Una delle frodi dell'opinione pubblica più abitualmente perpetrate dai palestinisti, è rappresentata dalla conclamata "pulizia etnica" praticata dagli israeliani ai danni dei palestinesi. Come spesso accade, questa diffamazione è facilmente confutabile con i numeri; davanti ai quali gli spacciatori di patacche possono reagire o nascondendosi dietro la loro mediocrità; o rilanciando tesi ancora più assurde e strampalate, nel tentativo di tramortire il malcapitato osservatore all'oscuro dei fatti.
La menzogna della pulizia etnica nei territori palestinesi è facilmente sconfessabile ricorrendo alle statistiche:
- la popolazione palestinese nel West Bank è passata da 462.000 persone nel 1949 agli attuali 2,5 milioni di individui;
- a Gaza c'erano appena 82 mila palestinesi nel 1949. Oggi sono 1,75 milioni di individui;
È invece la popolazione ebraica a denunciare un sistematico ridimensionamento:
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martedì 19 aprile 2016
sabato 18 luglio 2015
AAA: Cercasi odiatori di Israele (si offre buona paga)
Un'offerta di lavoro che non passa inosservata. Il datore è la "Jewish Voice for Peace" (JVP), un'organizzazione le cui finalità, se non fosse sufficientemente chiaro, sono enfatizzate dalle foglie di ulivo che ne accompagnano il logo. Dunque la JVP assume un "Artist Council Organizer", e offre in cambio di 20 ore di lavoro a settimana, una sontuosa retribuzione: 25.000 dollari all'anno, più «generosi benefici» ed esenzioni fiscali.
Cosa dovrebbe fare il candidato? è semplice: «sollecitare e mobilitare i personaggi dello spettacolo e della cultura nella lotta per la giustizia in Palestina». Sfruttando la loro presa sul pubblico e la rete di relazioni per conseguire gli obiettivi del JVP: spostare l'orientamento dell'opinione pubblica a vantaggio della propaganda filopalestinese (ora è più chiaro per cosa stia la "P" di JVP).
Il generatore professionale di diffamazione nei confronti di Israele non lavora isolato. Al contrario, potrà beneficare del coordinamento di un Consiglio all'uopo istituito, che si occupa delle questioni amministrative, logistiche e di comunicazione con le star dello spettacolo, nonché di organizzare le campagne di boicottaggio culturale ai danni dello stato ebraico.
Cosa dovrebbe fare il candidato? è semplice: «sollecitare e mobilitare i personaggi dello spettacolo e della cultura nella lotta per la giustizia in Palestina». Sfruttando la loro presa sul pubblico e la rete di relazioni per conseguire gli obiettivi del JVP: spostare l'orientamento dell'opinione pubblica a vantaggio della propaganda filopalestinese (ora è più chiaro per cosa stia la "P" di JVP).
Il generatore professionale di diffamazione nei confronti di Israele non lavora isolato. Al contrario, potrà beneficare del coordinamento di un Consiglio all'uopo istituito, che si occupa delle questioni amministrative, logistiche e di comunicazione con le star dello spettacolo, nonché di organizzare le campagne di boicottaggio culturale ai danni dello stato ebraico.
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mercoledì 24 giugno 2015
Messaggio per i palestinesi: tranquilli, il vostro amico terrorista sta bene
Il Ramadan si macchia ancora di sangue. Qualche giorno fa un giovane terrorista palestinese, proveniente da Hebron, ha tentato di uccidere un militare israeliano, che stazionava nei pressi della Porta di Shchem (Porta di Damasco secondo la toponomastica araba), attraversata da migliaia di fedeli musulmani; ferendolo gravemente al collo con un grosso coltello. Fortunatamente il malcapitato, prontamente soccorso, è fuori pericolo di vita. Immediato l'intervento delle forze di sicurezza, che hanno neutralizzato il palestinese, protagonista dell'ennesimo episodio di criminalità a Gerusalemme. L'ONU, con il suo fragoroso silenzio, evidentemente approva.
Immediata la sequenza di contumelie sui siti simpatizzanti per la causa terroristica: «maledetti sionisti», «razza umana schifosa», «bastardi» gli epiteti più facilmente riportabili. Le foto divulgate riportano alcune stranezze - una vistosa ferita sulla coscia sinistra, evidente dalla lacerazione del jeans; ma lo strappo sulla maglia non evidenzia alcuna perdita di sangue, che appare invece più in alto; ma soprassediamo: lasciamo l'investigazione agli amici specializzati nello smascheramento delle bufale di Pallywood.
Immediata la sequenza di contumelie sui siti simpatizzanti per la causa terroristica: «maledetti sionisti», «razza umana schifosa», «bastardi» gli epiteti più facilmente riportabili. Le foto divulgate riportano alcune stranezze - una vistosa ferita sulla coscia sinistra, evidente dalla lacerazione del jeans; ma lo strappo sulla maglia non evidenzia alcuna perdita di sangue, che appare invece più in alto; ma soprassediamo: lasciamo l'investigazione agli amici specializzati nello smascheramento delle bufale di Pallywood.
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lunedì 6 ottobre 2014
Gli 8 fallimenti epici più clamorosi (e diffusi) di Pallywood
Di tanto in tanto capita di ritrovarsi nella propria casella di posta elettronica, nella timeline di Facebook, o sotto forma di tweet, una immagine che "inequivocabilmente" testimonierebbe a turno la natura razzista di Israele, l'apartheid vigente nello stato ebraico, l'espansionismo colonialista di Gerusalemme, o la prova evidente che la Palestina sia realmente esistente; addirittura prima del 1948. Non è difficile sbugiardare queste manifestazioni di ignoranza o mala fede; ma dobbiamo essere grati al sito Israellycool per averne raccolte quelle più eclatanti, e al tempo stesso più gustose da smascherare.
Pronti per la hit parade degli scivoloni di Pallywood? partiamo!...
8) La lettera di Einstein
Ti ho beccato, sionista! La prova inconfutabile che lo scienziato più autorevole del Ventesimo Secolo, il professor Albert Einstein, egli stesso ebreo, fosse anti-israeliano. Biasima i terroristi ebrei «dei nostri stessi ranghi» per condannare la Palestina per sempre. Da notare che cita esplicitamente la "Palestina"!
Pronti per la hit parade degli scivoloni di Pallywood? partiamo!...
8) La lettera di Einstein
Ti ho beccato, sionista! La prova inconfutabile che lo scienziato più autorevole del Ventesimo Secolo, il professor Albert Einstein, egli stesso ebreo, fosse anti-israeliano. Biasima i terroristi ebrei «dei nostri stessi ranghi» per condannare la Palestina per sempre. Da notare che cita esplicitamente la "Palestina"!
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martedì 30 settembre 2014
Il piccolo Mohammed e la propaganda palestinese senza pudore
Mohammed Al-Farra è un bambino che sta per compiere 5 anni. Ha due problemi: è nato nella Striscia di Gaza, e tutti sappiamo le difficoltà che ciò comporta. Ma si potrebbe sorvolare sul dominio oppressivo di Hamas, se non fosse che il piccolo è affetto dalla nascita da una malattia genetica che ha reso necessaria l'amputazione di ambo gli arti. Ad un certo punto è stato abbandonato dai genitori, e dalle autorità sanitarie, che a Gaza sono più intente a diffondere statistiche farlocche, che a preoccuparsi della salute del propri cittadini.
Così, Mohammed è stato accolto e adottato dall'ospedale pediatrico di Safra a Ramat Gan, Israele. Il Borghesino ne ha parlato a maggio dell'anno scorso, e anche l'amica Barbara ha riportato sul suo blog la vicenda, rilanciando la notizia pubblicata in Italia dal Messaggero.
Una delle tante storie di amore e dedizione al prossimo, che imbarazza gli odiatori di Israele. Lo stato ebraico cura ogni giorno diecine di palestinesi - bambini, in particolare - dal comune cittadino al parente vicino dell'autorità politica più elevata della Striscia di Gaza. Problematico vomitare sentenze di morte nei confronti degli ebrei, e al tempo stesso sfruttarne le indubbie eccellenze sanitarie; ma gli odiatori a tempo pieno non si fanno scrupoli di contraddizione e schizofrenia: tanto chi mai lo verrà a sapere? chi ne denuncerà il comportamento obbrobrioso?
Bene. Cosa c'è di peggio dell'omissione? la mistificazione. Così, una notizia passata in cavalleria più di un anno fa, è riesumata e violentata e vivisezionata ad uso e consumo degli antisemiti. Il povero Mohammed, che ogni giorno ringrazia gli israeliani per le amorevoli cure che ha ricevuto, è strumentalizzato e presentato come vittima delle "centinaia di bambini di Gaza resi disabili dal conflitto di questa estate". Ci vuole molto pelo sullo stomaco per rovesciare la realtà; ma l'esercizio deve risultare agevole a queste canaglie e gradito ai loro seguaci, se è vero che il sito di propaganda filopalestinese ha beneficiato nella fattispecie di oltre 11.000 gradimenti, ed è stato retwittato 181 volte. Una rapida ricerca sul social network dei 140 caratteri conferma la presenza della foto del fanciullo in diecine di account di sostegno alla "causa palestinese", dove la notizia è ovviamente stravolta e presentata oggi in guisa vergognosamente diversa da quella reale di un anno fa.
A corto di materiale propagandistico proveniente da Siria e Iraq, i fanatici sostenitori di Hamas non si sono fatti scrupoli nel rivolgersi addirittura ad Israele per saccheggiarne le informazioni, deformandole in modo spregiudicato. C'è chi abboccherà a questa calunniosa quanto dettagliata ricostruzione.
Così, Mohammed è stato accolto e adottato dall'ospedale pediatrico di Safra a Ramat Gan, Israele. Il Borghesino ne ha parlato a maggio dell'anno scorso, e anche l'amica Barbara ha riportato sul suo blog la vicenda, rilanciando la notizia pubblicata in Italia dal Messaggero.
Una delle tante storie di amore e dedizione al prossimo, che imbarazza gli odiatori di Israele. Lo stato ebraico cura ogni giorno diecine di palestinesi - bambini, in particolare - dal comune cittadino al parente vicino dell'autorità politica più elevata della Striscia di Gaza. Problematico vomitare sentenze di morte nei confronti degli ebrei, e al tempo stesso sfruttarne le indubbie eccellenze sanitarie; ma gli odiatori a tempo pieno non si fanno scrupoli di contraddizione e schizofrenia: tanto chi mai lo verrà a sapere? chi ne denuncerà il comportamento obbrobrioso?
Bene. Cosa c'è di peggio dell'omissione? la mistificazione. Così, una notizia passata in cavalleria più di un anno fa, è riesumata e violentata e vivisezionata ad uso e consumo degli antisemiti. Il povero Mohammed, che ogni giorno ringrazia gli israeliani per le amorevoli cure che ha ricevuto, è strumentalizzato e presentato come vittima delle "centinaia di bambini di Gaza resi disabili dal conflitto di questa estate". Ci vuole molto pelo sullo stomaco per rovesciare la realtà; ma l'esercizio deve risultare agevole a queste canaglie e gradito ai loro seguaci, se è vero che il sito di propaganda filopalestinese ha beneficiato nella fattispecie di oltre 11.000 gradimenti, ed è stato retwittato 181 volte. Una rapida ricerca sul social network dei 140 caratteri conferma la presenza della foto del fanciullo in diecine di account di sostegno alla "causa palestinese", dove la notizia è ovviamente stravolta e presentata oggi in guisa vergognosamente diversa da quella reale di un anno fa.
A corto di materiale propagandistico proveniente da Siria e Iraq, i fanatici sostenitori di Hamas non si sono fatti scrupoli nel rivolgersi addirittura ad Israele per saccheggiarne le informazioni, deformandole in modo spregiudicato. C'è chi abboccherà a questa calunniosa quanto dettagliata ricostruzione.
lunedì 2 giugno 2014
La propaganda palestinese ha perso il suo tocco magico?
di Dexter Van Zile*
Soltanto dieci anni fa la propaganda palestinese architettò una delle più grandi truffe dell'era moderna: convinsero persone altrimenti ragionevoli che la colpa della "seconda intifada" era da far ricadere su Israele, e che l'antisemitismo palestinese era una conseguenza - e non una causa - delle loro sofferenze.
In parte questo raggiro fu architettato trasmettendo le immagini di Mohammad Al Durah, un ragazzo palestinese che si disse fosse stato ucciso nel 2000 dagli israeliani nell'ambito di un conflitto a fuoco con i palestinesi. Il video diffuso lasciava intendere che Al Dura fosse morto, e che fosse colpa dell'IDF: ciò consegnò all'opinione pubblica - e agli europei, in particolare - il pretesto occorrente per credere che gli israeliani non fossero diversi dai nazisti che ammazzavano i bambini, e che pertanto non erano più meritevoli delle simpatie beneficiate a causa dell'Olocausto (non è un caso che in Francia, dove fu montato il video della presunta uccisione di Al Dura, oggi sperimenta un esodo senza precedenti di ebrei, in fuga dall'odio antisemita che sta attraversando tutto il paese).
Più avanti, la storia di Al Dura beneficiò di ulteriori aggiornamenti che la resero inverosimile: era impossibile che gli israeliani dalla loro posizione avessero potuto scagliare un colpo capace di colpire il ragazzo. E non aiutava la causa palestinese quel frammento del video, reso noto successivamente, in cui il ragazzo alzava la testa per rendersi conto di cosa stesse succedendo, dopo la sua "morte". Quell'episodio iniziò a risvegliare le coscienze circa l'abitudine dei "giornalisti" filopalestinesi di montare le immagini per simulare situazioni imbarazzanti per Israele, nel tentativo di demonizzare lo stato ebraico.
Soltanto dieci anni fa la propaganda palestinese architettò una delle più grandi truffe dell'era moderna: convinsero persone altrimenti ragionevoli che la colpa della "seconda intifada" era da far ricadere su Israele, e che l'antisemitismo palestinese era una conseguenza - e non una causa - delle loro sofferenze.
In parte questo raggiro fu architettato trasmettendo le immagini di Mohammad Al Durah, un ragazzo palestinese che si disse fosse stato ucciso nel 2000 dagli israeliani nell'ambito di un conflitto a fuoco con i palestinesi. Il video diffuso lasciava intendere che Al Dura fosse morto, e che fosse colpa dell'IDF: ciò consegnò all'opinione pubblica - e agli europei, in particolare - il pretesto occorrente per credere che gli israeliani non fossero diversi dai nazisti che ammazzavano i bambini, e che pertanto non erano più meritevoli delle simpatie beneficiate a causa dell'Olocausto (non è un caso che in Francia, dove fu montato il video della presunta uccisione di Al Dura, oggi sperimenta un esodo senza precedenti di ebrei, in fuga dall'odio antisemita che sta attraversando tutto il paese).
Più avanti, la storia di Al Dura beneficiò di ulteriori aggiornamenti che la resero inverosimile: era impossibile che gli israeliani dalla loro posizione avessero potuto scagliare un colpo capace di colpire il ragazzo. E non aiutava la causa palestinese quel frammento del video, reso noto successivamente, in cui il ragazzo alzava la testa per rendersi conto di cosa stesse succedendo, dopo la sua "morte". Quell'episodio iniziò a risvegliare le coscienze circa l'abitudine dei "giornalisti" filopalestinesi di montare le immagini per simulare situazioni imbarazzanti per Israele, nel tentativo di demonizzare lo stato ebraico.
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sabato 28 dicembre 2013
Gesù il palestinese
Bizzarro e grottesco che gli ebrei siano rimasti gli unici a difendere Gesù - nato ebreo, discendente da David, circonciso all'ottavo giorno come la Bibbia prescrive, crocifisso come «il Re degli Ebrei», e che perdipiù fece visita al Tempio di Gerusalemme (quello che per i palestinesti non sarebbe mai esistito), dal quale scacciò i "mercanti" - dall'indicazione di essere "palestinese"; mossagli dai musulmani, che da quelle parti sono arrivati sei secolo dopo la sua morte. Mentre i palestinesi sono stati inventati da Arafat nel 1964.
Saranno molto indignati, per questo, i cristiani. Ma non lo danno molto a vedere.
Forse perché i musulmani trasmettono loro calore, bruciandone le chiese e brutalizzandone i fedeli? (come ha timidamente ricordato Bergoglio a Natale?)
Sta di fatto che adesso fornisce il suo contributo anche il fantomatico sindaco di Ramallah, quella città palestinese il cui ordine pubblico è garantito da un efficiente servizio d'ordine municipale che preleva i malcapitati ebrei e li conduce alla più vicina stazione di polizia, dove subiscono adeguato trattamento.
Saranno molto indignati, per questo, i cristiani. Ma non lo danno molto a vedere.
Forse perché i musulmani trasmettono loro calore, bruciandone le chiese e brutalizzandone i fedeli? (come ha timidamente ricordato Bergoglio a Natale?)
Sta di fatto che adesso fornisce il suo contributo anche il fantomatico sindaco di Ramallah, quella città palestinese il cui ordine pubblico è garantito da un efficiente servizio d'ordine municipale che preleva i malcapitati ebrei e li conduce alla più vicina stazione di polizia, dove subiscono adeguato trattamento.
martedì 15 ottobre 2013
L'uso palestinese della propaganda
Un bambino del Mississipi punito platealmente a scuola per non aver indossato la divisa d'ordinanza dell'istituto. Un esempio di "cattiva scuola", che avrebbe guadagnato a fatica un trafiletto delle pagine interne delle gazzette locali; se non fosse per quella immagine dolorosa e inquietante di un adolescente che esibisce delle raccapriccianti manette. Ma anche in questo caso, al massimo l'effigie avrebbe toccato in Italia il MOIGE; se non fosse che qualcuno coglie al volo l'occasione, e presenta l'immagine come quella di un bambino palestinese, detenuto nelle carceri israeliane. Aggiungendo: «Questa è l'età dei bambini palestinesi prigionieri; è democrazia questa?» (grazie a "Sionismo: istruzioni per l'uso", per la segnalazione).
Questo ennesimo esempio di mistificazione ad uso e consumo di un pubblico particolarmente orientato verso la creduloneria quando si tratta di diffamare Israele, di cui abbiamo avuto ampie manifestazioni durante l'operazione "Pillar of Defense" - durante la quale immagini strazianti di bambini siriani vittima del regime di Assad, erano spacciate come realizzate a Gaza - rilancia il problema della propaganda palestinese. Che non si fa scrupolo nel distorcere la verità, nell'inventare di sana pianta falsificazioni, nell'estrapolare grettamente dal contesto - ci sono adolescenti arrestati; ma sono i medesimi che pochi istanti prima, già abbastanza adulti da scagliare oggetti contundenti, attentano alla vita di malcapitati e innocenti civili - e nell'omettere colpevolmente particolari rivelatori. Come sempre, la responsabilità di una condotta esecrabile è condivisa da una platea troppo intenta ad ammirare il proprio ombellico, da non voler scorgere la verità con una minima dose di ragionevolezza e buon senso. In questo contesto la dirigenza palestinese ci sguazza; potendo continuare indisturbata ad attingere a generosi finanziamenti occidentali, a rubare, a corrompere, ad amministrare in modo inefficiente, a perpetrarsi e ad ammassare ricchezze a discapito degli stessi palestinesi.
Questo ennesimo esempio di mistificazione ad uso e consumo di un pubblico particolarmente orientato verso la creduloneria quando si tratta di diffamare Israele, di cui abbiamo avuto ampie manifestazioni durante l'operazione "Pillar of Defense" - durante la quale immagini strazianti di bambini siriani vittima del regime di Assad, erano spacciate come realizzate a Gaza - rilancia il problema della propaganda palestinese. Che non si fa scrupolo nel distorcere la verità, nell'inventare di sana pianta falsificazioni, nell'estrapolare grettamente dal contesto - ci sono adolescenti arrestati; ma sono i medesimi che pochi istanti prima, già abbastanza adulti da scagliare oggetti contundenti, attentano alla vita di malcapitati e innocenti civili - e nell'omettere colpevolmente particolari rivelatori. Come sempre, la responsabilità di una condotta esecrabile è condivisa da una platea troppo intenta ad ammirare il proprio ombellico, da non voler scorgere la verità con una minima dose di ragionevolezza e buon senso. In questo contesto la dirigenza palestinese ci sguazza; potendo continuare indisturbata ad attingere a generosi finanziamenti occidentali, a rubare, a corrompere, ad amministrare in modo inefficiente, a perpetrarsi e ad ammassare ricchezze a discapito degli stessi palestinesi.
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