Operazione provvidenziale, quella posta in essere in otto giorni dall'esercito israeliano a novembre, se è vero che da un mese a questa parte non un razzo, o missile, o colpo di mortaio è partito da Gaza nei confronti dell'Israele meridionale: mai successo, dal 2007 ad oggi. Segno che lo smantellamento delle minacce terroristiche ha sortito il suo affetto. Perlomeno fino a quando nuove munizioni arriveranno dall'Iran. Sponda Egitto, dove ieri un referendum ha confermato "democraticamente" i nuovi pieni poteri del faraone Morsi.
Hamas avrà subito un duro ridimensionamento dell'operazione Pillar of Defense, e per un po' di tempo non riuscirà ad aggredire le famiglie che vivono nell'Israele meridionale (ne va anche della traballante reputazione di Morsi, il nuovo faraone d'Egitto). Ma possono osservare con soddisfazione il decollo delle vendite del nuovo profumo M75, distribuito in tutte le migliori profumerie di Gaza. Soprattutto, ammirano compiaciuti il risultato di un recente sondaggio condotto nel West Bank.
Secondo l'Arab World Research and Development (AWRAD), di Ramallah, ben il 42% dei palestinesi che abitano in Giudea e Samaria approvano la condotta dell'organizzazione terroristica, mentre un gramo 28% dichiara di apprezzare l'iniziativa unilaterale di Abu Mazen alle Nazioni Unite. Hamas nega l'esistenza di Israele, si rifiuta di deporre le armi e di accettare i trattati internazionali: quanto di più remoto dalla prospettiva di pace fra arabi e israeliani. Non a caso, l'88% del campione interpellato ritiene che la "lotta armata" (leggasi: terrorismo) è la soluzione migliore per conseguire l'"indipendenza" palestinese.
Nessun commento:
Posta un commento