mercoledì 24 giugno 2015

Messaggio per i palestinesi: tranquilli, il vostro amico terrorista sta bene

Il Ramadan si macchia ancora di sangue. Qualche giorno fa un giovane terrorista palestinese, proveniente da Hebron, ha tentato di uccidere un militare israeliano, che stazionava nei pressi della Porta di Shchem (Porta di Damasco secondo la toponomastica araba), attraversata da migliaia di fedeli musulmani; ferendolo gravemente al collo con un grosso coltello. Fortunatamente il malcapitato, prontamente soccorso, è fuori pericolo di vita. Immediato l'intervento delle forze di sicurezza, che hanno neutralizzato il palestinese, protagonista dell'ennesimo episodio di criminalità a Gerusalemme. L'ONU, con il suo fragoroso silenzio, evidentemente approva.
Immediata la sequenza di contumelie sui siti simpatizzanti per la causa terroristica: «maledetti sionisti», «razza umana schifosa», «bastardi» gli epiteti più facilmente riportabili. Le foto divulgate riportano alcune stranezze - una vistosa ferita sulla coscia sinistra, evidente dalla lacerazione del jeans; ma lo strappo sulla maglia non evidenzia alcuna perdita di sangue, che appare invece più in alto; ma soprassediamo: lasciamo l'investigazione agli amici specializzati nello smascheramento delle bufale di Pallywood.

Quello che immediatamente colpisce è la pronta conclusione della prima ora: il terrorista sarebbe stato «assassinato». Sarebbe insomma morto, per il cordoglio generalizzato di chi si addolora per le sorti della famiglia che lascerebbe (ma non era «giovanissimo»??) Spiacerà a molti constatare che a morire non sia stato l'israeliano, malgrado le intenzioni dell'attentatore e il mezzo utilizzato dal palestinese. Ma vorremmo tranquillizzare gli amici palestinesi: malgrado quanto riportato dalla propaganda - ufficiale e non ufficiale - il giovane non è morto, non è stato abbandonato al suo peraltro poco apprezzabile destino; ma è in buone condizioni, e risulta in cura presso lo Shaare Zedek Medical Center; per una curiosa attitudine degli israeliani a prendersi cura anche dei propri nemici.
Legittima preoccupazione, invece, per la qualità del sistema sanitario palestinese. Non solo il "ministero della Salute" di Gaza, gestito direttamente dagli uomini di Hamas, stampa e inoltra le veline all'ONU, che ne fa immediata materia prima per le sue mirabolanti inchieste; ma vanta medici che non sono neanche capaci di stabilire se un soggetto sia o meno privo di vita. Si capisce da questo quanta credibilità abbiano le statistiche "ufficiali" fornite ai media e al Palazzo di Vetro...


H/t: Israellycool.

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