lunedì 31 ottobre 2011

Manca solo la dichiarazione di guerra


Il sud di Israele è stato continuamente martorizzato nel fine settimana da lanci di missili e colpi di mortaio provenienti dalla Striscia di Gaza. I ripetuti attacchi hanno provocato un morto e una quindicina di feriti. Raggiunte fra le altre le città di Ashkelon e Ashdod: la capacità di penetrare si spinge sempre più a nord, e non sembra lontano il momento in cui sarà raggiunta la periferia di Tel Aviv, specie se si considera che i lanci sono partiti dal sud della Striscia di Gaza; per l'esattezza da una località che fino allo sgombero del 2005 ordinato da Sharon ha ospitato un insediamento ebraico. Triste constatare che laddove fino a qualche anno fa c'erano vita e prosperità, oggi ci sono trincee e basi missilistiche.
L'organizzazione terroristica Jihad Islamica, alleata di Hamas a Gaza, si è assunta la responsabilità degli attacchi.
In risposta, l'aviazione israeliana ha colpito installazioni terroristiche nei pressi del confine fra Gaza ed Egitto, uccidendo sette terroristi.
Il presidente di Israele Shimon Peres ha rilevato come l'attacco palestinese rappresenti una dichiarazione di guerra vera e propria. Per fortuna una minima dose di buon senso impedisce a chiunque di parlare di "reazione spropositata" da parte dell'esercito israeliano, e di "resistenza" palestinese, come qualche buontempone ha denunciato in passato. D'altro canto, l'aggressione palestinese è giunta improvvisa, inaspettata e tutt'altro che provocata. In questo contesto, manca solo una formale dichiarazione di guerra da parte delle organizzazioni terroristiche che governano a Gaza. Il presidente israeliano ha rilasciato le sue dichiarazioni mentre inaugurava una scuola medica nel nord: bizzarro che negli ospedali servano medici e infermieri israeliani come palestinesi, che siano curati arabi ed ebrei senza alcuna distinzione o discriminazione. "Se possono convivere pacificamente malati di entrambe le parti, perché non possono convivere in pace le persone sane", è stata la conclusione sconsolata di Peres.
Sarà difficile raggiungere questo obiettivo, se c'è gente - come il miliardario saudita Khaled bin Talal - che offre un milione di dollari per la cattura di un soldato israeliano, da impiegare come ostaggio per la liberazione dei criminali palestinesi detenuti nelle carceri israeliano dopo regolare processo.



Gli attacchi provenienti dalla Striscia di Gaza minacciano di far ritardare o deragliare il rilascio di ulteriori 550 detenuti da parte di Israele, in ossequio agli accordi che hanno portato alla liberazione di Gilad Shalit. Hamas sta cercando di riportare alla ragionevolezza la Jihad Islamica, supportata da Teheran, e responsabile delle prime aggressioni sin da mercoledì notte, quando ha lanciato un Grad verso Israele in commemorazione di Fathi Shikaki, un fanatico ideologo arabo, fautore degli attentati suicidi. Il lancio di Grad è stato seguito sabato dall'azione dell'esercito israeliano, che ha colpito una postazione palestinese nel sud della Striscia di Gaza, uccidendo cinque terroristi, e provocando il nuovo attacco da parte della Jihad islamica, che nel fine settimana ha fatto piovere diecine di missili e razzi, che hanno causato feriti e la morte di un israeliano, padre di quattro figli.
La scorsa settimana un rappresentante dei Fratelli Musulmani ha visitato la Striscia di Gaza, per la prima volta da quando Hamas ha preso il potere con la forza nel 2007. Questo evidenzia ancora di più i legami fra quelli che i sondaggi indicano come i futuri detentori del potere in Egitto e l'organizzazione terroristica che governa a Gaza, filiazione stessa dei Fratelli Musulmani.

Nessun commento:

Posta un commento