Strada sempre più in salita per la nascita imminente di uno stato di Palestina.
Diversi stati europei stanno caldeggiando la soluzione negoziale fra palestinesi e Israele, rigettando la possibilità di una dichiarazione unilaterale, a settembre, nell'ambito dell'assemblea generale delle Nazioni Unite.
Ci si chiede però quale stato può essere considerato tale, quando mancano tutti i presupposti in tal senso:
- malgrado l'accordo formale di qualche settimana fa, Hamas a Gaza e Al Fatah a Ramallah sono ai ferri corti e non passa giorno senza contrasti e tensioni anche feroci;
- Hamas rifiuta di appoggiare il candidato di Abu Mazen al governo unitario palestinese;
- Hamas continua a negare il riconoscimento dello stato di Israele, e rifiuta la prospettiva di deporre le armi.
Soprattutto, questo stato di Palestina non ha alcuna autonomia finanziaria: il ragioniere generale dell'Autorità Palestinese ha affermato lunedì che non riesce più a pagare gli impiegati perché gli stati arabi (n.b.: gli stati arabi) non hanno versato gli aiuti finanziari promessi.
Nel 2010 l'AP ha ricevuto soltanto 280 dei 960 milioni di dollari promessi dagli arabi. E nel 2011 non ha ricevuto ancora alcun versamento.
Il primo ministro dell'AP Salam Fayyad ha affermato che lo scorso anno sono stati ottenuti 1200 milioni di dollari di aiuti finanziari, che caleranno a 1000 milioni quest'anno.
Dalla sottoscrizione degli Accordi di Oslo del 1993, l'AP è l'entità che ha ricevuto il maggior ammontare di aiuti finanziari pro-capite al mondo. Le condizioni dei palestinesi però restano difficili, a dir poco. Ci si chiede come questi soldi sono stati spesi. Ma non è dato saperlo...
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