lunedì 11 maggio 2015

La mia versione dei fatti sulla diffamazione di "Breaking the Silence"


Il soldato israeliano Matan risponde al dossier anonimo pubblicato da "Breaking the Silence", finalizzato alla demonizzazione delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), sulla base della sua esperienza diretta a Gaza, avendo servito nell'esercito in diverse operazioni negli ultimi anni.

Beit Hanoun, Striscia di Gaza, 2006. Operazione "Nuvole autunnali". Entriamo in una casa. All'ingresso, incontriamo un uomo e sua moglie. Li accompagniamo in un'altra stanza e offriamo loro da bere. Chiediamo al padrone di casa se ha qualche legame con Hamas: «no, naturalmente no. Non abbiamo nulla a che fare con essi». Allora chiediamo se nascondono armi nel loro appartamento: la risposta è fermamente negativa. La squadra rimane nell'appartamento per alcune ore. Prima di andar via, i soldati che ispezionano una camera hanno l'idea di spostare un divano, e scoprono un congegno esplosivo impiegato per far saltare in aria automezzi. L'uomo è sano e salvo.

Beit Hanoun, Striscia di Gaza, 2006. Operazione "Nuvole autunnali". Siamo alla ricerca di armi nel centro città, e procediamo da una abitazione all'altra. In una di esse, un uomo di mezza età non sembra star bene. Il nostro medico, Roi, gli diagnostica una possibile cardiopatia. Interrompiamo la ricerca e procediamo verso altri edifici, in modo da consentire a Roi di prestargli le cure. Con l'ausilio della figlia dell'uomo, che parla un buon inglese, convochiamo la Croce Rossa locale e prolunghiamo la nostra permanenza, a costo di subire i rischi derivanti da una prolungata presenza.
Di lì a breve avvertiamo una potente esplosione. Schegge volano dappertutto. Una pattuglia dell'IDF, all'oscuro della nostra presenza in questa abitazione, attiva involontariamente un congegno esplosivo posto sull'uscio di una casa a poca distanza da noi. È un miracolo che nessuno sia rimasto ferito.

Periferia di Zaytoun, Striscia di Gaza, 2009. Operazione "Piombo fuso". La mia squadra ha ricevuto disposizioni di assumere il controllo di un fabbricato occupato da un gerarca di Hamas e dalla sua famiglia. L'IDF avrebbe potuto facilmente distruggere l'edificio dal cielo, ma ci assumiamo una dose di rischi e ispezioniamo l'appartamento a piedi. Al secondo piano, nella camera da letto padronale c'è un vistoso guardaroba con un grande specchio. In uno scompartimento del mobile troviamo lanciagranate, mortai, pistole, fucili, granate a mano, uniformi militari, radio ricetrasmittenti, cellulari e migliaia di proiettili.
Nel cortile abbiamo scoperto due lanciamissili nascosti fra alberi di ulivo, magari non lontano da dove giocavano i bambini. In un angolo abbiamo rinvenuto un capanno sospetto, ove venivano assemblati i razzi. Il capanno era stipato di razzi, materiale detonante e fertilizzanti impiegati per preparare esplosivi, con tanto di manuali di istruzioni scritti in arabo. Tutto questo in una abitazione privata, occupata da un membro di Hamas e dalla sua famiglia, con tanto di bambini. Sebbene l'IDF avesse una vaga idea di cosa si potesse nascondere nell'abitazione, idea poi rivelatasi azzeccata; la casa non è stata bombardata dall'alto. I soldati dell'IDF, fra cui il sottoscritto, sono stati impiegati per setacciare la casa da cima a fondo, minimizzando i danni all'abitazione e ad Hamas.

Scrivo queste righe dopo aver letto diecine di pagine di testimonianze anonime, rese note da "Breaking the Silence"; le quali, come altri resoconti sono estrapolati dal contesto, mancano di prove, non si soffermano sulle complessità del conflitto e ignorano la tragica realtà dell'impiego cinico di scudi umani da parte di Hamas. Non si tratta altro che di ignoranza e dell'ennesimo tentativo di colpire i soldati israeliani.

Ci sono resoconti migliaia di volte più eroici dei miei. Non sono alla ricerca di attenzione, non ne ho bisogno. Se scrivo queste righe è soltanto perché sono orgoglioso di appartenere all'IDF, e perché ho la massima fiducia nell'operato dei compagni che combattono assieme a me. Credo nell'elevato standard di moralità dell'esercito israeliano. E non tollero che una esigua minoranza di vili, diffamino l'IDF. Sono consapevoli degli errori che possono essere commessi su un campo di battaglia. Ma sono circostanze sfortunate, e per fortuna di entità irrisoria. In ogni caso, non rappresentano in alcun modo i soldati e gli ufficiali dell'IDF.

È il momento di rimuovere il nostro stesso cinismo e di rivelare al mondo le nostre esperienze personali. "Breaking the Silence" non mi rappresenta.

Fonte: Stand with US.

1 commento:

  1. Complimenti poi al tizio che ha scritto la lettera in anonimato. Proprio una vera dimostrazione di coraggio.

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