giovedì 14 aprile 2016

L'ipocrisia della "risposta sproporzionata"

di Gavin Kadey*

Al termine dell'ultimo conflitto mondiale, le perdite fra gli americani furono considerevoli: circa 420.000 vittime, di cui dodici mila civili. Poco, in confronto alle vittime giapponesi: fra 2,6 e 3,2 milioni di persone. Ma questa è la guerra, e il fine giustifica i mezzi. Qualcuno ha mai denunciato la risposta sproporzionata degli americani?
Nel 1990 l'Iraq di Saddam Hussein invade il Kuwait e la coalizione guidata dagli Stati Uniti giunge in soccorso dei kuwaitiani. Restano per terra circa 28.000 iracheni, fra cui 3000 civili. La coalizione perde in tutto 500 anime. Qualcuno si spinse a denunciare la risposta sproporzionata del mondo libero?
Al termine della Guerra di Corea, gli americani persero 35.000 soldati; i coreani, nel complesso, più di un milione. C'è qualche libro di storia che punta il dito contro gli americani?
Durante la Seconda Guerra Mondiale, i tedeschi persero 7 milioni e mezzo di vite, secondo le statistiche ufficiali; metà delle quali civili. Gli alleati nel complesso sacrificarono un milione di persone. Fu la loro azione sproporzionata? E sì che gli alleati deliberatamente colpirono le città e obiettivi civili, nel tentativo di porre fine quanto prima alle ostilità.

È ben noto che gli americani, oltre a messaggi radio, lanciarono milioni di volantini in giapponese prima di scagliare le due bombe atomiche. Si ammoniva circa l'imminente attacco che avrebbe piegato il Giappone.
Allo stesso modo, Israele lanciò migliaia di avvisi e arrivò persino ad inviare chiamate automatiche e SMS alla popolazione civile di Gaza, esortando ad allontanarsi dalle ostilità. Se questi avvisi non fossero caduti nel vuoto, non ci sarebbe stata alcuna vittima civile.
Al contrario, Hamas sfruttò cinicamente questa situazione, ammassando la popolazione civile nelle aree dalle quali lanciava gli attacchi contro Israele, in modo da esasperare il numero di vittime civili, disponendo in questo modo di uno strumento di propaganda contro lo stato ebraico.

Storicamente, Israele si è ritirato da Gaza nel 2005, a tutto vantaggio del Fatah che, però, nel 2006 perse le elezioni a favore di Hamas, che subentrò con un colpo di stato nel 2007.
Quando Hamas si rifiutò di accantonare la violenza e di riconoscere pacificamente Israele, fu inevitabile instaurare un blocco navale al largo delle coste di Gaza.
Il blocco fu in seguito dichiarato legittimo dal "Rapporto Palmer" redatto dalle Nazioni Unite nel 2011. Le sanzioni economiche furono approvate da Israele, ma anche dall'Egitto e dal "Quartetto del Medio Oriente", composto da Nazioni Unite, Unione Europea, Stati Uniti e Russia.
Ancora oggi, Hamas si rifiuta di rinunciare alla violenza, mantenendo fede al proprio statuto, che dichiara che «Israele esisterà fino a quando l'Islam lo annichilirà, nello stesso modo con cui ha annichilito tutti gli altri suoi nemici». Dal 2001, in una perenne condizione di guerra, Hamas ha sparato da Gaza ben 15.000 razzi all'indirizzo della popolazione civile israeliana.
Senza che ci fosse il minimo bisogno di una simile ostilità. Gaza è libera e indipendente, e se Hamas fosse interessata alle condizioni della popolazione, avrebbe impiegato a suo favore i miliardi di dollari che ha ricevuto in donazioni internazionali.

Invece, il denaro è stato impiegato in terrorismo e nell'arricchire la classe dirigente che architetta il terrore contro Israele, dal comodo delle loro residenze situate altrove nel Medio Oriente.
Non c'è alcun motivo per attaccare Israele, fuorché l'intento di distruggerlo. Questa si chiama guerra. Hamas è ben consapevole delle capacità militari di Gerusalemme.
In una gara di lotta, chi combatte con un avversario molto più grande sa a cosa va probabilmente incontro. Visto chi ha avviato le ostilità, è ridicolo poi lamentarsi di una reazione sproporzionata. La risposta è sempre il prodotto di una ostilità gratuita.

* Disproportionate Responses
su Israellycool.

1 commento:

  1. Una delle cose migliori mai scritte sul tema, secondo me, è questa http://inminoranza.blogspot.it/2009/01/parole-in-libert.html. Che quando è stata pubblicata ha sconvolto tutti i lettori abituali perché l'autore è un rifondarolo.

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