mercoledì 12 ottobre 2011

La condizione miserabile dei giornali



L'altro ieri su un rispettabile giornale inglese compariva un articolo sulle condizioni disperate di Gaza, raffigurante una ragazza che apparentemente riposa sulle macerie lasciate da un'offensiva isreaeliana, mentre una sua compagna/parente si lascia sfuggire un sorriso sornione. Nulla di nuovo rispetto a quanto già noto, ma di questi tempi vale la pena di rinfrescare la memoria dei benpensanti.
Nessuna menzione però del fatto che quel genere di offensiva è sempre una (dolorosa) risposta ad un precedente attacco palestinese verso le città meridionali di Israele, e nessuna menzione del fatto che la reazione ha colpito le abitazioni perché Hamas ha il vizietto di piazzare i missili e i razzi sui tetti delle abitazioni, delle moschee, dei luoghi pubblici, talvolta costringendo i civili a restarvi all'interno, malgrado essi tentino di guadagnare la sicurezza allertati dal precedente lancio di volantini in arabo. Ma soprattutto...

Soprattutto, quell'immagine è RICICLATA, risalendo alla guerra combattuta a Gaza fra la fine del 2008 e l'inizio del 2009.

L'operazione Piombo Fuso fu la risposta stremata di Israele ai continui, quotidiani attacchi palestinesi verso le città meridionali dello stato ebraico.
Ci furono morti e distruzioni da entrambe le parti. E un giudice sudafricano (Goldstone) che divenne famoso per aver scritto per conto dell'ONU un documento di condanna in cui sostanzialmente metteva sullo stesso piano Hamas e l'esercito israeliano.
Dopo due anni, Goldstone scriverà sul New York Times: "ho sbagliato. Se allora avessi saputo quello che so oggi, non avrei scritto quel rapporto". Tardivo.

Ci vuole tanto a documentarsi, prima di scrivere un articolo. E' troppo chiedere ai media di non fare copia&incolla delle veline che provengono dalle agenzie di stampa di parte?
Prendi la Mavi Marmara. Sdegno e indignazione per le vittime a bordo in seguito all'abbordaggio israeliano. Dopo (sempre dopo!...) si scopre che l'equipaggio era armato fino ai denti, che non trasportava nulla di utile per la martoriata popolazione palestinese, e che era lì soltanto per provocare la reazione israeliana. Soprattutto, che erano dipendenti dell'IHH, organizzazione terroristica turca finanziata da Hamas.

Naturalmente però nessuno commenta i danni, le vittime e i feriti di Sderot, di Askelon e di Ashdod. Nessuno ha parole per la famiglia Fogel sgozzata nel sonno. Nessuno ricorda il bus fatto esplodere con un missile teleguidato nei pressi di Eilat, cittadina israeliana che si affaccia sul Mar Rosso. Nessuno biasima i sassi lanciati dai palestinesi contro l'auto guidata da un israeliano, che perde il controllo della stessa e muore assieme al figlio.
Niente. I sensi di colpa ancestrale dell'Occidente fanno voltare sempre dall'altra parte, quando ad essere colpiti sono i suoi simili.

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