giovedì 19 aprile 2012

Hamas ha deluso i palestinesi


Bizzarro. Mentre nel West Bank Abu Mazen si guarda bene dall'indire nuove elezioni (gli organi elettivi sono scaduti da tempo) nel timore di perderle a favore dei rivali estremisti di Hamas; nella Striscia di Gaza l'organizzazione terroristica teme un epilogo simile.
Dopo lo sgombero ordinato ad agosto 2005 dall'allora premier israeliano Ariel Sharon, a Gaza l'anno successivo si sono tenute libere elezioni, che hanno visto l'affermazione di Hamas, in coabitazione con i rivali di Al Fatah (nessuno dei due partiti ha raggiunto la maggioranza assoluta). Dopo un sanguinoso colpo di stato nel 2007, l'organizzazione ritenuta terroristica dall'Unione Europea, dagli Stati Uniti, da Israele, Giappone, Canada, Australia e altri stati ha preso il controllo della Striscia. E' tempo di primi bilanci. Sono tutt'altro che lusinghieri.
Secondo un recente sondaggio, se si tenessero oggi elezioni nella Striscia di Gaza, Hamas le perderebbe. La decisione di abbandonare la sede di Damasco dopo la macellazione dei profughi palestinesi da parte di Assad non ha giovato alle sorti del movimento islamico, che ha perso sempre più popolarità presso la popolazione locale. Che ritiene gli uomini di Hamas, politici, come tutti i politici del mondo, dediti al loro potere e alle corti che lo circondano, senza alcun interesse verso la folla. Il partito al potere da cinque anni a Gaza ha dispensato lavoro: oltre 40 mila palestinesi sono stati assunti nella pubblica amministrazione; ma perlopiù, vicino al regime e dopo prova di assoluta dedizione all'islam mediante assidua frequentazione delle moschee, dove si pratica l'indottrinamento e si fomenta l'odio verso gli israeliani. Il resto del popolo, gran parte di esso, fa la fame, mentre osserva i gerarchi di Hamas arricchirsi mediante il contrabbando di materie prime - carburante, specialmente - attraverso i tunnel che solcano il confine con l'Egitto, e mediante il reimpiego del denaro raccolto in lussuose automobili e attività commerciali. Il petrolio di provenienza egiziana - Il Cairo sovvenziona i carburanti, vendendolo ad un prezzo più basso di quello internazionale - arriva in parte a Gaza, ma sul mercato nero, ed è venduto a circa 7 dollari per gallone: molto meno del costo del gasolio che Israele sarebbe disposto a vendere, a quotazioni internazionali, mediante i valici di Eretz e Kerem Shalom, dove però Hamas non potrebbe fare la "cresta".
Il malcontento cresce, Hamas bada ai propri affari e non si cura più della "causa" (palestinese). Lo stato di polizia che è stato instaurato impedisce ogni manifestazione, nel timore che venga evidenziato il distacco in termini di consenso popolare. Quel popolo che cinque anni fa votò Hamas per disprezzo nei confronti della corruzione del Fatah di Yasser Arafat, e ora vede gli stessi tratti corrotti in quella Hamas che nel 2006 promise cambiamento e giustizia, e ora ostenta cupidigia, brama di potere e di denaro, e disinteresse per le sorti della popolazione.

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