giovedì 11 dicembre 2014

I palestinesi servono un'altra bufala: la morte di Ziad Abu Ein

Un soldato israeliano soccorre Ziad Abu Ein, prima di essere allontanato.
I fatti sono ormai noti a tutti: stampa e telegiornali ci hanno ricamato abbondantemente sopra, capitalizzando al massimo un assist imperdibile. Un "ministro senza portafoglio" - carica che in una sedicente Autorità, screditata dalla riluttanza da sei anni a sottoporsi al giudizio degli elettori, non si rifiuta certo ad alcuno - dell'ANP è rimasto ucciso nell'ambito di scontri con l'esercito israeliano; incaricato dagli Accordi di Oslo sottoscritti dall'OLP della sicurezza nelle aree B e C del West Bank. Questo, tanto per chiarire come la presenza dell'IDF in quelle zone sia non solo legittima, ma anche auspicata dalle parti contendenti.
Il dubbio verteva sulle cause del decesso, sebbene impettiti mezzibusti di mezzo mondo abbiano immediatamente sentenziato in modo inappellabile una precisa responsabilità. L'esercito israeliano, che si è precipitato a fornire immediate cure mediche al dirigente palestinese, ha affermato che Ziad Abu Ein sia morto per un attacco cardiaco, ma i palestinesi hanno respinto le proposte di intervento sanitario, indugiando in pose drammatiche davanti ai flash dei fotografi, prima di fiondarsi verso l'ospedale, dove il ministro è giunto privo di vita.
È doloroso perdere una persona simile. Abu Ein era membro del Consiglio rivoluzionario di Al Fatah, noto anche con il nome di Organizzazione Abu Nidal, riconosciuta da vent'anni come di natura terroristica fra le più pericolose al mondo. Dopo essere stato estradato dagli Stati Uniti nel 1981 per l'assassinio di due israeliani nel 1979, in cui lo stesso Abu Ein ebbe un ruolo principale, è stato condannato all'ergastolo nel 1982, prima di essere scarcerato tre anni dopo. Bizzarro che una persona priva di scrupoli, senza cuore; possa essere tradita proprio dal cuore.
Ziad Abu Ein era diabetico e soffriva di ipertensione. Partecipare a tumulti e sommosse era la via più rapida per conquistare le sospirate 72 vergini che ora l'attendono in Paradiso. Ma siccome c'è ancora chi giura che il terrorista di stato (palestinese) sia stato deliberatamente ucciso dagli avversari, ecco che l'impareggiabile Thomas Wictor ricostruisce fedelmente i fatti, evidenziando la morte tragicamente accidentale di Abu Ein. Che in queste ore risulta già strumentalizzata da chi cerca ogni pretesto per allungare la scia di sangue innocente.


Oggi il terrorista e assassino dichiarato Ziad Abu Ein è morto, dopo un alterco con le forze di sicurezza israeliane e la polizia di confine a Ramallah. Nell'Autorità Palestinese Ein era un "ministro senza portafoglio", per cui in sostanza non ricopriva alcuna funzione operativa. Ha diretto la Commissione dell'OLP contro il muro di separazione e gli insediamenti, che guidava le proteste affinché i palestinesi potessero essere colpiti a favore di telecamera. Ovviamente Ein era abituato alla morte, a cui ha mandato diverse persone.
Mahmoud Abbas afferma che la morte di Ein per cause naturali è un «atto barbarico su cui non possiamo tacere e che non possiamo accettare». I palestinesi dunque dichiarano guerra agli attacchi cardiaci. È il momento buono che lo facciano, dal momento che risulta la causa principale dei decessi nei Territori palestinesi.


A proposito di atti barbarici, Ein è stato accusato dell'assassinio di due ragazzini di 16 anni: David Lankari e Boaz Lahav, commesso il 14 maggio 1979.


A sinistra c'è Lankari, a destra Lahav. Ein piazzò una bomba in un cestino dei rifiuti a Tiberiade. Quando esplose, la bomba uccise i due ragazzi e ferì 36 persone, che stavano celebrando la ricorrenza di Lag Ba’omer, che onora la vita del rabbino Rabbi Shimon Bar Yochai: il primo studioso religioso che insegnò pubblicamente la Cabala. In occasione del Lag Ba’omer sono accesi dei falò, e i bambini giocano con archi e frecce. Shimon Bar Yochai parlava della sua morte come del «giorno della mia gioia».
L'ultimo giorno di vita di Ziad Abu ein in effetti è stata la celebrazione della sua esistenza. Membro del Consiglio Rivoluzionario di Al Fatah, noto anche come Organizzazione Abu Nidal, Ein fuggì in modo rocambolesco negli Stati Uniti dopo aver assassinato David Lankari and Boaz Lahav. Nel 1981 divenne il primo palestinese ad essere estradato dagli USA in Israele. Condannato all'ergastolo, fu rilasciato nel 1985 nell'ambito di uno scambio di prigionieri: tre soldati israeliani, sequestrati dai palestinesi, furono liberati in cambio della scarcerazione di 1150 terroristi palestinesi.

Al solito, palestinesi e israeliani affetti da Sindrome di Stoccolma si sono sbizzarriti in ricostruzioni fantasiose. Ein sarebbe stato colpito con il calcio del fucile, bersagliato al petto dall'involucro di un gas lacrimogeno, preso a pugni, e picchiato con un elmetto. Non ci sono foto o immagini a supporto di queste accuse; ovviamente, dal momento che sono tutte false.
Eid è stato spintonato, proprio come desiderava, trovandosi lì:


Essendo membro della mafia palestinese, Ein soffriva di diversi problemi di salute, inclusi il diabete e l'ipertensione. Poco dopo aver affrontato un poliziotto di confine, Ein si è seduto su un masso, prima di riversarsi sul suolo.


Non riusciva a respirare e avvertiva delle fitte al petto, il che suggeriva la possibilità di un infarto al miocardio o di un attacco cardiaco.
Dopo essere morto, i palestinesi hanno scattato diverse foto del suo corpo privo di vita. Rivoltante.



Due cose appaiono immediatamente evidenti:
1) non è stato colpito da alcunché. Se così fosse stato, i palestinesi non avrebbero indugiato nello scattare le foto delle ferite;
2) le labbra, il volto, la faccia e la parte superiore del tronco appaiono blu per la mancanza di ossigeno. Si chiama "cianosi". Per meglio dire, si tratta di una cianosi centrale e non periferica, che tinge di blu le estremità. La prima foto evidenzia l'assenza di colorazione blu da parte delle mani.

La causa più probabile di questa improvvisa cianosi centrali è l'infarto del miocardio. Un attacco cardiaco, insomma. Ma dal momento che i palestinesi adorano le teorie cospiratorie, ecco altre due possibilità: è morto per una reazione allergica ai profumi che due uomini gli hanno fatto respirare, stando al video dell'emittente russa RT:


Osservate come l'uomo volga la testa di Ein in modo che l'altro uomo con la maglietta rosa possa spruzzargli del profumo.


Una volta un israeliano mi disse che in questa zona le persone annusano dei profumi quando non si sentono bene. Se per disgrazia si sia allergici a quei profumi, si può morire per shock anafilattico.


Forse questi due volenterosi sapevano che Ein era allergico? i palestinesi sono sempre a caccia del prossimo martire. Se Ein fosse stato allergico, sarebbe andato incontro ad arresto respiratorio e dunque a cianosi centrale; specie se già malato.
Ma non era necessario che fosse allergico: i terroristi musulmani trovano sempre nuovi modi per privarsi della vita. Ad esempio? assumere cianuro. Sapete cosa provoca il cianuro? la cianosi! vale a dire, la pelle blue. Così, giusto per dire...



Fonte: The Israelis didn't kill Ziad Abu Ein,
su Thomas Wictor.com.

1 commento:

  1. Gilad Atzmon vede così la faccenda:
    Israelis and Palestinians differ on autopsy results of Palestinian minister.

    Palestinian official says medical examination shows Minister Ziad Abu Ein died from being struck and inhaling tear gas; Israeli source: He died from a heart attack.

    I am not surprised by this emerging dispute. Israelis are not very good in handling causality unless Jewish pain is detected. In the Jewish universe the Jew is always an innocent victim. But in this case of Minister Ziad Abu Ein, it is a Palestinian person in his prime, who was physically and brutally attacked by a young Israeli policeman. When such an event happens, the Israelis prefer to stick to forensic evidence – they remove any responsibility.

    It would be amusing to apply the same approach to ‘anti Semitism.’ Instead of searching for anti Jewish sentiments in every act that may result in Jewish suffering, why don’t we just stick to forensics – the dry meaningless facts. Such an approach may even reduce the Shoa into an arbitrary list of tragic events. Nothing to dwell upon - Jews would then be liberated from their victim obsession, they may even decide to let their exceptionalism evaporate, once and for all they join humanity for real.

    Monitoring the Israeli-Palestinian battle for most of my adult life, I have learned to search for the positive aspect in every tragedy.

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