martedì 1 maggio 2012

La questione dei rifugiati palestinesi (II Parte)

di Danny Ayalon

La prima parte è leggibile qui.


La triste verità è che i rifugiati arabi (convinti dagli stati confinanti ad abbandonare Israele nel 1948 prima di scatenare la guerra di annientamento, conclusasi però con una sconfittà, NdT) non hanno mai avuto un'opportunità. I tentativi di insediarsi nei nuovi stati sono sempre stati vanificati da una serie di leggi discriminatorie, come il diniego di concessione della cittadinanza - con l'eccezione della Giordania - il divieto di esercitare diverse professioni, restrizioni al diritto di proprietà delle terre, limitazioni alla libertà di circolazione, e il mancato accesso all'istruzione e alle prestazioni sanitarie.
Sir Alexander Galloway, ex direttore dell'agenzia ONU per i rifugiati in Giordania, così spiegò i motivi di queste discriminazioni: «le nazioni arabe non vogliono risolvere il problema dei rifugiati. Lo vogliono mantenere in essere, come una ferita aperta, come arma contro Israele». Il presidente egiziano Nasser spiegò in seguito gli effetti di questa "arma", finalizzata a eclissare Israele dal punto di vista demografico, con generazioni di rifugiati educati e istigati all'odio: «se i rifugiati dovessero tornare in Israele, Israele cesserà di esistere».
Quale è stato il ruolo delle Nazioni Unite? tristemente tutt'altro che utile. Mentre tutti i rifugiati del mondo sono assistiti dall'UNHCR, l'agenzia ONU per i rifugiati, una agenzia apposita - l'UNWRA - è stata istituita specificamente per i palestinesi. Per quale motivo i rifugiati palestinesi non possono condividere un'agenzia ONU con i rifugiati - fra gli altri - di Bosnia, del Congo o del Darfur? Perché l'agenzia principale dell'ONU è impegnata a favorire il reinsediamento dei rifugiati nei paesi ospitanti; mentre l'agenzia per i rifugiati palestinesi è finalizzata a perpetrare la loro condizione mediante l'applicazione di criteri unici.
Ad esempio: i rifugiati perdono la loro condizione dopo aver ricevuto la cittadinanza di uno stato riconosciuto come tale; per i palestinesi, questo non è previsto. I rifugiati non trasmettono la loro condizione di generazione in generazione, come invece è previsto e consentito per i palestinesi. I rifugiati di tutto il mondo sono incoraggiati a integrarsi in altri stati o in quelli ospitanti; l'UNRWA non contempla queste politiche. Le Nazioni Unite spendono per ogni singolo palestinese quasi il triplo rispetto alla spesa per i rifugiati non palestinesi, ed impiega un personale di 30 volte superiore.
In definitiva, durante il XX Secolo le Nazioni Unite hanno escogitato soluzioni durature per diecine di milioni di rifugiati, mentre l'agenzia per i rifugiati palestinesi non ha prodotto nulla. Qualcuno potrebbe sostenere che sia tutta ipocrisia. E allora consentitemo una riflessione personale: la famiglia di mio padre fu cacciata via dall'Algeria, assieme agli ebrei - 600 mila - di altri stati arabi, che ripararono in Israele. La storia del secolo scorso ha dimostrato che il reinsediamento e l'integrazione ha aiutato diecine di milioni di rifugiati a ritornare alla vita. Tuttavia, i rifugiati palestinesi sono intrappolati fra i leader arabi indisponibili ad accettare i loro fratelli, e le agenzie ONU che non applicano principi universali previsti per tutti i rifugiati del mondo.

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