sabato 26 gennaio 2013

Leggende e falsificazioni sulla guerra Hamas-Israele (III Parte)

di IPT News*

6. Hamas è una fonte credibile di informazioni.
E' nell'interesse di Hamas il gonfiare il numero delle vittime palestinesi. Negli anni, Hamas ha impiegato immagini fasulle, allestito finerali finti e mentito sulle reali vittime del conflitto, per creare la sensazione che Israele commetta deliberatamente dei crimini. La recente escalation non ha fatto eccezione. Poco dopo l'inizio delle ostilità ha iniziato a circolare una foto che raffigurava un bambino ucciso; presumibilmente, per mano degli israeliani. Invece, il bambino era una delle 30 mila (ad oggi, le vittime documentate sono quasi 48 mila, NdT) della guerra civile in Siria. Un'altra immagine infame, comparsa sulle prime pagine dei giornali, ritrae il primo ministro egiziano Hisham Qandil e il primo ministro di Hamas Ismail Haniyeh che abbracciano un bambino rimasto ucciso, hanno detto, da un attacco aereo israeliano. Per quanto, esperti del "Palestinian Centre for Human Rights" hanno ammesso che l'esplosione letale sia stata cagionata da un missile palesinese difettoso ricaduto a terra poco dopo il lancio. Hamas non è nuova a queste macchinazioni e mente per guadagnare credito nella guerra delle pubbliche relazioni: l'unica battaglia che può vincere. Nell'epoca dei social media, la propaganda è una componente vitale della comunicazione di Hamas.

7. Gaza è assediata e affamata

Malgrado il lancio di missili e razzi di Hamas da Gaza, Israele non ha cessato l'invio di aiuti umanitari a favore della popolazione civile palestinese. Le famiglia di Gaza non soffrono di scarsità di cibo e generi di prima necessità. Per tutte le ostilità, lo stato ebraico ha agevolato il trasferimento di generi alimentari, acqua, combustibili ed elettricità. Al tempo stesso, continua ad accogliere i gazani nei suoi ospedali.

8. L'Egitto è un mediatore affidabile.

L'Egitto del dopo Mubarak, governato dai Fratelli Musulmani, ha decisamente supportato Hamas, biasimando Israele per i recenti scontri. Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha twittato il 16 novembre: «l'Egitto agisce come schermo protettivo per la nazione araba e islamica»; oppure: «o popolo di Gaza, voi siete noi e noi siamo tutti voi. Non vi abbandoneremo». In passato Mubarak ha svolto un ruolo cruciale come mediatore fra le due parti. Ma Morsi è legato intimamente ad Hamas, di fatto la costola palestinese dei Fratelli Musulmani. Con Morsi che asseconda l'orientamento domestico e si impegna in uno sforzo teso ad ottenere maggiore sostegno globale per la "causa palestinese", l'Egitto non può rivendicare a se' un ruolo di intermediario neutrale. E' chiaro che l'Egitto è di parte.

9. La Turchia riveste un ruolo operoso nella crisi.

Il presidente Obama ha rivestito la Turchia di un ruolo costruttivo in questa crisi. Il primo ministro islamico Recep Tayyip Erdoğan di recente è arrivato a definire Israele uno «stato terrorista», in reazione alle manovre difensive dello stato ebraico a Gaza. Questo commento fa ridere, vista la persistente offensiva della Turchia nei confronti dei membri del PKK turco. In uno scontro, la Turchia ha provocato 35 vittime civili in un attacco aereo di un villaggio nel Kurdistan. La Turchia ha altresì occupato la parte settentrionale di Cipro, all'indomani dell'invasione dell'isola nel 1974. Viceversa, nemmeno un israeliano si trova in questo momento a Gaza. La Turchia trova ragionevole reagire con la violenza quando sono coinvolti i suoi interessi, ma si scaglia contro Israele quando lo stato ebraico si difende da Hamas.
Inoltre, la United States Commission on International Religious Freedom (USCIRF) colloca la Turchia nell'elenco degli "stati di particolare preoccupazione". Ciò colloca la Turchia fra le nazioni più oppressive, in compagnia di Iran, Arabia Saudita e Corea del Nord. Secondo il Committee to Protect Journalists, la Turchia incarcera i giornalisti più di qualunque altro stato al mondo: almeno 61 giornalisti turchi sono in questo momento detenuti in virtù della loro professione. Sotto la presidenza Erdogan, la Turchia ha fatto molti passi indietro nelle libertà religiose e di pensiero. Il 20 novembre, Erdogan ha dichiarato che Israele è impegnato in una pulizia etnica a Gaza: una affermazione grottesca, per un paese che ancora oggi si rifiuta di ammettere la propria responsabilità nel genocidio armeno del 1915, o nello sterminio di milioni di greci e di altre minoranze vittime di pulizia etnica dopo la Prima Guerra Mondiale.

10. Questo conflitto non ha niente a che fare con l'Iran.

Le impronte digitali iraniani sono su tutto l'arsenale bellico di Hamas, inclusi i missili a lunga gittata Fajr-5 sparati su Tel Aviv e Gerusalemme. L'Iran è il principale sponsor di Hamas, a cui fornisce armi, addestramento e denaro. Inoltre, il generale iraniano Mohammad Ali Jafari ha rivelato all'agenzia di regime Fars News che ha fornito all'organizzazione terroristica la tecnologia per costruire il Fajr-5s. L'Iran potrebbe aver ordinato ad Hamas di avviare il ciclo di violenze per impegnare Israele e distrarre l'opinione pubblica internazionale dal programma nucleare iraniano. Nel perseguimento dell'egemonia regionale, l'Iran continua ad essere il principale finanziatore del terrorismo, e costituisce la principale minaccia della pace nel mondo. Nell'armare il braccio della sua filiazione contro Israele, il governo fondamentalista di Teheran rafforza il suo impegno per cancellare Israele dalle mappe geografiche.

* Fonte: The Investigation Project on Terrorism.

Leggi la prima parte e la seconda parte.

Nessun commento:

Posta un commento