lunedì 1 settembre 2014

Israele "sottrae" 1000 acri di terra ai palestinesi: notizia o bufala?

Il ponte con galleria che collega Gerusalemme al Gush Etzion
Si discute molto nelle ultime ore della decisione del governo di Gerusalemme di acquisire al demanio pubblico, un'area di circa 4 chilometri quadrati nel Gush Etzion. Ne hanno parlato ovviamente i quotidiani israeliani (per esempio il Jerusalem Post, o Israel Hayom), e non tarderanno a fornire la loro visione parziale i quotidiani europei. Meglio portarsi avanti con il lavoro...
Gush Etzion è un'area, situata ad est delle linee armistiziali del 1949 (conosciute anche come "Linea Verde": sono confini che le parti in conflitto indicarono come provvisori, in attesa di accordi di pace che tuttora tardano ad essere stretti), che include diversi sobborghi; dei quali quello di Beitar Illit (circa 40.000 abitanti) è il più popoloso. Trattasi di insediamenti istituiti in tempi diversi fra il 1970 e il 2002; talvolta legali (settlement), in altri casi illegali (outpost), in quanto non autorizzati, e successivamente smantellati per decisione dell'autorità giudiziaria.
Benché il territorio di Gush Etzion si collochi nel West Bank, il suo stato giuridico è indefinito: rientra fra i territori contesi fra israeliani e palestinesi. Facciamo un passo indietro: gli Accordi di Oslo del 1993 e gli accordi interinali del 1995, dividono il West Bank (Cisgiordania, secondo la denominazione filo-arabo; Giudea e Samaria, per gli israeliani) in tre aree: area A, sotto la completa giurisdizione dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP), area B, dove l'ANP esercita giurisdizione amministrativa, ma condivide la gestione della sicurezza con Israele; e area C, sotto la completa giurisdizione israeliana. La giurisdizione di Gerusalemme nell'area C si estende alle questioni di natura urbanistica. Gush Etzion rientra nell'area C.


Sotto altro profilo, il West Bank può essere classificato in tre distinti modi, a seconda che il territorio sia di proprietà statale, di proprietà privata, o di proprietà indefinita. Prima che il territorio sia acquisito al demanio dello stato, è condotta una indagine che accerta eventuali diritti di proprietà pregressi. La questione non è formale: in passato ci sono stati palestinesi che hanno prodotto prove documentali, in presenza delle quali l'autorità giudiziaria ha ordinato la riassegnazione delle terre ai legittimi proprietari, e la distruzione di eventuali costruzioni nel frattempo realizzate sul territorio disputato.
Prima di fornire la concessione edilizia, il governo deve attendere 45 giorni affinché eventuali legittimi proprietari possano fare opposizione, presentando attestazione di proprietà.

Gli Accordi di Oslo, sottoscritti dall'OLP e dal governo israeliano, non prevedevano il blocco dell'attività edilizia: i palestinesi erano liberi di edificare nella zona sotto la loro giurisdizione, e gli israeliani erano liberi di fare altrettanto nell'area C; nel rispetto ovviamente delle normative in essere che regolano l'attività edilizia. Questo, sempre in attesa di negoziati fra le parti che avrebbero condotto alla definizione definitiva dei confini fra i due stati. Il fatto che gli israeliani abbiano edificato nell'area sotto la loro giurisdizione, non deve essere vista come un "ostacolo alla pace": dopotutto Gerusalemme ha ordinato lo sgombero completo da Gaza, con conseguente distruzione di tutti gli insediamenti ebraici, nel 2005; e altrettanto ha fatto in precedenza nel Sinai. La questione degli insediamenti come ostacolo alla pace sembra da tempo un comodo pretesto; e se il legislatore di Oslo avesse ritenuto fondato questo timore, avrebbe sicuramente provveduto a codificarlo negli accordi sottoscritti dalle parti.

L'aspetto più rilevante della vicenda, al di là della cornice politica che ne ha offuscato la sostanza, è che si tratti di territori che sicuramente faranno parte in futuro dello stato israeliano, anche dopo il conseguimento di definitivi accordi di pace. L'area di Gush Etzion, situata a sud di Gerusalemme, era abitata da ebrei anche prima della proclamazione dello Stato nel 1948, ed è stata persa con la guerra del 1948-49. È bene precisare che la Risoluzione ONU 242, successiva alla Guerra dei Sei Giorni del 1967, non ha mai imposto ad Israele il ritiro dai territori occupati (intendendosi da tutti i territori occupati); bensì, il ritiro DA territori occupati, vale a dire da una parte di essi e non necessariamente dalla loro interezza. In cambio di accordi di pace, s'intende.
Israele ha sempre precisato di ritenere la cintura di territorio attorno a Gerusalemme come porzione futura dello stato israeliano; pur non avendola mai formalmente annessa, come fatto invece - per ragioni di sicurezza - con le Alture del Golan nel 1981. Sempre in ossequio agli accordi sottoscritti ad Oslo nel 1993-1995. Ne' l'insediamento nei territori contesi può essere considerata violazione della Convenzione di Ginevra; dell'articolo 49, in particolare. Il quale censura lo spostamento forzato da parte della nazione occupante; non contemplabile, in questo caso. Non a caso la Corte Suprema Israeliana, perentoria in diversi altre contese nel passato, al punto da ordinare al governo lo spostamento della barriera difensiva al confine fra Israele e West Bank quando ledeva i legittimi interessi degli abitanti di quest'ultimo, non ha mai considerato illegali gli insediamenti nel Gush Etzion.

Purtroppo, ciò che è lineare e chiaro per il diritto, finisce per l'essere confuso dall'intervento scomposto e propagandistico della politica. La decisione del governo di dichiarare i circa 1000 acri di territorio in questione, aree pubblica, è stata salutata con favore da Naftali Bennett, ministro dell'Economia del governo di Gerusalemme, che l'ha collegato al sequestro ed uccisione di tre studenti israeliani da parte di un commando riconducibile ad Hamas, come successivamente accertato. L'area in questione è in effetti contigua a quella dove sono stati prelevati con la forza i tre giovani israeliani; due dei quali residenti al di qua della Linea Verde. Sebbene quel tragico evento abbia probabilmente accelerato i tempi, possiamo star certi che il procedimento messo in essere avrebbe comunque conosciuto questo epilogo, sebbene probabilmente in un più prolungato arco di tempo.

H/t: JCPA.org.

1 commento:

  1. "La questione degli insediamenti come ostacolo alla pace sembra da tempo un comodo pretesto; e se il legislatore di Oslo avesse ritenuto fondato questo timore, avrebbe sicuramente provveduto a codificarlo negli accordi sottoscritti dalle parti."

    Ma hai ragione, hai visto infatti come non ci sian piu' stati problemi dopo gli accordi di Oslo?

    Daniele

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