domenica 10 settembre 2017

Da quale pulpito scese la predica...

Danske Bank è il più grande istituto di credito di Danimarca. Nel 2014 la banca danese assecondò le istigazioni del movimento internazionale di boicottaggio di Israele, inserendo Bank Hapoalim nell'elenco di compagnie con cui non avrebbe più avuto relazioni di ogni sorta. La decisione, fu reso noto tre anni fa, era dettata dall'attività di finanziamento degli insediamenti ebraici in West Bank da parte della banca israeliana. Coerentemente, in precedenza Danske Bank aveva troncato ogni rapporto con Elbit Systems e Danya Cebus: rinomate aziende dello stato ebraico.
Quale nobiltà d'animo! quale profonda adesione ai genuini principi del politicamente corretto. Un campione di moralità, esemplare per il resto del mondo...
L'anno scorso, a sorpresa, Danske Bank revocò il boicottaggio della nota banca israeliana. Una mossa che scosse i fanatici del BDS e che non beneficio di analoga eco sui media internazionali. Eppure Bank Hapoalim continuava regolare la sua attività di intermediazione bancaria e creditizia a fare di famiglie e imprese residenti ad est della Green Line. Quale senso di colpa motivò la decisione?
Lo apprendiamo oggi: secondo il Guardian, i vertici politici dell'Azerbaijan hanno utilizzato la banca danese come veicolo per la generazione di fondi neri con cui erano pagate mazzette a favore di politici e funzionari europei, per il tramite di aziende britanniche. Lo schema messo in piedi aveva raccolto tre miliardi di dollari e aveva beneficiato esponenti di prominenti organizzazioni per i diritti umani, parlamentari europei e dirigenti della BERS. L'accusa non ha chiarito se i beneficiari dell'attività di lobbying fossero a conoscenza della fonte primaria del denaro intascato.
La banca danese ha ammesso i rilievi mossi, che hanno bersagliato la filiale estone, accusata di lavaggio di denaro sporco, e ha ammesso di aver scoperto già nel 2014 - mentre al contempo partiva il boicottaggio ai danni di Israele - le pratiche illegali delle sue consociate estere. Ciò non le sta risparmiando pesanti critiche da parte della stampa locale, che oggi accusa Danske di cinismo ed ipocrisia.
Si vede che i campioni dei diritti umani dell'Azerbaijan, un stato reso ricco dagli enormi giacimenti di gas naturale, e dove impera corruzione dilagante, manipolazione delle urne, abusi ai danni delle minoranze; non turbavano i placidi sonni dei campioni della moralità di Danimarca. Già protagonisti nel 2002 di un episodio eclatante, che vide un sindacato locale invocare il boicottaggio delle aziende israeliane, in piena Seconda Intifada. Quando i moralizzatori sono moralmente corrotti...

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