In Italia Maurizio Cattelan ha guadagnato notorietà e anche popolarità grazie alla sua scultura "L.O.V.E" - un dito medio eloquentemente puntato nei confronti di palazzo Mezzanotte, simbolo del capitalismo italiano. L'opera in marmo di Carrara, collocata provvosoriamente a piazza Affari nel 2010, è stata acquisita dal Comune di Milano un paio di mesi fa, e dunque lì resterà almeno per i prossimi quarant'anni. C'è chi fa notare come il gesto di sfrontatezza abbia portato bene allo sfortunato listino milanese, che da alcuni mesi sta guidando le borse mondiali per performance. Quantomeno, la provocazione ha pagato, e poi è sempre arduo prendere le difese degli "speculatori"...
Ma si fa fatica ad accettare e comprendere la decisione di collocare, davanti all'ex ghetto di Varsavia, un'altra opera di Cattelan. Intitolata "lui", raffigura un devoto Adolf Hitler, intento a pregare in ginocchio; lo stesso che nel 1942 ordinò la deportazione di 300 mila ebrei polacchi, destinati al campo di concentramento di Treblinka. La "provocazione" risulta beffarda e oltraggiosa per le vittime del nazismo, per i superstiti e per tutto il genere umano. A poco serve la precisazione del Museo di arte contemporanea della capitale polacca, che tenta una goffa difesa descrivendo la mostra come una esplorazione del concetto di "amore verso il nemico" e di trauma della storia. Delirio e affronto allo stato puro.
H/t: Times of Israel.
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