mercoledì 8 maggio 2013

Arabi che ammazzano altri arabi: non fa notizia

Continua la repressione palestinese ad opera del governo egiziano. Lunedì' il Cairo ha reso noto il rinvenimento di ben 276 tunnel clandestini scavati fra l'Egitto e la Striscia di Gaza. E' noto che questi tunnel esistono a migliaia, e sono stati impiegati fino ad ora per contrabbandare nell'enclave palestinese beni di ogni tipo: generi alimentari, sì, ma anche costosi gadget tecnologici e soprattutto armi e munizioni, che in Egitto arrivano dal confinante Sudan, provenienza Iran. Oltre ad armare Hamas, questi tunnel servono anche a finanziare l'organizzazione terroristica, che preleva dal valore delle "importazioni" una sorta di dazio pari al 20%. Paradossalmente, con l'avvento al potere dei Fratelli Musulmani nel vicino Egitto, Hamas, costola storica dei FM, ha conosciuto una crescente ostilità che ha portato alla progressiva chiusura dei tunnel illegali; con ogni mezzo: anche per allagamento, e conseguente annegamento dei poveri disgraziati che vi "lavorano".

martedì 7 maggio 2013

Per fortuna dei palestinesi, ci sono gli ospedali israeliani

Per la prima volta nella storia, un ministro palestinese ha visitato il complesso ospedaliero di Hadassah, eccellenza della sanità a Gerusalemme. Lo rivela il Times of Israel, precisando che il ministro della sanità palestinese era accompagnato da una delegazione di funzionari. L'incontro con i vertici dell'ospedale israeliano era finalizzato ad accrescere il numero di medici palestinesi che prestano servizio presso la struttura sanitaria (attualmente non meno di 60) eccellenza nell'area mediorientale, e a favorire la cooperazione fra l'Hadassah Medical Center e l'ANP.

lunedì 6 maggio 2013

Palestinesi dal cuore tenero?

Chi l'ha detto che gli arabi hanno gioito per la strage di Boston? è vero, ci sono stati festeggiamenti per le strade di Gaza, e possiamo immaginare altrove. Un comportamento macabro che a molti ha ricordato l'esultanza di strada scoppiata alla notizia dell'attentato alle Torri Gemelle. Ma nessuno può essere così cinico e spregevole da credere che tutti gli arabi odino in tal modo gli "infedeli". C'è brava gente anche da queste parti.
Esempio: questi due ragazzini, palestinesi, che hanno inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie americane che hanno pianto le vittime dell'attentato del 15 aprile. Giustamente i simpatizzanti della causa palestinese chiosano: «i bambini palestinesi piangono per la gente di Boston; ma per loro, chi piange?»

domenica 5 maggio 2013

Il calcolo cinico di Assad

E' disperata ma intelligente la mossa di Assad in Siria.
A quanto pare, dopo 70.000 morti, fra cui diverse migliaia di bambini (non dimentichiamolo), il mondo si sta svegliando dal torpore. Non si capisce perché, ma se quella gente è uccisa a colpi di pistola in faccia, con i bombardamenti aerei, o scaraventata nei burroni, non tocca le coscienze; ma se si impiegano i gas o comunque le armi chimiche, la famosa "linea rossa" di Obama risulta superata. E si interviene per fermare il massacro.
Il Macellaio di Damasco non intende arrendersi. E, sinceramente, il mondo non desidera un nuovo regime integralista islamico in Medio Oriente dopo quelli insediatisi in Tunisia, in Egitto, in Libia, e - si teme - in futuro forse anche in Giordania.
Sta di fatto che per portare avanti il suo genocidio, Assad si sta facendo inviare armi dall'alleato iraniano; unico rimastogli (a parte i fascisti italiani di Forza Nuova; ma quelli, più che simpatizzare per il povero Arrigoni, non fanno). Sono armi a medio raggio, capaci di coprire 300 chilometri. Praticamente, di sorvolare Israele da nord a sud. Così, da Teheran le armi atterrano in Siria, e da qui partono verso il Libano, destinazione Hezbollah. Ora, a nessuno farebbe piacere avere alle porte di casa un movimento terroristico che non esita a finanziarsi con il contrabbando di droga (vietato dal Corano); men che meno al governo di Gerusalemme, dal momento che Haifa, importante centro industriale sul Mediterraneo, dista appena 30 chilometri dal confine libanese: dove il contingente internazionale UNIFIL dovrebbe proprio sorvegliare affinché Hezbollah non si riarmi, in ossequio alla Risoluzione del CS dell'ONU 1701 del 2006 (altri soldi buttati...).

Israele e l’enigma siriano

di Michael Sfaradi*

Più volte il governo di Gerusalemme, per voce di alcuni funzionari del ministero della difesa o degli esteri, aveva avvertito, sia direttamente sia tramite i canali internazionali, che non sarebbero stati tollerati spostamenti di armi strategiche come quelle chimiche in dotazione all’esercito siriano o di missili a lunga gittata di fabbricazione iraniana nelle mani della milizia sciita Hetzbollah. Già nei mesi scorsi l’aeronautica militare israeliana aveva colpito, alla periferia di Damasco, il centro di ricerche per la guerra chimica dell’esercito siriano. Si trattò comunque di un’azione mirata e di basso profilo, più che un vero e proprio atto di guerra un serio avvertimento, niente a che vedere con quello che sta succedendo in queste ore. Ultimamente c’erano stati diversi cambiamenti ai confini fra la Siria e lo Stato ebraico, e questo non era certamente sfuggito agli esperti e agli osservatori internazionali. La prima avvisaglia si era avuta nei giorni scorsi con l’improvviso spostamento e schieramento di tre delle cinque batterie antimissile “Iron Dome”, le stesse che difesero il sud di Israele durante l’operazione “Colonna di nuvola”. Inizialmente si era pensato, o meglio si era voluto far credere, che l’azione fosse legata a delle non meglio precisate esercitazioni che avrebbero dovuto interessare reparti della brigata del Golan, alcuni squadroni di mezzi corazzati e decine di riservisti richiamati proprio per aggiornamento e addestramento, ma le ultime notizie che arrivano dai canali internazionali, e che stranamente vengono confermate nel giro di poche ore, hanno completamente cambiato le carte in tavola mettendo in luce il fatto che Israele segue gli eventi siriani come la massima attenzione e quando lo ritiene necessario interviene.

giovedì 2 maggio 2013

Un salvacondotto per i criminali palestinesi

Si tiene in questi giorni a Ramallah una conferenza dal titolo "Libertà e dignità". Un titolo pomposo, ma bisogna riconoscere che i relatori indirizzano bene i partecipanti: la libertà di spararle grosse è garantita; e in quanto alla dignità, beh, quella in seno all'autorità palestinese è stata persa da tempo. Basti pensare che questo incontro è tenuta da quando, 11 anni fa, fu arrestato Marwan Barghouti, principale responsabile della "seconda intifada" e pluriomicida senza scrupoli ne' ripensamenti. Un sondaggio rivela che la maggior parte dei palestinesi vorrebbe Barghouti come presidente dell'ANP, se mai elezioni qui dovessero essere nuovamente tenute. Forse è per questo che Abu Mazen, fresco cittadino onorario napoletano, cerca di scavalcare l'illustre concittadino (non napoletano, bontà di De Magistris) sparandole - a salve: è un modo di dire! - ancora più grosse. E pazienza se la dignità dei palestinesi sinceramente desiderosi di pace è calpestata.

mercoledì 1 maggio 2013

E mentre Abu Mazen diventa cittadino onorario napoletano...

Mentre il sindaco di Napoli getta discredito ed ignominia sulla città, invitando il presidente dell'OLP e conferendogli addirittura la cittadinanza onoraria (peccato: non ha colto l'occasione per chiedergli conto della repressione a Ramallah, e delle recenti dimissioni del primo ministro Salam Fayyad, che ostacolava la corruzione e l'inefficienza del regime di Abu Mazen); nel resto del mondo il boss dell'autorità palestinese, capo di Al Fatah, presidente dell'OLP e adulatore dei fondamentalisti di Hamas è trattato per quello che è: un simpatizzante, se non un fiancheggiatore, del terrorismo internazionale. Dopotutto, è pur sempre il responsabile organizzativo e logistico della Strage di Monaco del 1972.
Per non lasciare dubbi sulla sua moralità, Abu Mazen si è affrettato a felicitarsi con Salam As’ad Zaghal, che martedì ha accoltelato e ucciso nel West Bank Evyatar Borovsky, cittadino israeliano di 31 anni e padre di cinque figli. E' sceso in campo addirittura Al Fatah, il partito di Abu Mazen al potere in Cisgiordania (ufficialmente, per mancanza di elezioni da più di quattro anni; altrimenti, sarebbe destinato a perdere interamente il potere), che sulla sua pagina ufficiale su Facebook ha celebrato l'"eroe", peraltro rilasciato poche settimane fa dopo essere stato arrestato e incarcerato per tre anni fra l'altro per aver lanciato pietre e bottiglie incendiarie.