lunedì 6 gennaio 2014

Masterchef e la barriera difensiva israeliana

Una bella storia ci giunge ancora una volta da Israele. In tutto il mondo spopola il cooking show MasterChef: giunto in Italia alla terza, trionfale edizione. Storie umane si intrecciano a spadellamenti, mantecature, tagli alla julienne e cotture molecolari. Le latitudini propongono vicende personali di diversa intensità e colorazione: così, mentre in Italia una significativa porzione di partecipanti è accompagnata dal titolo di "disoccupato" (con l'edizione precedente che fece scalpore e suscitò addirittura indignazione perché la vincitrice è titolare di un avviatissimo studio legale); in Israele il vissuto si tinge di rosso: quello del sangue.
Fra i partecipanti a questa edizione c'è Perry Shapiro, una donna sulla cinquantina, che nel 2003 ha perso la vista in seguito ad un attentato terroristico palestinese, che ha tolto la vita a 17 persone innocenti, che assieme a lei viaggiavano su un mezzo pubblico. Erano i tempi in cui in Israele si moriva facilmente: la barriera difensiva che impedisce oggi le scorribande dei terroristi provenienti dal West Bank, e che diverse vite ha salvato negli ultimi dieci anni, era ancora di là da venire.

Perry Shapiro è una delle innumerevoli persone che in Israele non hanno perso la vita a causa del terrorismo palestinese. Ma che ha visto la propria vita cambiare. Dopo cinque anni di depressione, è riuscita a voltare pagina, ad accettare il suo destino, e a dedicarsi alle passioni e alle gioie della vita: a partire da quelle del palato. Come è possibile cucinare qualcosa che non si riesce a vedere? come è possibile tornare a sorridere alla vita, dopo che un terrorista te l'ha rovinata per sempre?
Riuscirà Perry a convincere gli inflessibili giudici di MasterChef? non lo sappiamo. Ma noi facciamo tutti il tifo per lei. Sarà un'edizione memorabile come quella dell'anno passato, che lasciò ancora una volta a bocca aperta gli irriducibili antisionisti.

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