mercoledì 13 aprile 2011

Perché la comunità internazionale non interviene su Gaza?



Israele si è ritirata dalla Striscia di Gaza da quasi cinque anni. Non c'è un solo soldato israeliano laggiù, tranne il povero Gilad Shalit, nelle mani dell'organizzazione terroristica palestinese Hamas che controlla Gaza dopo il colpo di stato del 2007.

Eppure continuano incessanti gli attacchi da Gaza verso Israele. Non si contano i lanci di missili, razzi e colpi di mortaio dall'inizio del 2011.

Quasi ogni giorno le città del sud di Israele sono bombardate dalle organizzazioni terroristiche palestinesi. Eppure, a differenza di quanto fatto per la Libia, la comunità internazionale tace e non muove un dito. Addirittura pretenderebbe di assecondare la Lega araba, che chiede il divieto degli aerei militari israeliani di sorvolare Gaza per distruggere le installazioni palestinesi che colpiscono il sud di Israele (e magari auspicherebbero la rimozione del blocco navale davanti alle coste di Gaza che efficacemente impedisce l'arrivo di armi e munizioni. Come quelle contenute nella nave Victoria, proveniente dall'Iran, e sequestrata qualche settimana fa).

D'altro canto, è scritto nell'atto costitutivo di Hamas, all'articolo 6, che lo scopo dell'organizzazione è quella di annientare lo stato di Israele: esiste un qualche altro esempio simile in tutto il mondo, dopo la caduta del nazismo? Questo obiettivo legittima i terroristi di Hamas (che qualcuno chiama "miliziani", o addirittura "resistenti") a tutti i luridi mezzi, incluso quello di servirsi di scudi umani civili, o di confondersi fra la folla quando lanciano i loro attacchi quotidiani, o di usare i tetti delle abitazioni e degli ospedali, provocando la reazione israeliana che finisce per provocare vittime innocenti (ma il giudice Goldstone, accusatore di Israele dopo l'operazione Piombo Fuso del 2008/2009, qualche giorno fa ha ammesso che Israele non ha nessuna colpa per le vittime civili, a differenza di quanto fa Hamas, ritrattando le accuse formulate in seno al rapporto preparato per l'ONU nel 2009, e che diversi stati vergognosamente hanno utilizzato per puntare ancora una volta il dito contro lo stato ebraico).

Il ministro della Difesa israeliano l'altro giorno ha dichiarato l'ovvio: "non risponderemmo mai al fuoco, ne' attaccheremmo mai Gaza, se non per reagire agli attacchi subiti". Ovvero: se Hamas non attaccasse, non non ci sogneremmo di attaccare Gaza e i palestinesi. E' tanto difficile costringere questi sanguinosi delinquenti a cessare il fuoco contro vittime innocenti e che desiderano soltanto vivere in pace?

Basterebbe minacciare di sospendere i cospicui finanziamenti che ogni anno arrivano a questa organizzazione terroristica... ("noi i soldi ve li diamo, ma non controlliamo cosa ne fate. Mi raccomando, però: spendeteli per sfamare la vostra gente, eh!". Sì, come no...) Basterebbe fare pressioni sul "fronte moderato" dei palestinesi, che controlla la Cisgiordania, di indire elezioni generali, che si sarebbero dovute tenere già da due anni. Ma Abu Mazen, "il moderato", risponde picche.

Perché non si agisce?

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