lunedì 25 febbraio 2013

Soffiare sul fuoco delle rivolte orchestrate

Ancora oggi è abbastanza diffusa la convinzione che la cosiddetta "Seconda Intifada" del 2000, scoppiò spontaneamente in seguito alla visita del leader del partito di opposizione al governo, Ariel Sharon, al Monte del Tempio, che i musulmani chiamano "spianata delle moschee" perché ospita fra l'alto la moschea della Cupola della Roccia, dalla quale Maometto sarebbe asceso al cielo in sella ad un cavallo alato dalla testa di donna e coda di pavone. In realtà, quella visita - una "provocazione" che avrebbe indotto la "sollevazione spontanea" dei palestinesi - era programmata da tempo: qualche giorno fa l'emittente televisiva Channel 10 ha mandato in onda un documentario in cui è stato testimoniato il consenso fornito da Jibril Rajoub, ministro allora dell'Autorità Palestinese, al ministro degli interni israeliano. Inoltre, Arafat aveva già deciso a luglio, quando fece saltare il tavolo di Camp David attorno al quale si discuteva di pace, di imbracciare la lotta armata come unico mezzo per perpetrare il suo potere mantenendo uno stato di perenne tensione. Era l'unico mezzo per custodire ricchezze e potere, e al tempo stesso evitando l'assalto dell'opposizione interna e dei rivali storici di Hamas; e pazienza se ciò comportava l'accantonamento dell'ipotesi di uno stato palestinese...
Il reportage di Channel 10 evidenzia il ruolo di Marwan Barghouti nel sobillare la popolazione palestinese, organizzando e alimentando le sommosse, che avrebbero provocato nei mesi successivi diverse migliaia di morti. Un copione che si sta tristemene ripetendo.
Da alcuni giorni i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, responsabili di diversi attentati, rifiutano sistematicamente gli alimenti forniti dall'amministrazione penitenziaria. La morte di un detenuto nel carcere di Meggido, arrestato per terrorismo e sofferente di cuore, è stata strumentalizzata per alimentare i disordini nelle principali città del West Bank. Una autopsia condotta da medici indipendenti in presenza di sanitari palestinesi ha escluso alcun maltrattamento, rivelando soltanto alcuni segni lasciati sulla pelle del petto dal defibrillatore usato per tentare una disperata rianimazione. Ma il governo di Abu Mazen sta soffiando sul fuoco, alimentando la falsità di una tortura che il detenuto avrebbe subito (e perché mai: stava scontando la sua pena, perché avrebbe dovuto subire questo trattamento?). Diversi gli assalti alle famiglie israeliane, con tentativi di vero e proprio linciaggio. Se non si registra il bagno di sangue degli attentati omicidi e suicidi del 2000, è solo grazie alla barriera difensiva che negli anni passati il governo israeliano ha costruito al confine, sollevando l'indignazione di chi desiderava una soluzione drastica alla questione arabo-israeliana: l'eliminazione fisica di tutti gli ebrei.
Un sondaggio condotto da Arab World for Research and Development evidenzia che il popolo palestinese non desideri affatto una terza Intifada; ma la burocrazia e il vertice dell'Autorità Palestinese sembrano di diverso avviso. Frustrati dall'empasse creatasi dopo il voto di novembre alle Nazioni Unite, e dal successo riscosso dagli odiati rivali di Hamas a Gaza, Abu Mazen sta giocando una partita molto pericolosa, esasperando gli animi nel tentativo di guadagnare credito in occasione del prossimo arrivo del presidente americano Obama in Israele; il quale si sentirebbe costretto, pressato dall'opinione pubblica, a sollecitare dolorose concessioni a Gerusalemme.
E' un piano che si gioca sulla pelle della gente, e rischia di sfuggire di mano ai suoi organizzatori; a vantaggio di formazioni più radicali: Hamas scalpita per rovesciare la leadership di Abu Mazen nel West Bank, e in una eventuale elezione risulterebbe comunque vincente. Il tentativo di sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale è finora fallito: complice una gestione grottesca delle sollevazioni. Ieri militanti filopalestinesi hanno dovuto ammettere con imbarazzo di aver diffuso immagini che ritraevano palestinesi in sommossa risalenti a quattro anni fa; ma soltanto dopo essere stati scoperti.
Come molti hanno previsto, il gesto unilaterale di Abu Mazen alle Nazioni Unite di tre mesi fa, lungi dall'avvicinare la pace, l'ha allontanata irrimediabilmente. Mentre Ramallah continua a rifiutare i colloqui con la controparte israeliana, accampando diverse scuse.

1 commento:

  1. In realtà la cosiddetta seconda intifada si stava preparando da molto ma molto prima di quel fatidico luglio 2000:
    http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2006/09/29/passeggiata_intifada.html
    (interessanti anche alcune notizie contenute nei commenti)

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