giovedì 12 aprile 2012

Un sentimento divergente


Un diffuso convincimento è che la creazione di due stati confinanti, nel Vicino Oriente, sarebbe la soluzione al secolare conflitto fra ebrei-israeliani e arabi-palestinesi. Lo ha ricordato qualche giorno fa Monti, in visita a Gerusalemme, lo ripetono meccanicamente tutti i policy-maker internazionali: due stati per due popoli. Bella affermazione, di quelle che fanno tanto cool. Chi potrebbe mai affermare il contrario? sarebbe come ascoltare una candidata a miss Italia affermare candidamente che NON desidera la pace nel mondo, o la lotta all'inquinamento, o tanti bei propositi politicamente corretti.
Quando si rimuove la patina di ipocrisia e di conformismo, si fanno purtroppo delle scoperte interessanti. Qualche giorno fa il Palestinian Center for Public Opinion (PCPO) ha realizzato un sondaggio nei territori contesi di Giudea e Samaria, consistito nel proporre agli intervistati due affermazioni che partono dal presupposto che tutti desiderino uno stato palestinese, al fianco di uno stato israeliano; sorvolando sulla triste circostanza secondo cui ancora molti, oggi, dichiarino apertamente di auspicare la distruzione dello stato ebraico, in linea con l'atto costitutivo di Hamas.
Le affermazioni su cui pronunciarsi erano:
- l'obiettivo della soluzione dei due stati è quello di consentire ad essi di vivere fianco al fianco;
- il vero obiettivo è quello di partire con due stati, ma poi agire in modo che si pervenga ad un unico stato palestinese.

Tristemente, la seconda opzione ha raccolto il 68% dei consensi. Solo una minoranza desidera vivere in pace e benessere, al fianco degli israeliani.

Il sospetto che l'opzione prospettata fosse vaga viene sgoberato subito da una seconda domanda:
- Israele ha il diritto inviolabile di esistere in quanto patria del popolo ebraico;
- nel tempo i palestinesi agiranno per riprendersi tutta la Palestina.
Il 91% ha concordato in un modo o nell'altro con questa seconda affermazione: la creazione di due stati è una soluzione temporanea per pervenire all'obiettivo finale, che è quello di distruggere lo stato di Israele e chi vi abita.

Questa conclusione, che spazza via l'eccesso di buonismo attorno alla questione israelo-palestinese, stride in contrasto ad un altro sondaggio, tenuto questa volta in Israele, fra la popolazione araba, che rappresenta il 20% della popolazione complessiva. Si è scritto più volte: gli arabi israeliani godono di diritti come in nessun altro stato del Medio Oriente, e nessuno si sognerebbe mai di chiedere la cittadinanza di un futuro stato palestinese. Uno studio dell'Israel Democracy Institute rivela come il 52.8% degli arabi residenti in Israele sia fiero della propria cittadinanza, e il 70% si fida del sistema giudiziario nazionale. Certo, non mancano dubbi e incomprensioni; ma il sentimento della popolazione araba di Israele si pone in netto contrasto con i risultati - tristi, ma prevedibili - del sondaggio condotto fra la popolazione araba che vive ad oriente del Giordano.

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