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venerdì 26 aprile 2013

La BBC fa pubblica ammenda sulla Freedom Flotilla

In sordina, la BBC fa un mezzo passo indietro a proposito della copertura dell'incidente di due anni fa al largo delle coste di Gaza, quando la Mavi Marmara tentò di forzare il blocco navale imposto dal governo israeliano per prevenire la fornitura di armi e munizioni ai terroristi di Hamas che dal 2007 governano la Striscia.
Quel blocco è stato giudicato legittimo da una commissione delle Nazioni Unite appositamente istituita; ma nei giorni immediatamente successivi alla vicenda non mancarono aspre polemiche, alimentate da una stampa disorientata dai dispacci dei militanti dell'IHH, che armò la spedizione, in spregio al diritto internazionale, e che risulta non a caso affiliata all'ISM, organizzazione filoislamica collegata proprio ad Hamas.

giovedì 4 aprile 2013

Lanciare pietre è pericoloso e censurabile; ma non quando le vittime sono israeliane

Ieri il quotidiano arabo in lingua ebraica Haaretz, pubblicato in Israele e disponibile anche in versione inglese, ha ospitato un articolo ripugnante in cui una specie di giornalista ha fornito patente di legittimità a coloro che bersagliano autoveicoli in transito per i territori palestinesi; meglio se condotti da israeliani. Questo, a poche ore dalla condanna di Waal al-Arja of Halhoul, che un anno e mezzo fa ha colpito con una pietra l'auto di Asher Palmer, nei pressi dell'insediamento di Kiryat Arba nel West Bank, cagionando la morte del conducente e di suo figlio di un anno; e a tre settimane dal tragico incidente in cui un veicolo pesante, colpito da un'altra pietra, ha travolto il mezzo su cui viaggiava Adva Bitton, la cui figlia, Adele, di tre anni, lotta tuttora con la morte in un letto di ospedale.

sabato 29 settembre 2012

Nuovo "epic fail" del Guardian

Malgrado le pesanti perdite (44 milioni di sterline) sopportate nel 2011, e la prospettiva di dolorosi tagli al personale, la linea editoriale del britannico Guardian continua ad essere improntata ad una sistematica distorsione della realtà. Piuttosto che riportare i fatti, il quotidiano fornisce una propria visione, spesso poggiata su fonti parziali e piuttosto discutibili. Vistosa l'emorragia di lettori, ma ciò non sta impedendo di proseguire nella mistificazione della realtà.
L'atteggiamento del Guardian nei confronti della questione mediorientale è esemplare. Il quotidiano progressista non esita a prendere per buone le testimonianze di fonti smaccatamente filopalestinesi, negando alla controparte una replica che metterebbe in luce la discutibilità di quanto riportato. Talvolta però persone di buona volontà impongono una revisione dei contenuti, a cui segue la sofferta smentita.
Di recente il Guardian è stato costretto a chiarire un articolo dello scorso maggio, in cui sosteneva che l'equipaggio a bordo della Mavi Marmara, l'imbarcazione dell Freedom Flotilla (armata dall'IHH, un'organizzazione turca vicina all'ISM, a sua volta con profondi legami con i terroristi di Hamas) era disarmato, quando fu raggiunto dalle forze di sicurezza israeliane che intendevano impedire il tentativo di forzatura del blocco navale al largo delle coste di Gaza. Un blocco pienamente legittimo, secondo il diritto internazionale.

La commissione Palmer, istituita dalle Nazioni Unite, ha appurato che l'equipaggio a bordo della Mavi Marmara era in effetti armato di coltelli, bastoni metallici, catene e fionde. Filmati, diffusi dall'esercito israeliano, mostravano i militanti colpire violentemente i soldati israeliani una volta che questi salirono a bordo della Mavi Marmara. Ma queste evidenze furono taciute a maggio dal Guardian, che si è visto citare in giudizio da un lettore, assistito da una associazione americana per i diritti civili, la quale ha fatto appello al Press Complaints Commission, l'autorità britannica di controllo dell'operato equo della stampa.
La PCC ha riconosciuto che l'articolo in questione era "impreciso e fuorviante", evidenziando come non corrispondesse a realtà l'affermazione secondo cui i passeggeri della Mavi Marmara fossero disarmati: una affermazione che induceva il lettore a trarre conclusioni errate sull'andamento dei fatti. Il Guardian è stato così costretto a pubblicare una rettifica nella versione online del quotidiano.
Trattasi dello stesso quotidiano che di recente è stato colto in errore, quando ha indicato in Tel Aviv la capitale di Israele, salvo in seguito ritornare sui propri passi con analoghe modalità.

mercoledì 7 settembre 2011

Israele poteva scegliersi meglio i suoi vicini, no?



L'ascesa dei Fratelli Musulmani in Egitto e la minaccia di rivedere il trattato di pace; la politica repressiva di Assad in Siria; i continui e quotidiani attacchi palestinesi dalla Striscia di Gaza e la retorica antisionista a Ramallah; ora Erdogan che alza i toni dopo lo smacco subito con il rapporto ONU redatto da Sir Palmer, che ha confermato la piena legittimità del blocco navale al largo di Gaza, negando che vi sia alcuna emergenza umanitaria, e sottolineando la natura tutt'altro che pacifica dei militanti della Freedom Flottilla (organizzata dall'IHH - affiliata ad Al Qaeda - e sponsorizzata proprio dalla Turchia). Non si può certo dire che sia un momento sereno per Israele, che al pari dei parenti non ha facoltà di scelta dei propri vicini.
Grottesco il comportamento di Erdogan, che sta cancellando la laicità dello stato fortemente voluta da Ataturk, ridimensionando il contro-potere dei militari e mettendo a tacere ogni opposizione, anche quella letteraria e culturale. La Turchia occupa da quasi quarant'anni metà di uno stato membro dell'Unione Europea, si vanta di trucidare centinaia di curdi mediante invasioni vere e proprie dello spazio aereo iraqeno, non ha nulla da dire a proposito del genocidio degli armeni; e si permette di dare voti al comportamento del governo israeliano, pretendendo richieste di scuse (e di cospicui indennizzi) per l'incidente provocato della Mavi Marmara.
Sullo sfondo una ONU sempre più autoreferenziale, svuotata di ogni autorevolezza, a maggioranza musulmana. Difficile fornire credibilità ad una istituzione oramai nobile decaduta, dove i dittatori di mezzo mondo sono liberi di guadagnare la ribalta globale con farneticazioni antisemite, e dove gli stati della peggiore specie siedono nelle commissioni per i diritti umani e delle donne, salvo mutilare, lapidare, torturare e segregare le medesime a casa propria.

mercoledì 29 giugno 2011

Raccomandazione: FlottillaFacts.com

Dal nuovo sito Flottilla Facts:

- Israele offrì di ancorare le navi nel porto di Ashdod per poi trasferire il loro contenuto a Gaza. La proposta fu fatta ripetutamente. 5 navi accettarono la proposta ed il loro contenuto fu portato a riva intatto. La sesta nave rifiutò.

- La sesta nave – la turca Mavi Marmara – fu l’unica dove la violenza ebbe luogo.

- Armati di coltelli e spranghe di metallo, quelli a bordo delMarmara fecero violenze pre-pianificate. Una folla di estremisti attaccò ogni soldato israeliano. Un soldato fu gettato fuori dal ponte superiore della nave.

- L’imbarcazione Turca fu inviata per provocare. Fu finanziata ed organizzata da una organizzazione Turca islamica – The Turkish Humanitarian Relief Foundation (IHH) – che ha legami ad organizzazioni fondamentaliste della Jihad.

- Israele trasferisce ca 15.000 tonnellate di rifornimenti e aiuti umanitari ogni settimana alla popolazione di Gaza.

- Israele ha offerto di trasferire ogni aiuto umanitario contenuto sulle navi, oltre alla propria consegna quotidiana di aiuti.

- Israele lasciò Gaza nel 2005 sperando nella pace, ma invece ha ricevuto fino ad adesso più di 8.000 razzi ed attacchi terroristici. Israele ha cercato la pace ed un compromesso con i suoi vicini per tutti i suoi 63 anni, e continuerà a farlo.

- Hamas è responsabile delle sofferenze sia dei palestinesi che degli israeliani. Il loro "credo" razzista chiama alla dominazione islamica. La loro posizione rimane immutata, e reprime ogni palestinese che provi a contrastare il loro regime.

martedì 21 giugno 2011

Il governo unitario palestinese fallisce ancor prima di nascere



Si avvia allo sfaldamento l'accordo fra Hamas - che governa la Striscia di Gaza dal 2006, dopo un colpo di stato con cui ha esautorato l'ANP di Abu Mazen - e l'Autorità Palestinese che governa la Cisgiordania da Ramallah.
Le discussioni circa il nuovo governo unitario si sono arenate sul nome del premier. Il candidato di Abu Mazen non è stato ritenuto idoneo da Hamas, in quanto "troppo moderato".
Sullo sfondo c'è sempre la diversa visione dei rapporti con Israele. Abu Mazen appare ancora disposto ad intavolare negoziati di pace, evitando se possibile una dichiarazione unilaterale di indipendenza a settembre presso le Nazioni Unite, che straccerebbe gli Accordi di Oslo, e i benefici per i palestinesi che quel Trattato ha garantito. Hamas invece appare ancora decisa a dare seguito al suo statuto, che addirittura nega l'esistenza stessa di Israele, e prevede l'uso della violenza nei confronti del popolo israeliano (uso di cui si fa impiego quotidiano mediante i razzi e i colpi di mortaio sparati dalla Striscia di Gaza nei confronti delle città meridionali di Israele).
La "divergenza di vedute" nei confronti di Israele si complica alla luce dei rapporti con lo sponsor finanziario e bellico di Hamas: il governo di Teheran - dove peraltro si sta consumando un'accesa lotta fra il "moderato" Ahmadinejad, e il fondamentalismo della guida spirituale Khamenei. Oggi Abu Mazen si sarebbe diretto verso la Turchia, che sta rivedendo i propri rapporti con la confinante Siria, alleata dell'Iran. Un riavvicinamento fra Turchia e Israele (che fino a poco tempo fa svolgevano esercitazioni militari congiunte) riavvicinerebbe l'autorità palestinese di Abu Mazen alla prima - con l'IHH turca che negli ultimi giorni ha ritirato il proprio contingente, inclusa la Mavi Marmara, dalla Freedom Flottila che tenterà provocatoriamente una nuova forzatura del blocco navale di Gaza; con Hamas che invece confermerebbe i legami con Siria e soprattutto Iran.
L'unità fra le due fazioni palestinesi che avrebbero dovuto dare vita ad un nuovo stato appare sempre più un miraggio...

venerdì 17 giugno 2011

E lo potevate dire prima che non era una missione umanitaria!...



Dunque a quanto pare alla fine del mese la seconda edizione della "Freedom Flottilla", che l'anno scorso cercò di forzare il blocco navale posto in essere davanti alle coste di Gaza, farà a meno della nave simbolo: la Mavi Marmara; pare per "motivi tecnici".
Ciò non impedirà ad altre navi di essere armate e di partire alla volta del Mediterraneo orientale. Ma senza il contributo dell'IHH, la ONG turca filo-palestinese e legata ad Al Qaeda, che si dice ora impegnata ad assistere i profughi siriani in fuga verso la Turchia dal regime sanguinario di Assad. D'altro canto, dicono loro, a Gaza non c'è più ormai un'emergenza umanitaria.

Militanti legati all'organizzazione che lo scorso anno tentò di sbarcare illegalmente a Gaza hanno affermato che ciò non li dissuaderà dal tentare un'altra forzatura del blocco deciso da Israele per impedire che armi e munizioni giungano al regime estremista di Hamas. Dicono che il reale obiettivo non era quello di portare cibo, medicinali e aiuti umanitari ai palestinesi - che in effetti ricevono quotidianamente tonnellate di questi generi dai varchi di Erez al confine con Israele e Rafah al confine con l'Egitto. D'altro canto, i medicinali e i generi alimentari che l'anno scorso sono stati rinvenuti all'interno delle navi sequestrati erano perlopiù scaduti o inutilizzabili.

Dicono questi "galantuomini" che il reale scopo è quello di "denunciare l'«occupazione israeliana»".
Forse è persino inutile ricordare loro che Israele ha abbandonato unilateralmente la Striscia di Gaza da ben sei anni, e che questa terra è amministrata (non certo democraticamente: con un colpo di stato) dal movimento palestinese Hamas dal 2006: cioé da cinque anni.
E possiamo stare sicuri che c'è ancora qualcuno in giro che crede che la Striscia di Gaza sia ancora occupata...

mercoledì 15 giugno 2011

L'IHH rinuncia?



Buone notizie giungono dal Medio Oriente: l'organizzazione turca IHH, con legami con Al Qaeda, e dichiarata terroristica dall'Unione Europea, ha affermato che potrebbe rivedere i piani per un secondo tentativo di forzatura del blocco navale esistente davanti alle coste di Gaza, per impedire che i terroristi di Hamas ricevano armi dall'esterno.
La "flottiglia" sarebbe composta da 15-20 navi, provenienti da tutto il mondo, che si dovrebbero incontrare in acque internazionali nei pressi di Cipro, prima di muovere verso oriente.

Secondo gli organizzatori la decisione di rinunciare a questo nuovo attacco sarebbe legata agli sviluppi in Siria. Ma probabilmente gioca a sfavore anche il comportamento della Turchia nei confronti del genocidio perpetrato dal regime di Assad, con il ministro degli Esteri turco che avrebbe suggerito all'IHH di attendere gli effetti dell'apertura del valico di Rafah.

Nel frattempo l'esercito israeliano avvierà oggi un programma di esercitazioni, atto a contrastare con successo ogni tentativo di forzatura del blocco navale al largo delle coste di Gaza. E' il caso di ricordare che nella Striscia giungono pressoché quotidianamente cibo, medicinali e generi di prima necessità attraverso il varco di Erez al confine con Israele.
Il governo di Gerusalemme si è offerto di trasportare a Gaza tutti i generi alimentari e sanitari che saranno inviati da qualsiasi organizzazione pacifica internazionale, con esclusione di armi e munizioni. L'IHH si è rifiutata di prendere in considerazione tale ipotesi.
Il blocco navale infine è legittimo, secondo il diritto internazionale.

giovedì 9 giugno 2011

Pacifisti... con la pistola



Un quotidiano israeliano questa mattina mostra alcune foto scattate a bordo della "Mani Marmara", che faceva parte della flottiglia che quasi un anno fa ha tentato di forzare il blocco navale davanti alle coste della Striscia di Gaza.

Uno dei membri dell'equipaggio impugna un'arma da fuoco automatica.

mercoledì 8 giugno 2011

Freedom Flottilla: terroristi in arrivo



E' il caso di ricordare ai distratti che l'organizzazione turca IHH, sostenuta dagli integralisti islamici di Hamas, e sponsor della "Freedom Flottilla" che a fine mese tenterà nuovamente di forzare il blocco navale davanti alle coste di Gaza; è stata inserita dall'UE fra le organizzazioni terroristiche. Presumibilmente, dopo aver esaminato la lista dell'equipaggio, l'effettivo comportamento (non quello mistificato dai media dopo aver ascoltato le fonti di parte) e le stive delle navi in questione.
Giova altresì ricordare che cibo, medicinali e generi di prima necessità affluiscono quasi quotidianamente da Israele a Gaza mediante il valico di Erez, e che i viveri e medicinali che assieme ad armi e munizioni erano trasportati dalla Mavi Marmara un anno fa erano scaduti e perlopiù inutilizzabili.
Secondo il diritto internazionale, inoltre, il blocco navale è pienamente legittimo.

venerdì 15 aprile 2011

Il Corriere sull'assassinio di Arrigoni tocca il fondo



Dispiace davvero vedere come si è ridotto il Corriere della Sera. Il profilo romanzato dell'attivista italiano da parte di Battistini è un vero oltraggio alla verità e alla ragione. Si può tollerare che simili baggianate le scriva il manifesto. Ma non l'ex primo giornale italiano.

Distorsioni, omissioni, superficialità e voli pindarici abbondano. A partire dal titolo, che riporta una inesattezza, la cui comprensione fra virgolette non basta a ridimensionarne il significato.

Vik, la voce della Striscia

contro l'«assedio» di Israele



Assedio? Gaza è autonoma e indipendente dal 2005, quando Israele ha deciso unilateralmente di lasciare la Striscia. E forse ha fatto male, visto che nel 2007 Gaza è stata catturata da un colpo di stato dell'organizzazione terroristica Hamas, che la "governa" con la forza.

A Gaza non c'è nessun israeliano. Tranne speriamo il povero Gilad Shalit, soldato catturato in Israele quasi cinque anni fa dai miliziani palestinesi.

L'unico contatto fra Gaza e Israele è il confine a nord. Così come l'unico contatto fra Gaza ed Egitto è il confine a sud. Entrambi presidiati: non si entra e non si esce liberamente. Come accade fra Italia e Svizzera.

Chi da Gaza vuole recarsi in Israele deve dimostrare di non portare con se' armi. Cosa che invece spesso e volentieri succede(va).

Vittorio Arrigoni, 36 anni, era il solo cronista sul campo quando nel dicembre 2008 scoppiò la guerra

Qualunque buon giornalista prima di riportare una notizia (specie se non proveniente da un’agenzia di stampa ufficiale, come l’AP, o anche la Reuters) verifica la notizia, verifica la fonte, ricerca almeno un’altra fonte. In questo caso no, non occorre. E’ sufficiente un osservatore, che perdipiù dichiara più avanti di non essere obiettivo. E’ questa informazione?

Prima di Al Jazeera, prima dell'agenzia palestinese Ramattan. La mattina del 27 dicembre 2008, quando Israele scatenò su Gaza la guerra di Piombo fuso,

A Battistini non viene in mente di spiegare perché Israele abbia dato il via all’operazione Piombo Fuso. Sorvola sugli attacchi quotidiani che precedentemente dalla Striscia di Gaza sono stati lanciati contro le cittadine meridionali di Israele. Ignora le morti e i feriti fra la popolazione civile. Gli ebrei suscitano compassione soltanto una volta all’anno, quando si compatiscono i 6 milioni di vittime della barbarie nazifascista.

la prima cartolina dall'inferno ce la mandò lui. Vittorio Arrigoni stava in un appartamento vicino alle due caserme di polizia colpite dal raid, non lontano dalla vecchia casa di Arafat.

Il fatto di abitare nei pressi della casa di Arafat (un terrorista sanguinario, mandante di diverse stragi di civili, non dimentichiamolo) dovrebbe suonare come un elemento di merito?

Per terra fra un tavolo e un letto, la finestra spalancata sul porto, Vik guardava fuori e intanto descriveva, lui l'unico dentro: «Sapevo di venire a vedere cose terribili, non cose così terribili...».

Avrebbe dovuto recarsi dall’altra parte, di tanto in tanto. Avrebbe visto morti e feriti. Si è per caso preoccupato della famiglia Fogel massacrata nel sonno ad Itamar? Si è impietosito l’altro giorno quando uno scuolabus è stato raggiunto da un missile palestinese, che per pura fortuna ha “soltanto” ferito gravemente un bambino?

Chiamare Arrigoni. Da quel giorno, e per 22 giorni, diventò un impegno fisso per chiunque volesse sapere che cosa si vedeva in quel lenzuolo di terra sigillato al mondo.

Chiamare anche l’ufficio stampa dell’Israeli Defence Force no?

No, Arrigoni è il depositario unico della verità. Della SUA verità, come ammette più avanti.

Vittorio era arrivato nella Striscia da qualche mese soltanto, via mare da Cipro, assieme a una delle navi Free Gaza Movement che due anni dopo gl'israeliani avrebbero deciso di fermare a ogni costo.

E certo: queste navi non hanno mai portato con se’ viveri e beni di sostentamento. Ma solo armi e munizioni. Come è stato ben evidenziato in occasione del blocco della Mavi Marmara.

Cominciò a scrivere corrispondenze per il manifesto, sofferte, partecipi, molto lette, che ogni giorno finivano con la stessa frase: «Restiamo Umani, Vik da Gaza City» (titolo pure del suo libro, tradotto in quattro lingue).

Grazie Battistini per la marchetta. Corro subito a comprarlo.

Lecchese, pacifista «per vocazione» prim'ancora che giornalista «per dovere di testimonianza»,

Non risulta iscritto a nessun albo dei giornalisti.

sul suo profilo di Facebook e sul suo blog guerrillaradio.iobloggo.com, Vik ha sempre detto con chiarezza da che parte stava: «Non credo ai confini e alle barriere,

Nobile. Nessun vuole la fame, tutti vogliono la pace nel mondo. Ma se una donna incinta chiede di entrare in Israele con il pretesto di recarsi in un ospedale,e poi dopo una perquisizione si scopre che indossava una cintura esplosiva con dieci chili di tritolo, si può essere abbastanza cauti da prevedere delle barriere?

Quanto ai confini, spiacente, ma il mondo è fatto così: tutti gli stati sono delimitati da confini.

credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini, alla stessa famiglia umana». E anche in questi mesi, mentre il Medio Oriente s'infiammava e nessuno parlava più di Gaza,

Certo. Perché si è capito che la tragedia delle genti che popolano il Medio Oriente non si chiama Israele, come ci hanno ripetuto alla nausea: “risolviamo il conflitto israelo-palestinese e il Medio Oriente tornerà felice”. Falso. La gente per strada ha dimostrato che voleva cibo e benessere. Quello che non ha mai avuto dai dittatori che affamano il Medio Oriente. Inclusa Gaza e Cisgiordania.

lui ha sempre continuato a testimoniare il «criminale assedio israeliano»,

Assedio israeliano? Israele ha sgombrato da Gaza nel 2005. Sveglia!...

i 300 palestinesi morti nei tunnel scavati al confine con l'Egitto

...contrabbandando armi iraniane nella Striscia di Gaza. E poi, che c’entra Israele con i palestinesi che sono stati schiacciati dai tunnel scavati illegalmente da essi stessi per entrare in Egitto e raccogliere armi e denaro?

la rivolta dei blogger contro Hamas...

sì, sì, come no… stranamente, si sono viste dappertutto manifestazioni di piazza (in Egitto, in Tunisia, in Libia; persino in Giordania, in Siria, in Iran). Ma non a Gaza. A Gaza chi si oppone al regime di Hamas viene ammazzato.

Schierato, sta con l'International Solidarity Movement, il gruppo che pagò la resistenza ai bulldozer israeliani con la vita della pacifista americana Rachel Corrie.

Rachel Corrie era la ragazza un po’ stupida che ha cercato coscientemente di suicidarsi per dimostrare, come fanno peraltro i martiri suicidi, gli shaid, il suo odio per gli ebrei e Israele. Il fatto avvene quando la Carrie, per impedire che un bulldozer abbattesse una casa abusiva (in tutti gli stati del mondo le case abusive sono abbattute), si mise dietro al medesimo, dopo che era stata invitata ad allontanarsi. Non essendo stata vista, finì uccisa mentre il mezzo faceva marcia indietro.

Da Israele lo curavano con attenzione: nel 2008 era stato arrestato ed espulso mentre cercava con un peschereccio palestinese di forzare il blocco navale e di raggiungere la Striscia.

Che carogne, questi palestinesi… cosa ci farà mai poi, all’interno di un peschereccio.

Non certo per portare pesce ai palestinesi, dal momento che OGNI GIORNO, dai valichi che collegano la Striscia di Gaza ad Israele, entra ogni ben di dio fra generi alimentari, coperte, abiti, medicine e quant’altro.

Non è che questo peschereccio portava con se’ qualcosa di diverso dal pesce?

Per maggio, Arrigoni si stava preparando all'ennesima flottiglia degli attivisti di Free Gaza.

Ci siamo già dimenticati le reali intenzioni della Freedom Flottilla bloccata al largo delle coste di Gaza qualche mese fa? Pacifisti? O pacifinti?...

Di sinistra, il pacifista-giornalista non fa sconti: mesi fa ha attaccato anche Roberto Saviano per l'appoggio a una manifestazione romana pro-Israele. «Nelson Mandela - disse allo scrittore - sono anni che denuncia il razzismo d'Israele. Sto parlando di Nelson Mandela, non di Fabio Fazio».

E certo. Roberto Saviano è un idolo della sinistra. Ma quando si pone al fianco di Israele entra automaticamente nella lista dei nemici. E’ bollato a vita. Specie se poi è un ebreo.

Il 26 marzo - quando nelle piazze di Gaza City erano di nuovo scese in piazza migliaia di giovani, un'imitazione delle rivolte di quest'inverno arabo, subito manganellata e repressa dal governo di Hamas - Vik era lì

Il numero di manifestanti naturalmente ci viene offerto dallo stesso Arrigoni. E possiamo scommettere che sia realistico, no? D’altro canto, a scatola chiusa…

«Aveva appena cambiato casa, ma era molto prudente e davanti ad altri non diceva mai quale fosse il nuovo indirizzo - racconta Aldo Soligno, fotoreporter di Emblema, che ha lavorato con Arrigoni nelle ultime due settimane

Sì. Era anche attento a chi frequentava. Tant’è vero che ieri è stato trovato in compagnia degli sgherri di Al Aqsa, nota sanguinaria organizzazione terroristica.

Era eccitato da questa prova di ribellione. Ci sperava molto. Siamo andati
insieme a trovare i blogger che criticavano Hamas. E quando Hamas li ha arrestati, è riuscito ad assistere ai loro interrogatori: la presenza d'uno straniero, questa era l'idea, avrebbe evitato abusi».


Hamas democratica e magnanima. E’ stato necessario un sacrificio umano per scoprirlo. Grazie, Arrigoni...

Che i salafiti se la prendano con uno così, è per certi versi inspiegabile: «Sono dei veri stupidi - dice da un carcere israeliano Marwan Barghouti, leader palestinese condannato a cinque ergastoli

Un galantuomo. Autore di stragi. Ma apprezzato da Abu Mazen, “il moderato”…

Chi può avere interesse a rapire un cooperante italiano che lavora in un contesto difficile come Gaza?

Ce lo dica Lei, Battistini...

Come ci deve spiegare perché nessuno in Occidente protesta davanti alle ambasciate dell’Arabia Saudita, dove i salafiti (gli assassini dichiarati del povero Arrigoni) risiedono.

L'articolo integrale del Corriere della Sera (se proprio avete stomaco) si può leggere qui.