome era insopportabile l'immagine di un personaggio pubblico che conduceva una vita normale in Israele, ecco che quei mattacchioni ti tirano fuori questa bufala. Ad uso e consumo dei polli. Chicchirichì!

domenica 10 marzo 2013

Un'altra tragedia umanitaria a Gaza

La Striscia di Gaza notoriamente è flagellata da gravi problemi: si fa fatica a trovare batterie per gli esigentissimi iPhone5 di ultima generazione, armi e munizioni arrivano con il contagocce per colpa del blocco marittimo israeliano che peraltro le Nazioni Unite hanno riconosciuto legittimo, gli alberghi a cinque stelle sono sempre affollati malgrado le tariffe praticate, e ora ci si mettono gli egiziani, che inondano i tunnel scavati al confine, e pazienza se nel far questo qualche palestinese muore affogato, o schiacciato dal collasso della galleria (sicuramente farebbe più notizia se i responsabili del tentato omicidio fossero altri).
A queste sciagure bibliche - altro che l'invasione delle locuste che sta flagellando il vicino Israele; e di cui si occupa con morbosa atttenzione la stampa nostrana - se ne aggiunge un'altra: come riferisce Ma'an News Agency, nel mese di febbraio il locale ministero dei trasporti ha ordinato il numero chiuso delle auto importate nella Striscia. Motivazione? il numero eccessivo di autoveicoli che circolano per le strade dell'enclave palestinese. Le cui sofferenze risultano così sempre più indicibili.

venerdì 8 marzo 2013

La vera storia della morte di Omar Misharawi

Hanno diffuso tutti informazioni false (dolorosamente false, per l'ulteriore sangue che è stato versato dopo quella e tante altre come quella mistificazione, NdT): il Washington Post, il Daily Mail, il Sun, il Telegraph, l'Huffington Post, MSN, Yahoo, CBC News, e, ovviamente, la BBC e il Guardian, fra gli altri; hanno accusato Israele di aver sparato un missile, durante la guerra di novembre a Gaza, su una abitazione ad est di Gaza, che avrebbe ucciso un bambino di 11 mesi, figlio del corrispondente della BBC Arabic Jihad Misharawi, nonché sua cognata (anche il fratello di Misharawi sarebbe perito in seguito a causa delle ferite riportate nell'esplosione).