Il Guardian, per esempio, sempre in prima linea nella tecnica del doppiopesismo e della menzogna omissiva, non ha potuto fare a meno ieri di rendere edotti i suoi sempre meno numerosi lettori circa i progressi della gioventù palestinese nell'utilizzo di armi e munizioni. Il quotidiano britannico parla di corsi settimanali che interessano circa 37.000 minorenni, ai quali è impartito l'uso del Kalashnikov. Le ONG, bontà loro, temono che ciò possa incoraggiare la «cultura della resistenza armata e una nuova generazione di combattenti»: un modo elegante e politicamente corretto per definire il terrorismo.
Nessun dubbio sulla qualificazione dei docenti: i corsi sono tenuti da membri delle Brigate Ezzedin Al Qassam, braccio armato di Hamas (figuriamoci). E se qualcuno teme che si tratti del solito palloso corso che non insegna niente, si tranquillizzi: il Guardian ha visionato un filmato nel quale i ragazzini sparano colpi di artiglieria all'indirizzo di una torre di avvistamento israeliana; così, per fare subito l'abitudine.
E poiché i terroristi palestinesi saranno pure spietati, ma non fanno discriminazioni basate sul sesso, niente paura: il prossimo anno è previsto un corso ad hoc per le signorine di età compresa fra 15 e 17 anni.
Nel frattempo, proseguono gli attacchi dalla Striscia di Gaza verso le città meridionali di Israele. E mentre il mondo condanna senza appello il terrorismo che ha insanguinato le stade di Boston, non si accorge che da anni il terrorismo islamico mira ai corpi di civili indifesi nell'Israele meridionale.
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