giovedì 25 luglio 2013

L'occupazione di cui in pochi parlano

Si sente molto discutere di "occupazione", di questi tempi. Il segretario di Stato americano John Kerry sta facendo del suo meglio per convincere i leader palestinesi a riprendere a dialogare di pace con Israele; ma essi chiedono che i negoziati si basino sulle linee armistiziali del 1949.
Di recente l'Unione Europea ha rilasciato le linee guide per gli investimenti per i 28 stati membri. Anche di questo si è parlato molto negli ultimi tempi. Ecco cosa ha riferito l'agenzia France Press: «le linee guida vietano di intraprendere relazioni o finanziare entità israeliane che si collochino al di là della cosiddetta Green Line del 1967: vale a dire, nel West Bank, a Gerusalemme est, a Gaza e sulle Alture del Golan. Esse esplicitamente prevedono che ogni futuro accordo preveda che queste zone non siano parte dello stato ebraico. Ciò crea un dilemma per Israele: continuare ad occupare il West Bank, a rischio di compromettere le relazioni con la comunità internazionale (per non parlare dei rapporti commerciali); o disimpegnarsi appieno».

(NdT: l'agenzia cita una serie di inesattezze: secondo il diritto internazionale il West Bank è un territorio conteso, non "occupato"; Gerusalemme est è stata liberata dalla precedente occupazione giordana, che risaliva prima del 1967 al 1949; Gaza è stata sgomberata unilateralmente nel 2005, e prima della Guerra dei Sei Giorni era in possesso dell'Egitto, che starebbe per riappropriarsene, senza che ciò cagioni alcuna rimostranza internazionale. Le Alture del Golan, infine, sono state annesse allo stato israeliano nel 1981)

Ma sebbene la stampa abbiamo avuto inchiostro e tempo per occuparsi della "occupazione" israeliana, non ha dedicato molta attenzione all'anniversario di una occupazione che dovrebbe preoccupaere tutta l'Unione Europea, dal momento che si tratta di uno stato membro della UE: si tratta di Cipro.
Il 20 luglio cadeva il 39esimo anniversario dell'invasione turca e dell'occupazione della zona settentrionale di Cipro. Questo anniversario è stato commemorato su tutta la stampa greca, mentre il resto del mondo se n'é completamente disinteressato. L'organizzazione greco-americana AHEPA ha rilasciato un comunicato, caduto nel vuoto:
«Ricordiamo il 39esimo anniversario dell'invasione illegittima e dell'occupazione della repubblica di Cipro da parte della repubblica di Turchia. Si trattava, e si tratta, di un atto intollerabile: una palese violazione delle regole del diritto, dei diritti umani, e dell'ideale democratico. Ci fermiamo per commemorare le vittime innocenti che hanno perso le loro vite, e le migliaia di dispersi, inclusi quattro cittadini americani. L'invasione illegale e l'occupazione ha provocato l'allontanamento di 170.000 ciprioti greci, profughi, a cui non è consentito oggi tornare alle loro case in palese violazione dei diritti umani sanciti dalla Commissione Europea per i Diritti Umani. Inoltre, le restrizioni della Turchia alla libertà di religione e la distruzione del patrimonio culturale e religioso cipriota nella Cipro occupata, sono stati ben documentati negli Stati Uniti dalla Commission Helsinki, dalla Law Library of Congress, dalla U.S. Commission on International Religious Freedom e da diverse pubblicazioni».
Ciononostante, i media europei e l'Unione sono silenti a fronte dell'occupazione di uno stato membro. Douglas Murray della Henry Jackson Society di recente ha così commentato:
«La parte settentrionale di Cipro negli ultimi quarant'anni è stata annessa illegalmente dalla Turchia. Che nemmeno condivide un confine fisico con l'isola. Ne' vanta - a differenza di Israele con il West Bank - alcuna legittimazione sul piano storico o politico, o rivendicazioni territoriali. Non c'è alcun motivo connesso alla sicurezza che consenta alla Turchia di giustificare la sua occupazione, così come esiste un'esigenza evidente da parte di Israele di vantare confini difendibili per impedire ai terroristi palestinesi di attaccare con i loro missili Israele, come hanno fatto i loro omologhi da Gaza dopo lo sgombero o dal sud del Libano.
Ma a differenza di Israele e del West Bank, l'invasione turca di Cipro non è in discussione. Non si tratta di una conquista territoriale giustificabile da un precedente conflitto con la Grecia. Si è trattato di un furto bello e buono; una annessione: ovvero, terrorismo di stato. L'intera comunità internazionale la giudica tale. Ma siamo nel 2013, e non solo la Turchia non è giudicata con ostilità dall'Europa, non solo si tratta di un paese con cui ci sono piene relazioni diplomatiche e commerciali; ma si tratta di uno stato che diversi politici di primo piano dell'Europa desiderano che diventi parte dell'UE.
Stiamo per entrare nel quinto decennio dell'occupazione turca di Cipro, e nessuno dall'Europa si sogna di indicare alla Turchia l'atteggiamento corretto da tenere. La Turchia non subisce la benché minima pressione internazionale finalizzata al disimpegno da questa occupazione illegale. E questo perché per alcuni incomprensibili motivi l'Unione Europea non giudica imprescindibile che la Turchia rimuova l'occupazione illegale di un suo stato membro. E non considera di muoversi in tal senso nel futuro. Ciononostante, si permette di indicare ad Israele quelli che dovrebbero essere i suoi confini, e pretende di avere in merito voce in capitolo. Di tutte le assurdità dell'Unione Europea, questa è forse la più macroscopica».
Evidentemente le "occupazioni" non sono tutte uguali. Quando si tratta di Israele, anche se i territori sono contesi, i media se ne occupano 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Ma quando non è coinvolto Israele, ma si tratta di un altro stato, fosse pure membro dell'Europa... dove se ne parla?

Fonte: CAMERA.ORG.

1 commento:

  1. putroppo ci sono stati sinpatici, e stati antipatici.putroppo l'europa stà diventando un posto molto pericoloso con tutti questi sinpaticoni che la governano.forza istraele

    RispondiElimina