Giovedì il "primo ministro" di Gaza, Ishmael Haniyeh, ha precisato che un futuro governo unitario palestinese, di cui si discute sterilmente da mesi e mesi, non potrà vedere la luce se non si accantonerà definitivamente la prospettiva di riconoscere lo stato di Israele; e che la riconciliazione fra l'anima gazana e quella cisgiordana non sarà cosa concreta se si perseguirà lo spirito degli Accordi di Oslo del 1993. Insomma, non è questione di territori contesi, o "occupati", come dicono i palestinesi: gli israeliani vanno gettati in mare, e la Palestina deve occupare tutto il territorio compreso dal Giordano al Mediterraneo. Prendere o lasciare.
L'organizzazione terroristica che dal 2006-2007 governa autoritariamente la Striscia di Gaza ha anche trovato il modo di biasimare il governo bulgaro, che qualche giorno fa ha espulso una delegazione in visita ufficiosa a Sofia. Il governo bulgaro ha stigmatizzato senza appello la responsabilità di Hezbollah nell'attentato di Burgas, dove hanno perso la vita cinque israeliani, e ha respinto con fermezza invidiabile il tentativo degli emissari del "partito di Dio" di ispirazione iraniana di condizionare le indagini e gli sviluppi successivi. Il tentativo di ripetere l'esperienza libanese, dove Hezbollah è riuscita ad influenzare il tribunale speciale che indagava sui responsabili dell'assassinio di Rafiq Hariri, ex primo ministro di Beirut, è fallito. Ciò non toglie che i fondamentalisti islamici che governano la Striscia stiano riuscendo a farsi accettare da sempre più cancellerie europee: malgrado l'Unione Europea consideri Hamas una organizzazione terroristica, al pari di Stati Uniti e tanti altre nazioni; a sentire i suoi esponenti soltanto Germania e repubblica ceca sarebbero risolute nel non compiere un passo indietro in tal senso.Con tanti saluti alla mitica e mitizzata pace in Medio Oriente...
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