Ieri il Telegraph ha mostrato un documento che attesta il diretto coinvolgimento del governo siriano nelle "manifestazioni spontanee" (sì, ma quando mai...) occorse in occasione del "Nakba Day" - il giorno commemorato dagli arabi, coincidente con la fondazione dello stato di Israele - dello scorso 15 maggio.
Il documento del governo siriano sollecitava l'invio di 20 bus da circa 50 passeggeri cadauno, verso le alture del Golan, passate ad Israele dopo la Guerra dei Sei giorni, e su cui non si verificano contese sostanzialmente da allora.
Da ricordare come allora non siano praticamente intervenute le forze di interposizione ONU, che si trovano in questa area per garantire la pace, così come il contingente UNIFIL si trova nel sud del Libano per prevenire il riarmo delle milizie di Hezbollah (sì, come no...).
Lo scopo era quello di alimentare le tensioni fra l'esercito israeliano e i profughi palestinesi, onde distogliere l'attenzione dal genocidio del regime di Assad ai danni della popolazione siriana (1.300 morti, ad oggi, secondo alcune ONG).
Il documento autorizzava le autorità locali a consentire il transito dei venti mezzi di trasporto, la violazione dei confini, e lo scontro fisico fra i "manifestanti" e l'esercito israeliano, affiancato nella vigilanza dei confini dalle forze ONU: "è essenziale che nessuno rechi elementi di riconoscimento militare o armi, onde evidenziare la natura spontanea e pacifica della protesta".
Non c'era granché bisogno, ma questa prova dimostra ancora una volta la facilità con cui l'estremismo islamico riesce a manipolare l'opinione pubblica occidentale.
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