mercoledì 19 ottobre 2011
Quisquilie...
In un'intervista a Sky, un "rappresentante dell'Autorità Palestinese in Italia" si domanda perché il mondo non si rallegri per la liberazione dei carcerati palestinesi, come sta facendo invece per Gilad Shalit.
Forse perché Gilad non ha ucciso nessuno, stava difendendo la sua patria sul suo suolo, ed è stato sequestrato e tenuto in cattività senza poter vedere nessuno; mentre i mille detenuti sono criminali pluriomicidi, che hanno subito un regolare processo, in cui hanno spesso confessato le loro nefandezze, che hanno beneficiato di un regime carcerario in cui hanno potuto vedere i loro familiari, i loro legali, i giornalisti hanno potuto leggere e fare attività fisica?
Una piccola e impercettibile differenza, vero?
Il «rappresentante diplomatico», dopo aver sbollito l'ira per "l'ingiusta disparità" di attenzione, ha precisato ad una domanda dell'intervistatore (un po' troppo compiacente, per la verità...) che ci sarà pace soltanto quando Israele cesserà l'occupazione. Peccato che abbia omesso di precisare di che tipo di occupazione stiamo parlando, dal momento che Gaza è dal 2007 in mano ai rivali di Hamas, e il 97% dei territori contesi del West Bank sono nella piena disponibilità di Al Fatah. Residua un 3% di territori, ma i palestinesi hanno rifiutato di conseguire una pace quando fu loro proposto da Olmert di scambiare quei pochi chilometri quadrati con altri territori. Gerusalemme sarebbe ben lieta di conseguire una pace effettiva e duratura a queste condizioni. Ma dall'altra parte tutto tace.
Un dubbio a questo punto sorge legittimo: non è che l'occupazione ventilata è quella della terra dove sorge Israele? non è che questo buffo signore - proveniente da una organizzazione che si regge grazie ai finanziamenti internazionali, e in parte anche italiani - è fra quelli che aspirano ad una Palestina "dal Giordano al Mediterrano", come tanto piacerebbe a canaglie come Ahmadinejad?
La realtà è che sarà difficile fare la pace con un'organizzazione come Hamas che ha nell'atto costitutivo la distruzione di Israele, di cui rifiuta la stessa esistenza. E con un'altra organizzazione come quella che governa la Cisgiordania da Ramallah, che ha fatto sfoggio di razzismo dichiarando di aspirare ad uno stato palestinese senza la presenza di un solo ebreo, e il cui maggiore esponente è purtroppo noto per una squallida tesi negazionista.
A tal proposito, che fine ha fatto Abu Mazen?
Altra domanda: che ne è stato del patto di riconciliazione firmato al Cairo fra i due movimenti che governano il popolo palestinese? La domanda è legittima, specie dopo che questa mattina Mahmoud Zahar, alto funzionario di Hamas, dalle colonne di un quotidiano di Gaza ha sollecitato Abu Mazen a tenere finalmente elezioni in Cisgiordania, dove il parlamento è scaduto da quasi tre anni.
P.S.: Aspettiamo ora che Sky intervisti anche un rappresentante dello stato israeliano...
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