giovedì 8 dicembre 2011
A Gaza l'economia è in boom (grazie anche ad Israele)
Malgrado la Freedom Flotilla non abbia consegnato nel 2010 il suo "prezioso" carico agli abitanti di Gaza, e nel 2011 non sia nemmeno partita; l'economia della Striscia si accinge a chiudere l'anno con un boom economico, di cui i media occidentali hanno imbarazzo di rendere conto (forse perché contrasta con l'antico cliché della "crisi umanitaria" nella "prigione a cielo aperto", così efficacemente smentita dagli innumerevoli centri commerciali, alberghi a cinque stelle e concessionarie di auto lussuose che sistematicamente si aprono).
Grazie alla collaborazione commerciale con il vicino stato israeliano - attento a distinguere la lotta con gli integralisti islamici di Hamas e le esigenze vitali della sfortunata popolazione civile - il PIL della Striscia di Gaza crescerà quest'anno di uno spettacolare 30%, contribuendo a sopprimere il tasso di disoccupazione ai livelli più bassi degli ultimi dieci anni.
Nei primi tre trimestri del 2011, in media sono entrati a Gaza quasi 4500 camion israeliani ogni mese. Generi alimentari, medicinali, materiali da costruzione e beni di prima necessità hanno consentito e agevolato la crescita economica di una zona ancora martoriata dal regime estremista islamico.
Il governo di Gerusalemme ha di recente approvato un incremento delle forniture di 3 milioni di metri cubi di acqua verso Gaza, in aggiunta ai 5 milioni già trasferiti verso la Striscia.
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