domenica 5 febbraio 2012

Che la carneficina continui


350 morti e oltre 1300 feriti nel distretto di Homs, ieri, in Siria (secondo alcuni fonti poco più di 200; secondo altre oltre 400), a seguito del più pesante bombardamento dell'esercito di Assad ai danni della popolazione civile; non sono bastati per indurre le potenze mondiali a fermare questa carneficina. Un'autentica e sanguinosa guerra civile scatenata dal dittatore siriano Assad, il quale ora può proseguire indisturbato, contando sul fatto che in Occidente si combatte una battaglia contro un fenomeno ancor più tragico ed eccezionale: il freddo in inverno. I media sono occupati in altro...
La risoluzione proposta al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) prevedeva il pieno sostegno all'iniziativa della Lega Araba, che puntava alla defenestrazione di Assad, con il passaggio di poteri al vicepresidente, e ad un governo "di unità nazionale" che avrebbe condotto il paese a nuove elezioni; le quali auspicabilmente avrebbero posto fine a quarant'anni di dittatura della famiglia Assad.

13 membri su 15 dell'UNSC hanno votato a favore della risoluzione; ma Cina e Russia hanno opposto il veto, facendo saltare la proposta, e fornendo una licenza al regime di Assad a perpetrare ulteriori crimini verso la popolazione. Lo stesso segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, solitamente ponderato, si è detto profondamente deluso, confermando le parole di sdegno dell'ambasciatrice USA alle Nazioni (dis)Unite. Il ministro degli Esteri russo, che ha lamentato la minaccia alla sovranità siriana, si recherà a Damasco martedì per colloqui con Assad, assieme al capo dell'Intelligence di Mosca.
Proprio la Russia sembra il perno centrale della rimozione del regime sanguinario siriano. Al di là delle affermazione di facciata, Mosca è ancora irritata per l'evoluzione della crisi libica, sfociata nella esecuzione di Gheddafi e in una evoluzione superiore al mandato faticosamente concesso inizialmente in sede ONU. Soprattutto, però, entrano in gioco interessi commerciali - al pari della Cina - e strategici: la Russia dispone di una base navale a Tartus, in Siria, sulla base di un accordo risalente ad oltre 40 anni fa, quando in piena Guerra Fredda l'ex URSS abbisognava di un prezioso sbocco sul Mediterraneo. E' irragionevole pensare che Putin rinunci ad uno sbocco di rilevanza cruciale, nel momento in cui monta la tensione in Medio Oriente.
Il timore a questo punto è che la carneficina prosegua, guadagnando intensità. Al tempo stesso, è commovente constatare come l'opposizione siriana, lungi dal cedere a sconforto e rassegnazione, guadagni consistenza, con defezioni anche da importanti esponenti delle forze armate una volta fedeli in blocco al regime. Probabilmente Assad alla fine sarà costretto a cedere il potere e a riparare all'estero (Iran?). Ma nel frattempo, ulteriori morti si aggiungeranno alle oltre sei mila vittime giacenti sull'asfalto delle città siriane.

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